Pesaro, Rossini Opera Festival 2025: “Soirées musicales” – “La cambiale di matrimonio”

Pesaro, Teatro Rossini, Rossini Opera Festival 2025, XLVI Edizione
“SOIRÉES MUSICALES”
Versione per voci e orchestra da camera a cura di Fabio Maestri
Soprano Vittoriana De Amicis
Mezzosoprano Andrea Niño
Tenore Paolo Nevi
Baritono Gurgen Baveyan
“LA CAMBIALE DI MATRIMONIO”
Farsa comica in un atto di Gaetano Rossi
Musica di Gioachino Rossini
Tobia Mill PIETRO SPAGNOLI
Fannì PAOLA LEOCI
Edoardo Milfort JACK SWANSON
Slook MATTIA OLIVIERI
Norton RAMIRO MARTURANA
Clarina INÉS LORANS
Filarmonica Gioachino Rossini
Direttore Christopher Franklin
Regia Laurence Dale
Scene e costumi Gary McCann
Luci Ralph Kopp
Pesaro, 20 agosto 2025, produzione del 2020
Nel segno delle proposte innovative, e felici, del ROF 2025, riesce in festa sonora la congiunzione delle Soirées musicales, nella versione per voci e orchestra da camera di Fabio Maestri, e della Cambiale di matrimonio nell’allestimento del 2020, con l’ormai celebre orso, che fece parlare di sé anche in seguito. L’accostamento à rebours degli antipodi della produzione rossiniana, ossia le dodici canzoni composte tra 1830 e 1835 e poi la farsa dell’esordio, scritta per il Teatro di San Moisé di Venezia nel 1810, è di effetto elegante e divertente, grazie alla bravura e alla freschezza degli interpreti. Fabio Maestri, compositore e direttore d’orchestra, si è dedicato alla strumentazione delle Soirées sin dal 1978, completando la nuova versione del ciclo nel 2019; il merito principale consiste forse nel non aver preteso realizzare una chimerica orchestrazione “rossiniana”, bensì essersi attenuto a un modello strutturale fisso (un organico da camera) cui aggiungere altri strumenti che nulla hanno a che vedere con le partiture di Rossini: ed ecco risuonare la chitarra, i campanacci, il Glockenspiel, perfino una Glass harmonica, sempre in coerenza con quanto evocato dai versi di Pietro Metastasio e di Carlo Pepoli, la “strana coppia” che ispira l’estro di Rossini, che a sua volta affascina una schiera di strumentatori a venire, da Liszt e Wagner fino a Respighi e Britten. Il lavoro di Maestri, godibilissimo, esalta sia il garbo sia la malizia delle musiche originali, con beneficio tutto teatrale. I protagonisti vocali delle Soirées sono il tenore Paolo Nevi, già ascoltato in Zelmira come stentoreo Eacide, e il soprano Vittoriana De Amicis (impegnata come Elvira nell’Italiana in Algeri); li affiancano nei duetti il mezzosoprano Andrea Niño e il baritono Gurgen Baveyan. La voce più bella e promettente è quella del tenore: generosa, spumeggiante, tutta un empito di giovinezza vocale, senza essere troppo esuberante. Molto buono anche il soprano, semplicemente irresistibile nella Pastorella delle Alpi, un capolavoro di ammiccamenti vocali e autoironici esercizi di belcanto. Il pubblico, in parte sorpreso dall’ascolto di una serie di Lieder al posto di una tradizionale azione scenica, è deliziato dall’esecuzione e si predispone nel migliore dei modi a riassaporare la spigliatezza della Cambiale di matrimonio, diretta molto bene da Christopher Franklin alla guida della Filarmonica Gioachino Rossini. Sia il soprano Paola Leoci (Fannì) sia il baritono Mattia Olivieri (Slook) sono stati allievi dell’Accademia Rossiniana e questi sono i loro primi ruoli protagonistici nelle stagioni del ROF: entrambi disimpegnano bene le loro parti (specialmente il baritono, per la sicurezza dell’emissione e la cavata imponente), affiancati dal tenore Jack Swanson (Edoardo Milfort, ruolo che vocalmente gli è più congeniale dell’Almaviva del 2024). Il personaggio più comico è il Tobia Mill di Pietro Spagnoli, baritono che con il ROF vanta una frequentazione eccezionale (esordì come Capellio in Bianca e Falliero del 1989): ascoltarlo (e vederlo) è uno spasso, anche perché sembra proporre tutta una galleria di buffi rossiniani, ciascuno con i suoi tic, lo stile di fraseggio e l’enfasi esagerata (peccato che a volte sia poco concentrato e sbagli le parole del libretto). Completano la compagnia il baritono Ramiro Marturana e il soprano Inés Lorans, nelle vesti dei servitori Norton e Clarina: altri due frutti della sempre ferace Accademia Rossiniana pesarese. Gli spettatori applaudono con entusiasmo dopo il finale della farsa, fino a quando non cala sul palcoscenico una gigantesca bandiera palestinese che suscita qualche reazione di disappunto. È giusto che il teatro sia anche luogo di rivendicazioni politiche, ma di questa serata si ricorderà soprattutto la successione dei fondali, così rassicuranti e plausibili per la loro funzione: dalla Fonte di Ippocrene di Angelo Monticelli (1818), il dipinto che decora l’antico sipario del Teatro Rossini, per le Soirées musicales, alla facciata della sobria casa londinese di Tobia Mill, nella coloratissima scenografia di Gary McCann per La cambiale di matrimonio.   Foto © Amati Bacciardi