Roma, Villa Bonaparte: “Roma e la musica francese intorno a Pauline e Caroline Bonaparte”

Roma, Villa Bonaparte
Ambasciata di Francia presso la Santa Sede
ROMA E LA MUSICA FRANCESE INTORNO A PAULINE E CAROLINE BONAPARTE
Musiche di Adolphe Adam, Felice Blangini, Ferdinand Hérold, Auguste Panseron, Pierre Gaspard Roll, Ambroise Thomas
Ensemble In Canto

Chiara Osella, mezzo-soprano
Vincenzo Bolognese, violino
Fabio Angelo Colajanni, flauto
Silvia Paparelli, pianoforte
Ricerca storica e musicologica: Élodie Oriol
Direzione artistica: Silvia Paparelli
In collaborazione con l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede
Evento promosso da S.E. la Sig.ra Florence Mangin
con la partecipazione del Sig. Pino Adriano
evento realizzato in collaborazione con l’associazione Roma Barocca in Musica, presediuta da Regis Nacfaire de Saint Paulet
Roma, 05 giugno 2025
«La musica è l’unica arte che entra nell’anima senza passare dall’intelletto» – scriveva Stendhal, fedele interprete di un’epoca in cui il suono non era semplice abbellimento della vita, ma sua fibra più sottile e necessaria. Era la musica a plasmare i ritmi della conversazione, a fondare il tono delle relazioni sociali, a definire lo spazio della grazia e dell’intimità. Ed è a questa precisa visione estetica e civile che si è ispirata la soirée musicale intitolata “Roma e la musica francese intorno a Pauline e Caroline Bonaparte”, tenutasi nella cornice storicamente carica ed emotivamente intensa di Villa Bonaparte, sede dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede. L’iniziativa, parte di un più ampio percorso di incontri musicali di alto profilo promossi negli ultimi mesi, è stata ideata e sostenuta da S.E. la Sig.ra Florence Mangin, ambasciatrice di Francia presso la Santa Sede, affiancata con sensibilità e intelligenza dal consorte Pino Adriano. Insieme, condividono un’autentica passione per le arti che si traduce in un impegno concreto: fare della sede diplomatica un presidio di cultura viva, dove l’ascolto musicale diventa pratica di cittadinanza estetica e forma di memoria condivisa. Il titolo della serata non è un semplice omaggio alle figure di Pauline e Caroline Bonaparte, ma un invito a riconsiderarne il ruolo nella costruzione del paesaggio artistico e musicale dell’epoca. Entrambe sorelle dell’Imperatore, furono protagoniste attive della cultura europea del primo Ottocento, capaci di coniugare la dimensione politica con una raffinata sensibilità estetica. Pauline, che fece di Villa Bonaparte il proprio rifugio romano, la trasformò in un centro mondano e intellettuale, frequentato da artisti, scultori, poeti e compositori, dando corpo a un’idea di bellezza permeata da classicismo e malinconia. In lei la musica agiva come risonanza di un ideale perduto, come prolungamento di un’identità in bilico tra nostalgia imperiale e desiderio di armonia. Caroline Bonaparte, regina di Napoli accanto a Gioacchino Murat, fu invece donna di governo e stratega culturale. Appassionata soprattutto d’opera, usava la musica non solo per l’intrattenimento della corte ma come forma di comunicazione intima, politica, personale. Numerose fonti testimoniano come considerasse la musica una vera fonte di felicità, tanto da organizzarne regolarmente l’esecuzione nei suoi palazzi napoletani. Per lei, la musica era luogo di espressione sentimentale, ponte affettivo con il marito, strumento di sofisticata eleganza e allo stesso tempo di prossimità emozionale. A restituire in forma sonora questi mondi evocati è stato il prezioso contributo dell’Ensemble In Canto, composto dalla voce mezzosopranile di Chiara Osella, il violino di Vincenzo Bolognese, il flauto di Fabio Angelo Colajanni e il pianoforte di Silvia Paparelli, anche direttrice artistica del progetto. La serata, curata sul piano storico e musicologico da Élodie Oriol, si è distinta per la qualità dell’esecuzione e per la coerenza di un repertorio che ha saputo evocare con misura e profondità il clima musicale dell’età napoleonica e post-napoleonica. In programma autori spesso trascurati ma cruciali per comprendere la fioritura del repertorio vocale da camera tra Francia e Italia nella prima metà del XIX secolo: Adolphe Adam, Ferdinand Hérold, Ambroise Thomas, Felice Blangini, Pierre Gaspard Roll, Auguste Panseron. La scelta delle composizioni non ha privilegiato la mera esibizione virtuosistica, bensì quella scrittura intima e cesellata che definisce il gusto dell’epoca: una musica fatta di accenti misurati, melodie chiare, armonie pulite e un’attenzione costante al rapporto tra parola e suono. Blangini, di origine italiana ma attivo alla corte francese, fu autore di romanze soavi, costruite su un equilibrio raffinato tra eleganza armonica e melodia fluida, concepite per salotti aristocratici in cui la musica era parte integrante del vivere. Adam e Hérold, più noti per i loro lavori teatrali, emergono qui in una veste domestica e raccolta: i loro brani da camera rivelano una scrittura sottile, attenta alle sfumature timbriche e al fraseggio, con una vocalità levigata e duttile. Le pagine di Thomas, già intrise di un certo lirismo romantico, si distinguono per il disegno melodico che guarda oltre la tradizione settecentesca verso una forma di cantabilità più articolata, a tratti pre-berlioziana. Meno noti ma sorprendenti, Panseron e Roll si sono rivelati autori di autentiche miniature musicali, in cui la voce è accompagnata da linee strumentali capaci di rarefazione lirica o brio arguto, a seconda del testo e dell’ambito espressivo. Proprio in questi brani si è potuta apprezzare appieno la qualità dell’ensemble: la voce di Chiara Osella, morbida e ben proiettata, ha saputo adattarsi con flessibilità ai diversi caratteri delle arie; Bolognese e Colajanni hanno dialogato con equilibrio e raffinatezza con il pianoforte, offrendo un tappeto sonoro coeso e suggestivo, mentre la Paparelli ha guidato l’intero impianto musicale con controllo poetico e discreta autorevolezza. La serata ha così offerto non soltanto un’immersione nella musica del tempo, ma anche una riflessione profonda sul suo significato: come gesto politico, come veicolo affettivo, come narrazione interiore. In un’epoca in cui la diplomazia sembra dover continuamente reinventare i suoi linguaggi, questa rassegna dimostra che l’arte – e la musica in particolare – può ancora essere uno strumento di verità e riconciliazione, uno spazio di ascolto in cui le storie passate trovano eco nelle emozioni presenti. Villa Bonaparte, con i suoi spazi stratificati dal Rinascimento al Neoclassicismo, si conferma teatro privilegiato di questa topografia sentimentale del suono, dove Roma e Parigi si incontrano non per celebrare il potere, ma per dare voce alla bellezza. Photocredit Pierluca Ferrari