Napoli, MANN
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
DOMUS. GLI ARREDI DI POMPEI
Curato da Massimo Osanna, Andrea Milanese, Ruggiero Ferrajoli e Luana Toniolo
Napoli, 30 giugno 2025
«Domus est enim unus locus ad homines perfugium, ornamenta autem animi speculum sunt.» (Cicerone, De Officiis, I, 39)
Nel paradigma urbano romano, la “domus” si configura non solo come spazio funzionale, ma come architettura simbolica, centro identitario e palinsesto della memoria individuale e familiare. Il nuovo allestimento permanente Domus. Gli arredi di Pompei presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli offre una lettura articolata di questo tema attraverso l’esposizione di oltre duecentocinquanta reperti – mobili, suppellettili, decorazioni, affreschi e sculture – che documentano la complessità dell’abitare vesuviano tra I secolo a.C. e I secolo d.C. Curato da Massimo Osanna, Andrea Milanese, Ruggiero Ferrajoli e Luana Toniolo, il progetto si propone di restituire un’immagine stratificata e immersiva della casa pompeiana, affermando il valore degli oggetti non solo come testimonianze materiali, ma come elementi attivi nella costruzione del tessuto sociale romano. L’esposizione si articola in cinque sale al secondo piano del museo, secondo un percorso che procede per nuclei tematici e tipologici, a partire da una sezione immersiva introduttiva ispirata alla Casa del Fauno, dove, attraverso strumenti digitali, viene presentata la logica distributiva della domus e il rapporto tra architettura, uso degli spazi e ritualità domestiche. Il valore simbolico della domus si esprime pienamente nella selezione di arredi presentati: sedute, panche, letti, tavolini con monopodi decorati, ma anche oggetti funzionali come bracieri, scaldavivande, lucerne e candelabri. L’accurata campionatura tipologica consente di comprendere il carattere composito della cultura materiale pompeiana, che fonde artigianato, tecnica e arte secondo logiche decorative ispirate al mondo ellenistico, recepito e rielaborato nella forma dell’abitare romano.
La varietà dei materiali impiegati – bronzo, marmo, legno, terracotta – e la qualità esecutiva di molti pezzi riflettono un gusto maturo, volto tanto all’ostentazione sociale quanto al piacere estetico. Tra i pezzi di maggior rilievo si segnala un braciere monumentale rettangolare, finemente decorato con inserti in rame, stagno e ottone, la cui resa plastica e cura del dettaglio evidenziano la centralità del fuoco nei contesti domestici, non solo per il riscaldamento e la cottura dei cibi, ma anche quale polo simbolico della convivialità. A esso si affianca un portalucerne ageminato in rame e argento, impreziosito da una composizione scultorea con un giovane Dioniso in groppa a una pantera, associata a una piccola ara. L’iconografia dionisiaca, diffusa nei triclinia pompeiani, rivela la compenetrazione tra funzione utilitaria e allusione mitologica nei contesti della domus. L’allestimento accoglie inoltre un raffinato tavolino pieghevole dotato di un meccanismo di chiusura e trasporto, che documenta soluzioni mobili e trasformabili per l’organizzazione flessibile degli ambienti, e un tavolino con monopodio a sfinge, la cui decorazione include il busto di Atena, mostrando la penetrazione di temi iconografici greci nella plastica domestica di età imperiale.
Le testimonianze più esplicitamente figurative sono rappresentate da sculture e pitture murali. Di particolare interesse è una statua di Apollo citaredo, derivata da modelli greci di età classica, il cui valore all’interno della casa superava il semplice ornamento per assumere significato culturale e identitario. Le pareti affrescate della villa di Numerio Popidio Floro, recentemente restaurate e reinserite in pareti museali appositamente progettate, restituiscono l’ambiente decorativo originario come “sfondo attivo” dell’arredo. Le scene pittoriche, rinnovate nei colori e nelle definizioni, rientrano così nella narrazione del vivere quotidiano, anziché isolarsi come opere a sé stanti. Particolare attenzione è dedicata anche alla cosiddetta Sala dei Grifi, in cui sono esposti arredi ottocenteschi ispirati a modelli pompeiani. Realizzati nel 1870 per volontà di Giuseppe Fiorelli, all’epoca direttore del museo e degli scavi, questi oggetti – panche, tavoli, supporti – rivelano non solo il gusto revivalista dell’epoca, ma anche la fortuna ottocentesca del modello domestico antico nella museografia moderna.
La sala include anche una copia del celebre Narciso di Vincenzo Gemito e una selezione di materiali grafici (acquerelli, incisioni, fotografie) che illustrano la ricezione visiva della Pompei moderna. Il percorso espositivo si chiude con una riflessione metodologica sul ruolo del museo come dispositivo narrativo. Contestualmente all’inaugurazione della sezione Domus, è stato infatti presentato un nuovo impianto di illuminazione per le sale dedicate agli affreschi pompeiani, realizzato in collaborazione con ERCO. Il progetto garantisce una migliore resa cromatica e percettiva delle superfici pittoriche, promuovendo una lettura integrata tra luce, spazio e contenuto figurativo.
Questa iniziativa si inserisce nel più ampio processo di rinnovamento del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che prevede anche il riallestimento delle sale della Villa dei Papiri, con l’obiettivo di restituire coerenza e fluidità alla narrazione del mondo vesuviano. In tal senso, l’allestimento di Domus rappresenta non solo una mostra permanente, ma un dispositivo critico, capace di trasformare la cultura materiale in strumento di conoscenza storica e antropologica. La domus pompeiana, come emerge da questa proposta espositiva, si rivela essere uno specchio fedele del mondo romano: nei suoi arredi e nei suoi decori si riflettono non solo il gusto e il lusso, ma anche le tensioni sociali, i modelli culturali, le aspirazioni politiche. In essa convivono funzione e retorica, necessità e rappresentazione. E proprio nella casa, come luogo del quotidiano e della memoria, l’archeologia trova uno dei suoi spazi più fertili per narrare, con rigore e immaginazione, la vita degli antichi.