Venezia, Teatro Malibran, Stagione Sinfonica 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Manlio Benzi
Pianoforte Giacomo Menegardi
vincitore della XXXIXa edizione del Premio Venezia
Fryderyk Chopin: Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in fa minore op. 21; Jean Sibelius: Sinfonia n. 5 in mi bemolle maggiore op. 82
Venezia, 7 giugno 2025
Non tutti sano che il cuore di Chopin è conservato nella Chiesa di Santa Croce a Varsavia. Il sublime ‘Poeta del pianoforte’, poco prima della morte – avvenuta il 17 ottobre 1849 a Parigi, dove si trovava in esilio – chiese che l’organo, in cui secondo la medicina antica si originerebbero i sentimenti, ritornasse, separato dal resto del corpo, nell’amata Polonia. Fu la sorella Ludwika a trasportarlo clandestinamente in Patria, nascosto in un barattolo colmo di una sorta di cognac. L’amore e la nostalgia per la propria terra natale avevano fatto palpitare il cuore generoso di Fryderyk, insieme alla passione amorosa, non sempre corrisposta. Un cuore, dunque, romantico per eccellenza, che nel pianoforte aveva trovato la propria sensibilissima cassa di risonanza, ad esprimere – come pochi artisti hanno saputo fare – ogni suo più intimo sentimento, piegando all’urgenza espressiva le possibilità tecniche della tastiera, non di rado spinte all’estremo, così come le stesse forme della tradizione ‘classica’. È il caso dei due Concerti per pianoforte e orchestra, scritti da Chopin tra il 1829 e il 1830 – a circa 19 anni, quando ancora si trovava a Varsavia – ma pubblicati durante il suo soggiorno parigino. Il Concerto n. 2 in fa minore – dedicato alla contessa Delphine Potocka, ma in realtà ispirato da Konstancja Gladkowoska un’allieva di canto del Conservatorio di Varsavia, segretamente amata dall’autore – è in realtà il suo primo concerto per pianoforte e orchestra in ordine di composizione. Ad eseguirlo nella serata di cui ci occupiamo era il pianista bellunese Giacomo Menegardi, vincitore della XXXIXa edizione del Premio Venezia che, a dispetto della sua giovane età, ha affrontato l’ardua sua parte con gesto sobrio e sicuro, stilisticamente ineccepibile quanto intensamente espressivo. In questo Concerto – un inno alla giovinezza e alla passione, che procede tra stile Biedermeier e qualche rara allusione alla tradizione musicale polacca – Mengardi si è fatto apprezzare per la brillantezza del suono e la nitidezza dell’articolazione anche nei passaggi più veloci – segnatamente in quelli che disegnano arabeschi di notine sovrabbondanti –, riuscendo a rendere ogni battuta funzionale all’architettura complessiva di questo pezzo, tra l’altro prediletto da Clara Schumann, dove il pianoforte è il protagonista assoluto, mentre l’orchestra ha la sola funzione di accompagnamento (ancora una concessione ai canoni Biedermeier). Nel primo movimento, Maestoso, dopo un’introduzione orchestrale in cui è comparso il primo tema dal ritmo puntato e il secondo affidato alle delicate sonorità dei legni, il pianoforte ha fatto il suo ingresso in tono perentorio, mentre nel secondo movimento, Larghetto, ha cantato con accentuato lirismo l’amore di Fryderyk per Konstancja espresso da una scrittura – ancora stile Biedermeier – di ascendenza operistica, brillando nei veloci gruppi irregolari nella parte centrale. Una mazurka di straordinaria leggerezza, attinta dal repertorio popolare ha incantato – complice il nitido tocco di Menegardi – nel terzo movimento, concluso da una travolgente coda. Reiterati applausi ed acclamazioni per il giovane concertista. Un insolito fuoriprogramma: Notturno di Ottorino Respighi.
Alla terra patria – la Finlandia e i suoi paesaggi nelle diverse stagioni dell’anno, come peraltro suggerisce il titolo apocrifo di Sinfonia dei cigni, dal cui volo l’autore sarebbe stato ispirato – si riallaccia la Sinfonia n. 5 di Jean Sibelius, caposcuola della musica nazionale finlandese, un compositore ancora legato al tardo romanticismo ottocentesco, che non a caso produsse le sue opere più importanti intorno ai primi due decenni del Novecento, senza saper dire più nulla di notevole nel resto della sua vita. Pur mettendo in valore la musica popolare del proprio paese, l’autore spesso si limita a rievocare in modo allusivo alcune atmosfere legate a quel patrimonio sonoro, ben lontano dall’approccio più rigoroso, in base al quale operarono, nelle loro ricerche etnomusicologiche, musicisti come Bartók o Janáček. Composta da Sibelius su commissione del governo finlandese, che intendeva così celebrare i cinquant’anni dell’insigne musicista, la Quinta Sinfonia – nella versione originale in quattro movimenti – venne eseguita a Helsingfors (l’attuale Helsinki) sotto la direzione dello stesso compositore l’8 novembre 1915, la data appunto del suo compleanno, dichiarata addirittura festa nazionale. Due successive revisioni portarono alla versione definitiva, eseguita normalmente, ridotta a tre movimenti, in seguito alla fusione tra il primo e lo Scherzo. Straordinaria, quanto a fascino timbrico e potenza evocativa, l’interpretazione del maestro riminese, il cui gesto chiaro e autorevole, ha guidato l’Orchestra nel corso di un’esecuzione, in cui si alternavano colori tenui e brillanti, che denotavano un susseguirsi rapsodico di atmosfere emotive e ambientali, fino al culmine, rappresentato dall’ultima sezione del terzo tempo, maestosa e fastosa – con la suggestiva fanfara delle trombe, che disegnano una progressione armonica ‘circolare’ –, in cui dominava un clima di festa individuale e nazionale: la festa di una nazione che coincide con quella di un suo figlio famoso. Sonori festeggiamenti anche da parte del pubblico.