Lucca, Auditorium di San Francesco: “La costanza trionfante” di Vivaldi

Lucca, Auditorium di San Francesco
“LA COSTANZA TRIONFANTE DEGLI AMORI E DEGLI ODII”

Dramma per musica di Antonio Marchi
Musica di Antonio Vivaldi
Doriclea/Getilde  VALERIA LA GROTTA

Eumena/Farnace CECILIA MOLINARI
Olderico VALENTINO BUZZA
“Modo Antiquo”
Direttore Federico Maria Sardelli
Lucca,  19 ottobre 2025
Molti sono gli scoop su improvvisi ritrovamenti di melodrammi ritenuti perduti. Alcuni, come il Germanico improvvidamente attribuito a Händel, possono rivelarsi attribuzioni clamorosamente false; in altri rischia di prevale la mano dello scopritore che ricostruisce in stile le tante parti mancanti. Nel caso della Costanza trionfante degli amori e degli odii (“dramma per musica” di Vivaldi su testo di Antonio Marchi allestito al Teatro di San Moisè a Venezia nel carnevale del 1716) ci si trova davanti a una riscoperta importante (patrocinata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca), frutto non dell’apparizione d’un manoscritto sbucato fuori da qualche collezione privata bensì d’un paziente lavoro filologico che nell’indagare sillogi vocali di varia provenienza ha permesso di recuperare, nel corso di anni di ricerche, 18 arie su 35, e dunque restituire all’ascolto poco più della metà dell’opera. A garantire l’autorevolezza dell’operazione è Federico Maria Sardelli, curatore dal 2007 del catalogo vivaldiano Ryom per conto dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi e massimo esperto della musica del ‘prete rosso’ (la lettura del suo libro Vivaldi secondo Vivaldi è fortemente consigliata, anche ai non addetti ai lavori). La trama della Costanza trionfante, ancora legata alla disordinata drammaturgia seicentesca di conio spagnolo, è intessuta di colpi di scena, continue schermaglie e strategici cambi di identità (ben quattro sono i travestimenti dei personaggi). Per renderne più agevole la comprensione Sardelli tra un’aria e l’altra ha letto dal podio una sintesi molto chiara (e a tratti divertente per l’ironia dei commenti su certe astrusità del plot) di ciò che accade lungo i tre atti del dramma. Questa scelta ha tenuto altissima l’attenzione del pubblico che ha riempito la grande chiesa-auditorium di San Francesco apprezzando la qualità timbrica e la sincerità espressiva dell’ensemble Modo Antiquo, qui ridotto a soli archi e clavicembalo poiché le fonti riscoperte riportano in quasi tutti i casi solo la linea dei bassi e/o dei violini primi (talvolta delle violette). Un encomio particolare va ai tre cantanti che suddividendosi, a seconda della loro corda, le parti dei personaggi dell’opera sono stati talvolta chiamati a eseguire anche tre brani di fila. Il soprano Valeria La Grotta ha interpretato le cinque arie superstiti di Doriclea, più altre due arie sostitutive (“È ver la navicella” e “Luccioletta vezzosetta”) riferibili alla Costanza trionfante, oltre al duetto di Getilde-Farnace. Raffinatissima la resa delle variazioni nelle sezioni del da capo, squisito il timbro, tanto nella zona acuta quanto in quella mediana, e ben proiettati i gravi; a suo perfetto agio nelle colorature, sempre ben sgranate, ha evidenziato ogni piega espressiva del testo con dizione impeccabile. Il mezzosoprano Cecilia Molinari ha cantato cinque arie di Eumena e una di Farnace (oltre al già citato duetto), padroneggiando i passi di agilità, senza mai perdere la vellutata morbidezza che contrassegna la sua particolare grana vocale, e cangiando con sveltezza i diversi ‘affetti’ delle arie. Al tenore Valentino Buzza, tra i pochi tenori davvero esperti nella scrittura d’agilità barocca e dotato di un volume che sa sempre adeguarsi ai corretti margini stilistici settecenteschi, è spettata l’aria di furore di Olderico “Non sempre folgora” e l’aria “La vendetta è un dolce inganno” proveniente dall’Arsilda regina di Ponto (Teatro S.Angelo di Venezia, autunno 1716). Sardelli ha curato la registrazione discografica della Costanza trionfante, in uscita all’inizio del 2026, che permetterà d’immortalare un’altra gemma della produzione operistica vivaldiana.