Le Cantate di Johann Sebastian Bach: sedicesima Domenica dopo la Trinità

Wer weiß, wie nahe mir mein Ende? BWV 27 eseguita la prima volta a Lipsia il 6 ottobre 1726 completa il trittico delle partiture dedicate alla sedicesima Domenica dopo la Trinità.  Si tratta di un’opera singolare, anche sotto il profilo del testo, dal momento che, al Nr.1 propone la prima strofa del Lied (del 1688) omonimo di Ämilie Juliane Contessa di  Schwarzburg-Rudolstadt (1637-1706), sotto un sospiroso intreccio degli archi e le parti ornamentali e molto dettagliate dell’oboe, il corale è cantato in stile blocco dal coro con i commenti dei vari solisti. Questo metodo già presente in movimenti interni di altre  cantate, questo metodo appare qui per la prima volta in un coro di apertura. Dopo un recitativo tenore (Nr.2), il contralto canta un’aria (Nr.3) avvincente con l’accompagnamento del corno inglese e dell’organo. Bach, piuttosto rassegnato dallo scarso livello degli strumenti a sua disposizione, scrive sempre più spesso parti obbligate e di rilievo per l’organo, lo strumento che riteneva potesse essere suonato al meglio, coinvolgendo il figlio Carl Philip Emmanuel ormai abbastanza grande per partecipare alle cantate. La brillante trama dell’organo avvolge  il malinconico corno inglese e l’espressiva voce contralto crea una trama musicale di grande impatto. Il recitativo del soprano (Nr.4) che segue ha un carattere operistico, con gli archi che illustrano le ali degli uccelli., porta all’aria per basso (Nr.5)  con gli archi tutta giocata sull’alternanza delle due espressioni del testo Il “Buona notte” e il “tumulto del mondo”: da un lato un ritmo di “Sarabanda”, dall’altro un tumultuoso disegno di note ribattute, ritmicamente ben sostenute, che  illustrano il conflitto tra il cielo e il mondo tumultuoso del testo. Il corale, a cinque voci, è l’unica armonizzazione corale in tutte le cantate non composte da Bach. Qui egli riprende un’armonizzazione del 1682 di Johannes Rosenmüller. L’armonia leggermente arcaica e il commovente passaggio al metro ternario quando si parla del Cielo sono la conclusione perfetta di questa pregevole partitura.
Nr.1 – Corale e Recitativo

Coro
Chi sa quanto è vicina la mia fine?

Soprano
Solo il mio amato Dio sa
se il mio pellegrinaggio sulla terra
sarà breve o lungo.
Coro
Il tempo fugge, la morte s’avvicina,
Contralto
e alla fine arriva il momento
in cui essi si incontrano.
Coro
Ah, quanto velocemente e presto
può giungere la mia agonia!
Tenore
Chi sa se non sia oggi che la mia bocca pronunci le
sue ultime parole.
Per questo prego in ogni momento:
Coro
mio Dio, ti prego per il sangue di Cristo,
concedimi una buona fine!
Nr.2 – Recitativo (Tenore)
La mia vita non ha altro scopo
che morire serenamente
e conservare la mia parte di fede;
per questo vivo in ogni istante
disponibile e pronto alla tomba,
e il lavoro che le mie mani compiono,
lo faccio come se sapessi
di dover morire oggi stesso:
una buona fine rende tutto buono!
Nr.3 – Aria (Contralto)
Benvenuta! Questo dirò
quando la morte sarà al mio capezzale.
La seguirò con gioia, quando mi chiamerà,
alla tomba,
portando tutte le mie pene
con me.
Nr.4 – Recitativo (Soprano)
Ah, se potessi già essere in cielo!
Desidero partire
e con l’Agnello
festeggiare la felicità
circondato dalla schiera dei beati.
Datemi delle ali!
Ah, se potessi già essere in cielo!
Nr.5 – Aria (Basso)
Buona notte, tumulto del mondo!
Prendo da te congedo;
ho già un piede di là
presso il mio Dio in cielo.
Nr.6 – Corale
Mondo, addio! Sono stanco di te,
voglio salire in cielo
dove ci saranno la pace vera
e l’eterno, supremo riposo.
Mondo, in te solo morte e contesa,
nient’altro che vanità,
nel cielo sono per sempre
gioia, pace e felicità.
Traduzione Emanuele Antonacci