Roma, Roma Eruropa Festival 2025
“WILLIAM FORSYTHE/ IOANNIS MANDAFOUNIS/ DRESDEN FRANKFURT DANCE COMPANY”
“UNDERTAINMENT”
Coreografia William Forsythe
Interpreti Danzatori della Dresden Frankfurt Dance Company
Assistente alla coreografia Cyril Baldy
Direttrice delle prove Pauline Huguet
Luci Tanja Rühl
Costumi Dorothee Merg
“LISA”
Coreografia e ideazione Ioannis Mandafounis
Interpreti Danzatori della Dresden Frankfurt Dance Company
Costumi Dorothee Merg
Pianoforte Gabriele Carcano
Drammaturgia Philipp Scholtysik
Assistenza alla coreografia Pauline Huguet
Scene e luci Ioannis Mandafounis
Prima Nazionale
In Coproduzione con DE SINGEL – International Arts Centre e Romaeuropa Festival
Con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels
Roma, Auditorium Conciliazione, 10 settembre 2025
Ci ha da sempre abituati allo scardinamento il coreografo americano William Forsythe, uno dei più intelligenti e filosofici sperimentatori della danza postclassica del XX e XI secolo. Erede del tentativo di tradurre in danza la musica operato da George Balanchine e dell’intricato rapporto del corpo con lo spazio di Rudolf Laban, dopo la formazione negli USA e la carriera di danzatore e coreografo residente presso lo Stuttgart Ballet, nel 1984 Forsythe aveva accettato l’incarico di direttore del Frankfurt Ballet, rendendola una delle compagnie di punta internazionali. Sono gli anni di Artifact (1984), Steptext (1985), In the Middle Somewhat Elevated (1987), Impressing the Czar (1988). Il lessico aristocratico della danza non viene rifiutato, ma nella coreografia a spostarsi è il baricentro cinetico. In dinamiche spettacolari off-balance il movimento può infatti prendere origine da qualsiasi parte del corpo. Grande l’attenzione per l’innovazione musicale e per le diverse componenti sceniche cui il coreografo spesso si dedica di persona.
Nel suo lavoro di scomposizione e ricomposizione delle frasi coreografiche estremamente importanti sono le Improvisation Technologies (1999) ed il rapporto con il gruppo multidisciplinare Motion Bank (2010-2013), dove prendendo spunto dalle acquisizioni delle neuroscienze e dell’architettura Forsythe indaga la body knowledge ed il rapporto tra gli input di movimento e il loro contesto, senza aver paura di rivolgersi alle nuove tecnologie. Già alla chiusura del Frankfurt Ballet dopo la stagione 2003/2004, il coreografo aveva fondato la Forsythe Company e vi era restato alla guida fino al 2015. Con tale compagnia, poi ribattezzata Dresden Frankfurt Dance Company, si presenta a noi oggi per dire addio al teatro con il pezzo Undertainment (singolare neologismo che indica subito il tentativo di scomporre l’intrattenimento), e nel farlo ci invita a ripercorrere il suo lavoro di decostruzione à la Derrida, coreograficamente radicato in un toolbox di strumenti dell’improvvisazione. Davanti a noi i danzatori in assolo o in coppie “danzano”, mentre in contrappunto coreografico il coro costituito dal corpo di ballo lascia tracce dei meccanismi generativi della danza. Ora sono sillabe declamate, ora respiri, ora partiture gestuali, ora urla che funzionano da generatori di movimento.
E dunque, mentre da una circonduzione di una spalla nasce un port de bras, mentre dalla rotazione di una gamba prende avvio una sequenza coreografica, mentre si avvicendano vari stili, a volte tortuosi, a volte più lineari, ci sentiamo spinti a chiederci cosa sia la danza. Si tratta di pura matematica sottoposta ad un rigoroso conteggio? È forse una tecnica senz’anima fondata sulla logica della concatenazione dei passi? E quanto conta in essa la personalità dei singoli danzatori? Nel tentativo di addentrarci nelle regole della costruzione scenica, ci pare tuttavia che ci sia sempre uno scarto tra l’impalcatura dettata dal corpo di ballo e la resa in movimento dei diversi interpreti principali. Servono dunque davvero le regole improvvisative o in fondo la danza nasce da un’urgenza interiore che attraversa le fibre muscolari dei danzatori? Senz’altro la tecnica, il conteggio, la musica sono strumenti utili alla messa in scena, ma è quel restante attimo di libertà che spinge loro al movimento e noi spettatori ad ammirarli. Quelle partiture corali sono un riflesso della nostra necessità di carpire il segreto della coreografia, ma non vi riusciamo mai del tutto. La danza è del resto un’arte che si sostanzia della vita scenica e della meraviglia che riesce a infondere nel pubblico. Ce lo conferma il secondo pezzo della serata, che ha intriso nel titolo Lisa un intento di narratività e che ci viene presentato come un passaggio di consegne tra Forsythe e l’attuale direttore della compagnia, il coreografo greco Ioannis Mandafounis, formatosi alla Greek National School of Dance di Atene e al Conservatoire national supérieur di Parigi, già danzatore della Forsythe Company dal 2005 al 2009, poi divenuto nel 2015 direttore di una propria compagnia a Ginevra.
Sullo sfondo compare la traduzione dei versi di Osip Mandel’štam, poeta russo che nel periodo sovietico scontò con la deportazione e la condanna ai lavori forzati la sua ricerca di verità. A declamarli in scena è una danzatrice che di essi tenta di incarnare l’urgenza di fiorire, di spiccare il volo, superando la solitudine dell’essere umano. Al pianoforte risuona la musica romantica del compositore francese Gabriel Fauré e la scena si anima di danzattori in costumi anni Trenta che ci riportano al mondo della teatralità. A loro viene affidato solo un inizio e una fine, poi sono liberi di creare e di riportarci alla pura modalità pulsante dell’arte dal vivo. Di fatto, nonostante i versi, non siamo di fronte a una trama compiuta. La casualità richiamata dal primo pezzo ritorna ora in una diversa dimensione della costruzione scenica. I movimenti prendono corpo adesso secondo una logica di vita che si presenta estremamente inquieta, tesa, quasi arrabbiata, eppure placida nel suo finale divenire scenico. Non c’è qui necessità di comprendere tutto, per goderne emotivamente ci basta la suggestione di un’atmosfera. E a prevalere è la sensazione che il dualismo tra narratività e astrazione sia il tramite per trasmettere una pervasiva comunicazione. Alla poesia e alla meraviglia non dobbiamo rinunciare, neanche nei periodi storici più bui come quello attuale. In un’esplosione argentea di fulminea gioia a ricordarcelo è poi il luminoso finale. Foto Stephan Floss e Dominik Mentzos
Roma, RomaEuropa Festival: “William Forsythe /Ioannis Mandafounis / Dresden Frankfurt Dance Company”