Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati: “Amedeo Amodio. Il segno in movimento”

Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati
“AMEDEO AMODIO. IL SEGNO IN MOVIMENTO”
di Antonella Giovampietro
Roma, 04 luglio 2025
È un intreccio di suggestioni quello riflesso con peculiare capacità affabulatoria nel racconto artistico del Maestro Amedeo Amodio, in dialogo con la giornalista Baba Richerme. Il 2 luglio scorso, presso la Biblioteca della Camera dei Deputati “Nilde Iotti”, in occasione della presentazione in anteprima del docufilm Amedeo Amodio – Il segno in movimento realizzato dalla regista Antonella Giovampietro, davanti a un ricco parterre di personalità del mondo artistico, ad Amedeo Amodio è stato conferito dal Presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone un premio della Camera dei Deputati “per aver rappresentato, durante gli oltre sessant’anni di carriera, una eccellenza nel campo dell’arte coreutica, per aver saputo evolversi continuamente senza mai perdere la sua identità creativa e per il suo contributo alla formazione di generazioni di danzatori”. Oltre ai figli Cristina e Raffaello Amodio, ai nipoti Leonardo e Mila, e alla compagna Silvana Ravone, tra i tanti nomi illustri che sono accorsi alla cerimonia si notavano Liliana Cavani (che lo ha diretto in celebri pellicole) e le ballerine scaligere, vere glorie del balletto italiano, Liliana Cosi e Luciana Savignano. Dal mondo del cinema anche Enrica AntonioniGianni Massironi e Claudio Gabriele. Presenti, inoltre, il prossimo direttore artistico del Festival dei due Mondi di Spoleto, Daniele Cipriani, che in anni recenti ha presentato molti balletti celebri di Amodio, e le star Anbeta Toromani Alessandro Macario, che ne sono stati protagonisti. Con loro Roberto Giovanardi, già direttore generale dell’ATER, e i coreografi Daniela Malusardi e Mvula Sungani (quest’ultimo presente nella sua veste istituzionale di Consigliere per la danza del Ministro della Cultura). Presente in sala anche Gerardo Porcelluzzi, maestro di ballo della Scuola del Teatro dell’Opera, e il maestro di scherma, Renzo Musumeci Greco. Un piccolo omaggio per colui che ha saputo “disegnare la danza non solo con i movimenti, ma anche con la visione immaginativa e creativa, segnando una svolta fondamentale nel panorama artistico italiano”, come ha affermato in apertura della cerimonia di premiazione il Vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli. Decisiva per Amodio è stata certamente la formazione avvenuta presso il Teatro alla Scala dove ha potuto incontrare i più grandi artisti della scena, interpretando balletti di Léonide Massine, George Balanchine, Roland Petit. In quel fenomenale vivaio non era insolito assistere alle prove del compositore Igor’ Stravinskij, scambiare vivaci impressioni con Giorgio De Chirico, Pablo Picasso, Renato Guttuso, ascoltare Maria Callas in Anna Bolena per la regia di Luchino Visconti, così come andare a vedere gli spettacoli di Giorgio Strehler, o ammirare le opere di Lucio Fontana. Qui egli ha appreso a dialogare con il corpo, ammirando i diversi linguaggi della danza, dal classico alle danze di carattere, fino alle danze spagnole. Non si interessava tuttavia solo di danza, mostrando anche una genuina curiosità per le attività di sartoria o scenografia, sviluppando competenze che in futuro gli sarebbero risultate utili in campo coreografico. Ed iniziava a dipingere, o meglio a fissare le sue idee in dipinti, schizzi e bozzetti. Nel 1962 presentò finanche una personale di pittura a Milano e l’allora direttore degli allestimenti scenici del Teatro alla Scala Nicola Benois in quell’occasione lo presentò con fervido entusiasmo. Iniziò a coreografare presto, dalla fine degli anni Sessanta, sviluppando subito una sua cifra peculiare. Né, come anticipato, ebbe timore a confrontarsi con altre esperienze artistiche, quali la televisione o il cinema, collaborando con Liliana Cavani per Il portiere di notte e Al di là del bene e del male. E la sua sensibilità artistica lo portò a divenire nel 1979 direttore artistico della prima grande compagnia italiana indipendente dai teatri lirici, l’Aterballetto. Si trattava senz’altro di un erede della concezione della sintesi delle arti che animò le tournée diaghileviane dei Ballets Russes, e non è casuale il fatto che tra le sue figure ispiratrici vi sia stato un coreografo del calibro di Aurelio Milloss. Vittoria Ottolenghi lo definiva un visionario e di tale sensibilità artistica si è voluta rendere testimone la regista Antonella Giovampietro, figlia d’arte e ballerina ella stessa, nonché collaboratrice di Wim Wenders per il film Pina, che con sapiente garbo ci ha condotti in una riflessione sulla creatività di questo instancabile genio creativo. Scartabellando vecchie foto, Amodio ci introduce nel suo laboratorio, lasciandoci ammirare suggestivi quadri da noti balletti, come L’après-midi d’un faune con il suo richiamo a Nižinskij, Carmen e la sua ricerca di libertà, una Coppélia in stile hollywoodiano, un Romeo e Giulietta coniugato alla voce recitante di Gabriella Bartolomei, e uno Schiaccianoci ispirato al teatro delle ombre. Ma sono senz’altro quei segni incisi sulla carta a trasmetterci la sensazione della sua profonda fantasiosità: una scrittura delle idee, prima ancora che della danza, che si presentano in flusso continuo proustiano, capace di legare il passato a un infinito futuro. La danza è il linguaggio di un pensiero in continuo movimento, in continua trasformazione, come lo scorrere della vita dell’universo“, ha sottolineato il Maestro. A conclusione del pomeriggio, il M° Musumeci Greco ha invitato i presenti a continuare i festeggiamenti presso l’Accademia d’Armi Musumeci Greco. Qui sua moglie, la campionessa olimpionica Novella Calligaris, ha intrattenuto gli ospiti, raccontando loro aneddoti della illustre famiglia e dei divi hollywoodiani che furono preparati per gli spettacolari duelli nei film di cappa e spada dal suocero, il maestro d’armi Enzo Musumeci Greco. Ad Enzo e Renzo si debbono anche i grandi duelli nel balletto di Amodio, Romeo e Giulietta.