Roma, Palazzo delle Esposizioni: “Filippo Sassoli. Invenzioni a due dimensioni”

Roma, Palazzo delle Esposizioni – Sala Fontana
FILIPPO SASSOLI. INVENZIONI A DUE DIMENSIONI
A cura di Azienda Speciale Palaexpo
Promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo
Roma, 01 ottobre 2025
Non sono i monumenti a catturare lo sguardo di Filippo Sassòli, ma le pieghe meno visibili della città: un chiusino arrugginito, una conchiglia affiorata dal bianco del foglio, un arco che appare come sospeso tra la rovina e la sopravvivenza. Dal 2 ottobre al 9 novembre 2025, nella Sala Fontana del Palazzo delle Esposizioni di Roma, la mostra Filippo Sassòli. Invenzioni a due dimensioni riunisce oltre cento lavori fra disegni e riproduzioni, rivelando l’arte di un autore che trasforma i dettagli marginali in mappe interiori. Nato a Roma nel 1961, Sassòli si muove da quarant’anni tra illustrazione editoriale, collaborazioni con quotidiani e riviste, libri per l’infanzia. Nei suoi disegni emerge una qualità rara: la capacità di restituire al segno un valore meditativo, un ritmo lento, in contrasto con la velocità delle immagini digitali. Il titolo della mostra sintetizza la sua poetica: invenzioni che restano su due dimensioni, senza inseguire l’illusione prospettica, ma capaci di evocare profondità interiori attraverso il dialogo fra linea e vuoto. Il percorso espositivo si divide in tre capitoli. Nelle Archigrafie romane, Sassòli disegna resti archeologici che convivono con architetture di epoche successive. Non sono vedute celebrative, ma composizioni essenziali in cui la pietra antica si intreccia a geometrie contemporanee. Roma appare come organismo in perenne mutazione, stratificazione che resiste e si reinventa. La carta diventa spazio sospeso, dove ogni rovina non è solo passato, ma materia viva che continua a dialogare con il presente. Le Zoografie marine spostano lo sguardo su un universo acquatico: pesci, polpi, conchiglie emergono dai fogli con leggerezza, come se il mare si insinuasse tra le fenditure della città. Non è naturalismo, ma evocazione: creature che resistono, presenze che sopravvivono all’assenza umana. L’artista ribalta il dramma della devastazione ambientale mostrando la forza silenziosa della natura, che si insinua con pazienza e che continua a respirare nonostante l’uomo. I Chiusini romani sono forse la sezione più sorprendente: tombini e griglie urbane diventano oggetti enigmatici, soglie che separano e uniscono, imprigionano e proteggono. Sassòli li eleva a simboli: varchi verso un mondo sotterraneo invisibile ma pulsante. È un invito a chinarsi, a guardare sotto i piedi, a riconoscere il valore di ciò che è ignorato. L’arte restituisce dignità al dettaglio quotidiano, trasformandolo in soglia poetica. La mostra non è pensata come antologica, ma come dialogo con la città. Accanto ai 52 disegni a tecnica mista si trovano 22 illustrazioni pubblicate sull’Osservatore Romano e 35 biglietti natalizi realizzati dal 1990 a oggi: lavori che mostrano la versatilità dell’artista e la sua capacità di muoversi tra registri diversi, dal grande al piccolo, dal pubblico al privato. È una produzione che non si esaurisce nella dimensione espositiva, ma che testimonia la continuità di un gesto creativo legato alla carta, al tratto, al silenzio della mano. Il vero protagonista rimane il tempo: non quello lineare, ma quello stratificato delle rovine, quello resiliente delle creature marine, quello sotterraneo custodito nei chiusini. Sassòli sembra dirci che il visibile è sempre attraversato dall’invisibile, che la città vive di memorie depositate nei suoi margini e nei suoi interstizi. Roma, con le sue stratificazioni, non è sfondo ma interlocutrice, città che continua a resistere e a reinventarsi. Visitare la mostra significa accettare un ritmo diverso: i disegni non si consumano in un colpo d’occhio, ma chiedono tempo, disponibilità a leggere il dettaglio, a sostare nel bianco della carta. Alcune opere, come Cecilia Metella del 2021, mostrano la forza evocativa del frammento; altre sorprendono per la minuzia geometrica delle trame. In tutte si ritrova la stessa attitudine: trasformare l’ordinario in soglia, restituire potenza poetica a ciò che sembra marginale. Invenzioni a due dimensioni non è una mostra gridata, ma è un esercizio di attenzione. Nel silenzio dei fogli, Sassòli insegna a rallentare, a guardare ciò che solitamente passa inosservato. Si esce con la sensazione che un tombino, un pesce o un rudere possano raccontare più di quanto appaia. Un’arte che non chiede di stupire, ma di osservare: forse il compito più necessario oggi, in un tempo saturo di immagini fugaci.