Le Cantate di Johann Sebastian Bach: diciassettesima domenica dopo la Trinità

La genesi della Cantata Wer sich selbst erhöhet, der soll erniedriget werden BWV 47 che chiude il trittico della partiture dedicate alla diciassettesima Domenica dopo la Trinità non è chiara. Sebbene la prima esecuzione conosciuta risalga al 13 Ottobre 1726, durante il terzo ciclo di cantate scritte da Bach a Lipsia, l’opera potrebbe essere stata scritta prima che Bach arrivasse a Lipsia. Si apre con un coro (Nr.1) fugato imponente e di grande effetto, dalla struttura molto chiara e ricco di episodi. Nell’aria tripartita del soprano, l’obbligato strumentale presenta una melodia figurativa inquieta su semicrome delicate nella linea del basso continuo. In una ripresa degli anni ’30 vi fu l’inserimento di un violino nell’accompagnamento ma le indicazioni nella partitura e i commenti successivi di Carl Philipp Emanuel Bach suggeriscono tuttavia che la versione originale fosse stata scritta per organo obbligato.  Nel recitativo accompagnato (Nr.3), il basso non usa mezzi termini quando descrive l’umanità come «Kot, Staub, Asch und Erde» (letame, polvere, terra e cenere) – l’originale di Helbig usa addirittura la parola «Stank» (puzza) al posto di «Staub» – sottolineando così il divario tra i semplici mortali e la maestà divina. Infatti, il fatto che il Creatore si sia abbassato per amore dei vanitosi figli della terra non dà loro alcun diritto a un trattamento di favore! Qui, l’accompagnamento gelido degli archi non fa nulla per attenuare questo rimprovero, ma rafforza, come un pulpito scolpito dal suono, la distanza tra il messaggio e i destinatari. Nella parte finale in mi bemolle maggiore e nella sua confortante promessa, emerge poi un nuovo calore, che conferisce alle tenere linee del violino e dell’oboe nell’aria seguente un bagliore incantato. Qui, il basso  si unisce alla preghiera e supplica con fiducia: «Jesu beuge doch mein Herze» (Gesù, piega il mio spirito). Una splendida aria lirica con oboi solisti e violino. L’armonizzazione del Corale “Warum betrübst du dich mein Herz” conclude l’opera.
Nr.1 – Coro
Chiunque si esalta sarà umiliato,
e chi si umilia sarà esaltato
Nr.2 – Aria (Soprano)
Chi vuole essere definito un vero cristiano
deve coltivare l’umiltà;
l’umiltà proviene dal Regno di Gesù.
La superbia è simile al demonio;
Dio non ama tutti coloro
che non abbandonano la loro arroganza.
Nr.3 – Recitativo (Basso)
L’uomo è letame, peste, cenere e terra;
è possibile che dall’orgoglio,
nato dal diavolo,
sia ancora stregato?
Ah, Gesù, figlio di Dio,
creatore di tutte le cose,
si è umiliato e abbassato per noi
sopportando l’ignominia e lo scherno;
e tu, povero verme, ti vuoi vantare?
È un comportamento cristiano?
Vai, vergognati, creatura arrogante,
pèntiti e segui le orme di Gesù,
pròstrati con fede davanti a Dio!
Egli ti risolleverà al tempo opportuno.
Nr.4 – Aria (Basso)
Gesù, piega il mio cuore
sotto il tuo braccio potente,
affinchè io non perda la mia salvezza
come Lucifero.
Che io cerchi la tua umiltà
e maledica per sempre l’orgoglio;
donami uno spirito umile
che sia da te apprezzato!
Nr.5 – Corale
Rinuncio volentieri agli onori del mondo,
concedimi l’eternità
che hai conquistato
per mezzo della tua dura e amara morte,
questo ti prego, mio Signore e mio Dio.
Traduzione Emanuele Antonacci