Roma, GNAMC: “Giacomo Balla. Un Universo di Luce”

Balla illuminerà Parma: la grande arte moderna nel segno di una nuova alleanza culturale
Al Palazzo del Governatore, un’importante monografica inaugurerà la collaborazione tra GNAMC e la città emiliana
Roma, 25 giugno 2025
Un nuovo asse culturale unirà Roma e Parma in un progetto biennale che punta a espandere la fruizione del patrimonio pubblico attraverso una rete virtuosa tra istituzioni. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e il Comune di Parma hanno firmato un accordo che prenderà avvio con Giacomo Balla. Un universo di luce, una mostra di grande respiro che sarà ospitata dal 5 ottobre 2025 al 2 febbraio 2026 negli spazi del Palazzo del Governatore. Con questa operazione, la GNAMC riaffermerà la propria vocazione a essere protagonista sulla scena nazionale, proseguendo una linea di relazioni già avviata con la Pinacoteca di Brera nel 2024. Si tratterà di un modello di disseminazione museale fondato non sulla semplice movimentazione di opere, ma su una progettualità condivisa, scientificamente strutturata e intellettualmente autonoma. «Questo progetto non nasce per delega ma per visione», ha dichiarato Renata Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale. «Abbiamo concepito, prodotto e curato integralmente questa mostra come atto di ricerca e responsabilità pubblica. A Parma giungeranno non solo sessanta opere di Balla, ma un dispositivo di pensiero, frutto del lavoro del nostro museo». L’esposizione sarà realizzata con il sostegno della Fondazione Cariparma e la collaborazione di Solares Fondazione delle Arti, sotto il coordinamento scientifico di Simona Tosini Pizzetti. La curatela sarà affidata alla stessa Mazzantini e a Cesare Biasini Selvaggi, figura di rilievo della critica d’arte italiana, che imprimerà alla mostra un taglio teorico e curatoriale di notevole coerenza. Il contributo di Elena Gigli, in qualità di supporto curatorio, accompagnerà il progetto nelle sue fasi esecutive. «Balla è un artista che continua a interrogarci, e la sfida sarà quella di liberarlo dai cliché storiografici», afferma Biasini Selvaggi. «Sceglieremo di mettere al centro la sua ossessione per la luce, per il moto, per la smaterializzazione della forma. Il percorso non sarà cronologico, ma visivo: seguirà la traiettoria di un pensiero che attraversa il secolo senza mai irrigidirsi in una formula». Non a caso, la mostra non si limiterà al periodo futurista più celebrato, ma abbraccerà l’intera vicenda creativa dell’artista torinese: dagli esordi influenzati dal realismo sociale e dal divisionismo (Nello specchio, 1901-02; Ritratto della madre, 1902 circa), sino ai lavori del secondo dopoguerra, più intimi e visionari, come La fila per l’agnello (1942) o Campagna romana (1956), eseguito a china. Il corpus principale proverrà dal fondo donato alla GNAMC dalle figlie dell’artista, Elica e Luce Balla, tra il 1984 e il 1998: una raccolta che copre l’arco intero dell’attività balliana e che, nella mostra, sarà messa a fuoco attraverso un allestimento organico e filologicamente attento. Tra i pezzi di maggior rilievo figureranno il polittico Dei viventi (1905), testimonianza di una sensibilità ancora pre-futurista ma già vibrante, il trittico Affetti (1910), riflessione pittorica sull’intimità familiare, e una selezione di disegni futuristi curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco, che ne aveva già colto l’essenza strutturale e visionaria. Per Lorenzo Lavagetto, vicesindaco con delega alla cultura, l’iniziativa rappresenterà «una svolta concreta per la vocazione espositiva del Palazzo del Governatore, che ritroverà un’identità forte, capace di parlare sia alla cittadinanza che a un pubblico nazionale». La mostra si configurerà, infatti, non come un’esportazione di contenuti, ma come un laboratorio culturale: sarà il museo stesso a mettersi in movimento, trasferendo con sé competenze, saperi, dispositivi di interpretazione. Il titolo Un universo di luce non sarà metaforico. La luce, in Balla, non è semplice effetto ottico, ma materia mentale, forza generativa, linguaggio in sé. Sarà attraverso la luce che l’artista tenterà di rappresentare il tempo, l’energia, la velocità, anticipando in molti casi le dinamiche visive del presente. «In tempi dominati dall’algoritmo e dall’automatismo, Balla ci ricorda che anche l’astrazione ha un’origine emotiva e sensibile», sottolinea ancora Biasini Selvaggi. «La sua opera non smette di interrogare il nostro rapporto con l’immagine e con la modernità stessa». Questa esposizione non proporrà soltanto una rilettura dell’opera di Balla, ma affermerà con forza il ruolo pubblico delle istituzioni museali nel produrre conoscenza, creare senso, costruire memoria. Il lavoro congiunto di Renata Cristina Mazzantini e Cesare Biasini Selvaggi restituirà un’immagine attuale e potentemente attiva di uno dei grandi maestri del Novecento italiano. Un progetto che parlerà di rigore e visione, ma anche di futuro: quello dell’arte come motore di pensiero critico e come forma concreta di cittadinanza culturale.