Venezia, Teatro Malibran, Lirica e Balletto, Stagione 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice
“DER PROTAGONIST”
Opera in un atto op. 15 Libretto di Georg Kaiser
Musica Kurt Weill
Protagonist MATTHIAS KOZIOROWSKI
Catherine, Schwester MARTINA WELSCHENBACH
Der junge Herr DEAN MURPHY
Der Hausmeister des Herzogs ALEXANDER GELLER
Der Wirt ZACHARY ALTMAN
John, 1. Schauspieler SZYMON CHOJNACKI
Richard, 2. Schauspieler MATTEO FERRARA
Henry, 3. Schauspieler FRANKO KLISOVIĆ
Musicisti in scena:
Flauti: Gianluca Campo, Fabrizio Mazzacua
Clarinetti: Giona Pasquetto, Nicolas Palombarini
Fagotti: Nicoló Biemmì, Fabio Grandesso
Trombe: Piergiuseppe Doldi, Giovanni Lucero
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Markus Stenz
Regia, scene, costumi e luci Ezio Toffolutti
Realizzazione luci Andrea Benetello
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Venezia, 2 maggio 2025
Debutta a Venezia Der Protagonist, opera d’esordio di Kurt Weill, proposta dalla Fenice al Teatro Malibran in un nuovo allestimento, firmato da Ezio Toffolutti – quanto a regia, scene, costumi e luci – e da Markus Stenz per la direzione musicale. Nella Berlino degli anni Venti, culla del movimento espressionista, il venticinquenne musicista di Dessau – poco dopo la morte di Ferruccio Busoni, uno dei suoi maestri, avvenuta nel 1924 – attende alla composizione di Der Protagonist, reagendo all’intellettualismo delle avanguardie, che avevano ignorato il genere operistico, privilegiando la ‘musica assoluta’. A una riconciliazione tra quest’ultima e il versante musicale dell’opera puntava, invece, Weill, che intendeva rinnovare la tradizione del melodramma seguendo l’esempio di Berg, Debussy, Richard Strauss e soprattutto Stravinskij. In quel periodo Weill entrò in contatto con molti intellettuali legati ai circoli espressionisti. Nel 1924 conobbe il drammaturgo Georg Kaiser: il primo successo, nato dalla loro collaborazione, fu appunto l’opera Der Protagonist, rappresentata a Dresda nel 1926 (di lì a poco sarebbe cominciato il sodalizio con Brecht, destinato a segnare profondamente il teatro del Novecento). Musica e libretto riflettono l’atmosfera espressionistica che si respirava in quegli anni in Germania, e in particolare a Berlino. Nella finzione scenica una compagnia di attori sta provando uno spettacolo, in forma di pantomima, incentrato sul tema della gelosia, ma il gioco del teatro nel teatro finisce in tragedia quando il Protagonista-capocomico uccide per davvero Catherine,
sua sorella, che ha la ‘colpa’ di amare un Giovane Signore. Come notò Adorno, Weill lascia poco spazio all’emotività, rifacendosi al carattere oggettivo, crudo e graffiante dell’espressionismo berlinese. Fanno eccezione due episodi, che vedono la Sorella come protagonista: la scena d’amore con il Giovane Signore e quella in cui la fanciulla dialoga con il Fratello appena prima della seconda pantomima. In essi l’orchestra intona dei motivi melodici, assenti invece nelle altre scene dell’opera, dove il canto è tutto declamazione sopra un’irregolare pulsazione dell’orchestra. A proposito di questo aspetto ritmico Adorno parlò di ‘motorismo’, chiamando in causa lo Stravinskij dei balletti degli anni Dieci. Ma stravinskiano è anche il colore timbrico delle pantomime, dove domina l’ottetto di fiati (I Musicisti del Duca). Venendo allo spettacolo, Ezio Toffolutti, profondamente legato alla cultura tedesca per aver studiato e insegnato in Germania, segue cum grano salis le indicazioni del raffinato libretto, al pari di quelle sottese alla musica, talmente ricca, che – afferma – è essa
stessa a suggerire la regia. L’idea del ‘teatro nel teatro’ è tratta da Shakespeare, per questo nella prima scena dietro un sipario neutro si vede un’immagine tardo-ottocentesca del Bardo, trovata dal regista a Berlino. Ma i riferimenti all’Inghilterra elisabettiana si fermano qui, giacché l’ambientazione si rifà alla temperie culturale il cui l’opera è nata: la Germania del primo dopoguerra tra Avanguardie storiche ed Espressionismo. Punto di riferimento per la messinscena è stata anche la casa berlinese in cui Weill abitò con la moglie Lotte Lenya – la danzatrice conosciuta proprio tramite Kaiser – e dove compose Der Protagonist. Lo spostamento della vicenda negli inquieti, ‘nevrotici’ Anni Venti – quelli della Repubblica di Weimar – rende più credibile la schizofrenia del Protagonista, che confonde arte e vita. Quanto alla direzione, Markus Stenz – che può vantare una frequentazione piuttosto assidua del teatro musicale di Kurt Weill – ha messo in adeguata evidenza la tensione drammatica racchiusa nella musica, oltre alla sapiente scrittura per le voci, da lui guidate con amorevole cura. Nella sua lettura ha saputo valorizzare l’economia di mezzi con cui il compositore rende lo svolgersi
della vicenda, nei suoi risvolti comici come in quelli tragici, fino al momento culminante – quando il Protagonista-persona reale e il Protagonista-attore si completano a vicenda –, sottolineato musicalmente dalla trionfante tonalità di re maggiore. Sotto la sua esperta bacchetta i due ridotti ensemble strumentali – I Musicisti del Duca e l’Orchestra – si sono fatti apprezzare per la qualità del suono, l’intensità espressiva, la capacità di fornire il giusto sostegno ai cantanti, tutti di eccellente livello. Il soprano Martina Welschenbach, nei panni della Sorella, si è dimostrata a suo agio nell’affrontare l’ardua tessitura della sua parte, risultando incisiva nel declamato drammatico, lirica negli episodi ‘melodici’, cui si è sopra accennato. Le ha pienamente corrisposto il tenore Mathias Koziorowski nel ruolo eponimo, da lui affrontato con vigore interpretativo e brillantezza timbrica. Validissimi anche gli altri componenti del Cast: Dean Murphy (Il Giovane Signore), Alexander Geller (Il Maggiordomo del Duca), Zachary Altman (L’Oste), oltre a Szymon Chojnacki, Matteo Ferrara e Franko Klisović (I Tre Attori). Caloroso successo per tutti.
Venezia, Teatro Malibran: “Der Protagonist” di Kurt Weill
