Firenze, Teatro del Maggio Musicale, 87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino – Amici della Musica di Firenze
Violoncello Yo Yo Ma
Zhao Jiping: “Summer in the High Grassland”; Johann Sebastian Bach: Suite per violoncello solo n. 1 in sol maggiore BWV 1007; Ahmet Adnan Saygun: Partita per violoncello solo op. 31; Johann Sebastian Bach: Suite per violoncello solo n. 6 in re maggiore BWV 1012; George Crumb: Sonata per violoncello; Johann Sebastian Bach: Suite per violoncello solo n. 3 in do maggiore BWV 1009.
Firenze, 14 giugno 2025
Che Yo Yo Ma rappresenti un grande virtuoso del violoncello è talmente ovvio da indurre a riflessioni dalle argomentazioni più ampie. Il primo dato significativo, entrando in medias res, è stata la vista iniziale sul palco della Sala Metha di una sedia vuota al posto dell’orchestra, ove il silenzio sembrava annunciare l’incanto di un concerto che resterà nella memoria. Felice evento ed una delle tante fruttuose collaborazioni realizzate tra il Festival del Maggio Musicale Fiorentino e gli Amici della Musica. Oltre al sold out si segnala la presenza di molti giovani e musicisti venuti anche da fuori della Toscana. Il maestro, assente da Firenze da 17 anni, come riferito da Stefano Passigli, presidente degli Amici della Musica, è ritornato grazie all’amicizia che lega quest’ultimo al maestro, risultando una grande festa con interminabili standing ovation alla fine della prima parte nonché a conclusione del concerto.
Per molti dei presenti è stata l’occasione di conoscere non solo il valore del concertista ma anche dell’uomo aperto al dialogo tra culture diverse senza dimenticare, tra le varie onorificenze e ruoli, quello di Messaggero di pace delle Nazioni Unite. Yo Yo Ma, nato a Parigi da musicisti cinesi, vissuto e cresciuto a New York, incarna perfettamente la figura del raffinato musicista ma esprime anche il senso profondo di solidarietà con il mondo, fiducioso nel valore della cultura e della musica che travalica il mero senso estetico. Molto significativo, a questo proposito, il fuori programma con il melos pentatonico tratto dal Largo della Sinfonia “Dal nuovo mondo” di Dvořák, originariamente eseguito dal corno inglese, in una bella trascrizione per violoncello che ha ricordato l’incontro tra vari popoli, auspicio favorevole di un futuro migliore. Yo Yo Ma, abbracciato il suo strumento, ha iniziato ‘preludiando’ intorno al tema di Gabriel’s Oboe di Ennio Morricone, omaggio al nostro Paese, brano conosciuto dal grande pubblico come colonna sonora del film The Mission. Poi – evocando la visione della foresta sudamericana ove Padre Gabriel, missionario gesuita, riesce a farsi accettare dalla tribù con la struggente musica del suo oboe – si arriva alla contemporaneità con l’esecuzione di Summer in the High Grassland del compositore cinese Zhao Jiping, ricordando le grandi praterie della Mongolia. A tratti è sembrato di percepire la rinascita del ‘canto’ di quella regione asiatica insieme ad antiche ‘stratificazioni sonore’ ispirate dal suono di uno dei più importanti strumenti tradizionali, il morin khuur (violino a testa di cavallo), che per alcune caratteristiche (solo due corde, arco, ecc.), lo rende simile a l’erhu e, in una relazione più dialogica e organologica tra culture diverse, il violoncello è da considerarsi tra i suoi naturali discendenti. Proseguendo le Suites per violoncello solo nn. 1, 6, 3 (BWV 1007, 1012, 1009) di Bach tratte dalle Sei suites per violoncello solo intercalate dalla Partita op. 31 del compositore turco Ahmet Adnan Saygun, autore di musica classica occidentale,
scomparso nel 1991, ed una Sonata per violoncello solo del 1955 dello statunitense George Crumb. Ascoltando le suites bachiane, considerato il modello che accomuna tutto il corpus, non è stato difficile seguire la successione alquanto simile dei movimenti delle suites in programma: Prélude, Allemande, Courante, Sarabande e, prima di concludere con la Gigue, Menuet I e II per la n.1, Gavotte I e II per la numero 6 e Bourrée I e II per la n. 3, godendo l’ascolto delle celeberrime pagine.
Riflettendo sulla nota espressione di Mischa Maisky: «Se dovessi pensare alla musica come alla mia religione, allora queste sei suites sarebbero la Bibbia» possiamo affermare che ci è sembrato di vedere Yo Yo Ma avvicinarsi a queste opere con grande ‘devozione’ rivelandosi un autentico ermeneuta e restituendo i principi del ‘contrappunto armonico’ anche di fronte ad una scrittura concepita per una sola voce. Il risultato in tutto il concerto – considerando anche il colore mutevole e le varie nuances ove in alcuni momenti non è stato difficile immaginare altri strumenti ad arco anche non occidentali – è stato l’ascolto e l’interpretazione di un musicista che con il suo strumento ancora oggi continua ad offrire una serie di sensazioni sfocianti nello stupore e nella ‘maraviglia’.
Per i più attenti o ‘navigati’ nella letteratura musicale barocca è stato possibile seguire, inoltre, l’ordito retorico che andava ad arricchire il significato e la feconda espressività bachiana. L’arpeggio dell’accordo di do maggiore oltre che concludere la Gigue dell’ultima suite in programma ha chiuso questo bellissimo concerto in cui Yo Yo Ma è riuscito a creare con ognuno dei presenti una profonda connessione, la stessa che il maestro ha dimostrato di costruire a Firenze. Foto Michele Monasta