“Il trionfo di Clelia”: “Resta o cara”; “Paride ed Elena”: “O del mio dolce ardor”; “Ipermestra”: “No, che torni sì presto…Io non pretendo, o stelle”; “Orfeo ed Euridice”: “Danza degli spiriti beati…Che puro Ciel”; “Ezio”: ““Misera, dove son!…“Ah, non son io che parlo”; “Il trionfo di Clelia”: “Saper ti basti, o cara”; “Il Parnaso confuso”: “Di questa cetra in seno”; “Semiramide riconosciuta”: “Maggior follia non v’è”; “Le nozze d’Ercole e d’Ebe”:“L’augellin da’ lacci sciolto”; Il trionfo di Clelia”: “De’ folgori di Giove”. Ann Hallenberg (Mezzosoprano), The Mozartists, Ian Page (direttore). Registrazione: Church of St Augustine, Kilburn, London, 15-17 giugno 2024. 1 CD Signum Classics
La svedese Ann Hallenberg è sicuramente una delle stelle della vocalità barocca e classica contemporanea. Nonostante una carriera ormai lunga, ma sempre gestita con grande intelligenza, la voce del mezzosoprano è praticamente integra ed unita a un impeccabile senso stilistico. La Hallenberg ci ha inoltre abituati a proposte particolarmente stimolanti con il recupero di titoli poco noti e programmi costruiti con particolare cura. Questa nuova proposta – per l’etichetta Signum Classics – può al primo sguardo apparire più banale. Si tratta di un omaggio a Christoph Willibald Gluck, figura fondamentale nell’evoluzione storica del melodramma e oggetto di interessanti riprese negli ultimi anni.
L’ascolto però non delude affatto e la scelta dei brani, tratti per lo più da opere pre-riformate – permette di farsi un’idea della modernità della scrittura gluckiana già in questi titoli in cui sui riconoscono in nuce quell’essenzialità formale e quell’intensità drammatica che saranno proprie dei titoli maggiori. Esemplare in tal senso “Di questa cetra in seno” da “Il Parnaso confuso” in cui già riconosciamo quel canto essenziale e quel legame strettissimo fra musica e parola che della riforma saranno i cardini portanti.
“Il trionfo di Clelia” è l’opera che più di ogni altra ha rivelato l’ancor giovane compositore. Composta nel 1763 per l’inaugurazione del Teatro comunale di Bologna ottenne un trionfale successo premiando il coraggio dei committenti. Opera d’occasione su un testo già ampiamente sfruttato di Metastasio cui Gluck riesce però a in fondere nuova vita. Da quest’opera sono tratte tre arie. Tra cui “Resta, o cara” fortemente espressiva e la trascinante “De’ folgori di Giove”, aria eroica e virtuosistica che richiede alla cantante vertiginosa facilità nei passaggi di bravura e accetto nitido e marziale, entrambe doti che la Hallenberg possiede al massimo livello.
Il valore drammatico ed espressivo di queste arie trova la sua realizzazione più compiuta nella grande scena di Fulvia da “Ezio” in cui Gluck mostra di possedere una capacità espressiva che anticipa i successivi sviluppi pre-romantici pur all’interno di una struttura ancora pienamente tradizionale e di un assoluto controllo delle forme; più breve ma non meno intensa è “Io non pretendo, o stelle” da “Ipermestra” su quel medesimo mito delle Danaidi da cui l’allievo Salieri trarrà uno dei massimi capolavori della tragedia lirica di fine secolo.
Sul versante opposto, quello della leggero e galante si situa “L’augellin da’ lacci sciolto” da “Le nozze d’Ercole e d’Ebe” in cui Gluck declina con maestria quel tipo di aria mimetica che evoca ambienti arcadici con la voce chiamata a imitare il canto degli uccelli. La Hallenberg piega con maestria alle ragioni di quest’aria di grazia una vocalità naturalmente più portata all’eroismo drammatico.
I brani dalle opere riformate risultano i meno interessanti anche se si è cercato di evitare quelli forse più scontati. Le esecuzioni proposte restano di altissimo livello ma si tratta pur sempre di brani molto conosciuti. Di “Orfeo ed Euridice” si opta per la scena elisia fondendo la Danza degli spiriti beati della versione del 1762 con l’arioso “Che puro ciel” tratto dal rifacimento del 1769. Il canto della Hallemberg è impeccabile per chiarezza e nitore stilistico dando pieno risalto all’aria. La celeberrima “O del mio dolce ardor” da “Paride ed Elena” è innegabilmente ben cantata ma la voce è un po’ matura e manca lo stupore adolescenziale che altre interpreti hanno saputo rendere.
Ad accompagnare la Hallenberg sono i The Mozartists guidati da Ian Page. Si tratta di una compagine britannica poco nota ma che all’ascolto si rivela di ottimo livello. Specialisti del repertorio neoclassico e mozartiano presentano sonorità pulite, luminose, di classica tornitura. I tempi sono brillanti ma non eccessivi e concedono al canto tutte le sue ragioni espressive.
Ann Hallenberg: “Gluck Arias”