Roma, Palazzo Miglianelli 23: “Orizzonti/Rosso”

Roma, Palazzo Miglianelli 23
“ORIZZONTI/ROSSO”
Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, PM23, 25 maggio
Curatela di Anna Coliva e Pamela Golbin
Roma, Palazzo Mignanelli 23, 18 maggio 2025
Si apre con una mostra dedicata all’esplorazione dei molteplici Orizzonti concettuali del Rosso il nuovo spazio di Piazza Mignanelli gestito dalla Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. Dopo essere stato oggetto di un importante lavoro di rigenerazione urbana durato oltre un anno, lo storico palazzo un tempo sede della scuola e della tipografia di Propaganda Fide è messo a disposizione delle generazioni future, per legare l’eredità dei fondatori a un progetto di valorizzazione artistica e culturale, di sostegno a iniziative filantropiche e sociali, e di educazione e supporto del talento. Al centro dell’inaugurazione è un’ispirazione fondata sul valore della bellezza.  Lo stilista e il suo socio imprenditore hanno dedicato le lore vite a celebrarla, guidati dall’idea che essa abbia il potere di elevare la vita delle persone e ora vogliono restituire al mondo ciò che proprio la bellezza ha donato loro. Il rosso, cui Valentino, ha dedicato una sorta di opera omnia, trasformandolo in un simbolo della sua stessa identità creativa, riassume l’essenza della sua visione, rende unica la sua firma. Da qui la decisione di selezionare ottanta opere disponendole in un susseguirsi di orizzonti, facendo riscoprire al visitatore i diversi strati che animano questo colore archetipico, ricco di significati poetici, onirici e simbolici. L’intento è quello di confrontarsi con la bellezza, l’identità, la superficie, il potere emotivo e onirico del rosso, riscoprendolo nel suo potere di forza trasformativa. Centrale diviene il rapporto tra moda e arte che nel percorso espositivo convergono al fine di creare un linguaggio e un’impressione unici, e fondamentale si rivela soprattutto l’influsso dell’espressionismo astratto sviluppatosi nel secondo dopoguerra e volto ad evocare il sublime attraverso colori audaci. Vi è infatti un particolare rapporto tra le opere di Lucio Fontana, Gerhard Richter, Alberto Burri, Helen Frankenthaler, Clyfford Still e Mark Rothko e la moda di Valentino, cui essi insegnano le declinazioni della materialità del rosso. Non si tratta qui solo di ammirare i classici abiti dalla forma a clessidra o dalla forma più allungata stile impero. La moda di Valentino, nei suoi abiti senza spalline, nelle scollature dos nu, nei fiori iconici sullo strascico, si ricollega alle declinazioni pittoriche degli artisti che hanno coabitato la sua immaginazione, ai loro tagli, alle loro sfocature e bruciature, alle loro macchie e spatolature, pur restando ancorata a una stilizzazione principale ben definita. Il rosso nel suo valore emotivo incoraggia poi Valentino ad esprimere la sua verità personale individuale e viscerale, facendo risaltare al contempo la fragilità dell’esistenza umana e la sua vulnerabilità, come nel dipinto Sand Dune (1983) di Francis Bacon. È invece Jean-Michel Basquiat, di cui sono esposti a Piazza Mignanelli i due capolavori Untitled (1982) e In This Case (1983) a farci percepire meglio la vivacità creativa di Valentino, mettendola in relazione con la street art e con il tema dell’ingiustizia razziale, nonché riportando alla mente l’arte africana in parallelo alle tradizioni occidentali. In Valentino, però, non si punta all’eccesso, ma alla continua semplificazione, al fine di pervenire alla perfezione strutturale. E le emozioni per lo stilista sono fluide e leggere, ispirandoci un senso di profonda intimità, di desiderio e di attaccamento emotivo, come nelle creazioni Laissée di Simon Hantaï o She Loves You di Damien Hirst con il suo motivo emblematico delle farfalle. Del resto, esponendo parti del corpo come il collo e le spalle e la schiena, Valentino non ha mai smesso di ricercare le risposte emotive di colui che guarda l’abito. Non si tratta dunque solo di silhouettes, ma di profonde visioni estetiche che si ridisegnano costantemente. E il finale del viaggio è una visione onirica, che collega passato, presente e futuro in una visione di bellezza definita dall’opera site-specific su larga scala dell’artista franco-canadese Thomas Paquet, che fonde fotografia e pittura incorniciando 24 abiti in un orizzonte mutevole di colore e luce. Un modo questo per riscoprire l’eredità dell’“ultimo imperatore”, che disegnando sotto l’ombra della tradizione cattolica di Piazza Mignanelli ha saputo vestire dive di rara bellezza, ispirando in loro un sentimento di filantropica umanità, e che adesso ritorna al passato per aprirsi definitivamente al futuro. Foto Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti