Genova, Teatro Carlo Felice, Stagione 2024-2025
“DIE ZAUBERFLÖTE” (Il flauto magico)
Singspiel in due atti su libretto di Emanuel Schikaneder
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Sarastro ANTONIO ARCILESI*
Tamino SAMUELE DI LEO*
Oratore/Primo Sacerdote LUCA ROMANO
Secondo Sacerdote/Primo Armigero GIANLUCA MORO
Regina della Notte MARTINA SAVIANO*
Pamina GABRIELLA INGENITO*
Prima Dama GESUA GALLIFOCO
Seconda Dama SILVIA CALIO’
Terza Dama ALENA SAUTIER
Tre geni ARIANNA RUSSO, VITTORIA TRAPASSO, ELIANA USCIDDA (soliste del Coro Voci Bianche del Teatro Carlo Felice)
Una Vecchia (Papagena) GIADA VENTURINI*
Papageno ERNESTO DE NITTIS*
Monostratos DAVIDE ZACCHERINI*
Secondo Armigero DAVIDE CANEPA
Tre schiavi THOMAS ANGAROLA, FEDERICO BENVENUTO, STEFANO PAVONE
*Solisti dell’Accademia di Alto perfezionamento e inserimento professionale dell’Opera Carlo Felice Genova diretta da Francesco Meli.
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice di Genova
Direttore Giancarlo Andretta
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Maestro del coro di voci bianche Gino Tanasini
Regia Daniele Abbado
Scene Lele Luzzati
Costumi Santuzza Calì
Luci Luciano Novelli
Coreografie DEOS
Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova.
Genova, 15 giugno 2025.
La stagione del teatro genovese chiude con il gran successo (un trionfo) della Zauberflöte mozartiana. Apprezzabili e degne di lode la messa in scena e le prestazioni dei cantanti, a conferma dell’ottimo lavoro di Daniele Abbado e di Francesco Meli con l’Accademia, per cantanti d’opera del presente e per il futuro, promossa dal Carlo Felice. La messa in scena, a suo tempo progettata e disegnata da Lele Luttazzi, con i fantastici costumi di Santuzza Calì e le mitiche luci di Luciano Novelli, viene qui ripresa, con assoluta libertà di adattamento, dalla regia di Daniele Abbado che, in un entusiasmante stato di grazia, ha rinnovato l’incanto dell’immaginifica storia senza tempo. Lo sgangherato carrozzone che il duo Mozart-Schikaneder avevano, per necessità e per spasso, assemblato, si conferma ancora una volta, sulla piazza genovese, con le sue stratosferiche, e forse anche
incoscienti, valenze, grazie ad una musica che tutto quel che bacia trasforma in cascata diamantifera. Il racconto mantiene le contraddizioni originarie per cui ci si domanda sempre chi siano in realtà questi personaggi, cosa rappresentino e perché ci mantengano incollati per tre ore alla sedia. La conclusione, se una proprio necessitasse, è che nulla ci importa dell’annullata razionalità del racconto, la carica di umana compassione, infusa dal duo letterato-musicista ha preso il sopravvento e ha reso personaggi e fatti per sempre vivi e paradigmatici. Nulla di più estraneo ai tempi in cui viviamo: tribolati, elettronici e cattivi. La sala domenicale del teatro Carlo Felice è stracolma, sonoramente entusiasta, con manifestazioni spontanee di
apprezzamento, in specie da parte della molta gioventù presente, che ha colto l’essenza positiva ed entusiasmante dello spettacolo. Non ci sono parsi così convincenti i dialoghi mantenuti in tedesco: per un singspiel non dovrebbe essere impossibile adottare il bilinguismo con le parti musicate in originale e le recitate tradotte. Alla compagnia, esclusivamente italiana, si eviterebbe così di esibirsi in un tedesco improbabile e si garantirebbe alle molte battute esilaranti la comprensione e la risata di ricompensa. Gabriella Ingenito è un’ottima e sicura Pamina. Timbro, rotondo e piacevole per abbondanti e suasivi armonici. La tecnica è agguerrita e l’agire, sempre consapevole, è efficace. Il ruolo di Zerlina l’ha già cantato, pensiamo che Susanna possa essere una sua prossima tappa, visto l’espansione lirico-pateica che ha esibito nella scena del rischiato disperato suicidio. Inappuntabile e vivace nella lunga scena con l’irrefrenabile Ernesto de Nittis, Papageno dalle mille risorse sceniche, più artista da spettacolo “misto” che non “puro” cantante. Non propriamente un baritono, come genericamente lo si intende, ma un musicalissimo e multiforme artista che potrebbe spopolare in un musical o in
una commedia musicale. Le sue due ariette hanno ripreso il carattere originario di canzonette popolari. Un Papageno senza le smancerie alla viennese e con la freschezza che sempre ci si augurerebbe di incontrare per il personaggio. Tamino, ovvero Samuele Di Leo, dà, per lunga tradizione, origine a tutti gli heldentenor dell’opera austro-tedesca. Da Lohengrin a Parsifal, passando da Sigfrido, quella è la strada che prima o poi i grandi Tamino hanno percorso. Di Leo ha timbro molto squillante e crediamo che Meli lo ha indirizzarlo correttamente. Dopo l’aria del ritratto si è ben meritato gli applausi che l’hanno gratificato. In tutte le recite del Flauto è poi sempre vivissima l’attesa per le due arie, dallo spregiudicato virtuosismo, della Regina della Notte. Martina Saviano ha pagato, con una certa stanchezza della chiusura, l’eccessiva irruenza e la grande generosità del porgere della prima aria “O zittre nicht…. Più cauta e più efficace in Der Hölle Rache ha conquistato con
baldanza le approvazioni, forse eccessive, del pubblico. Allo stesso modo il Sarastro di Antonino Arcilesi ha colto nel segno con le richieste e perfettamente centrate note basse, pur se collocate in una vocalità che riporta all’asciuttezza poco espansa del basso-cantabile. Papagena Giada Venturini, soprano brillante, ha vivacizzato, con maestria sia da attrice che da cantante, tutta la sua prestazione e si è mostrata una partner ideale del Papageno di Ernesto de Nittis. Eccellenti e professionali tutti gli altri saliti sul palco, tra cui spiccano il Monostratos di Davide Zaccherini, l’Oratore di Luca Romano, le Dame Gesua Gallifoco, Silvia Caliò e Alena Sautier. Notevoli anche le giovanissime appartenenti al coro di voci bianche che hanno impersonato i tre Geni. I mimi e gli schiavi, coreografati da DEOS, si sono eccellentemente e vivacemente mossi. Il Coro del Teatro Carlo Felice con la guida di Claudio Marino Moretti, e l’altro equivalente di Voci Bianche con alla testa il Maestro Gino Tanasini, hanno esibito la consueta brillante efficacia di lavoro. Giancarlo Andretta, alla testa della sempre ottima ’Orchestra ell’Opera Carlo Felice, ha, con grande perizia e acquisita professionalità, accompagnato e supportato il gruppo di giovani artisti in scena, non trascurando gli abissi e soprattutto le vette di cui la scrittura mozartiana dissemina la partitura.