Novara, Teatro Carlo Coccia, stagione lirica 2025
“DON GIOVANNI”
Melodramma gioco in tre atti su libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Don Giovanni CHRISTIAN FEDERICI
Il Commendatore LUCA DELL’AMICO
Donna Anna MARIA MUDRYAK
Don Ottavio VALERIO BORGIONI
Donna Elvira LOUISE GUENTER
Leporello STEFANO MARCHISIO
Masetto GIANLUCA FAILLA
Zerlina ELEONORA BOARETTO
Time Machine Ensamble
Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno
Direttore Arthur Fagen
Maestro del coro Pasquale Veleno
Regia Paul-Émile Fourny
Scene Benito Leonori
Costumi Giovanna Fiorentini
Luci Patrick Méeüs
Video designer Mario Spinaci
Coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro Marrucino di Chieti, Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz, NOF Nouvel Opéra Fribourg – Neue Oper Freiburg
Novara, 26 Ottobre 2025
Frutto di un’ampia collaborazione internazionale arriva a Novara una produzione di “Don Giovanni” decisamente riuscita sia sul piano musicale sia su quello scenico.
Resta un po’ in ombra la parte orchestrale. Il Time Machine Ensamble è di fatto la formazione stabile del festival Persolesi-Spontini, alle prese con il capolavoro mozartiano mostra ancora un po’ di immaturità per altro comprensibile. Arthur Fagen non parte benissimo, l’ouverture è un po’ pesante e lo stesso vale per la
scena del Commendatore. Va però crescendo trovando un buon equilibrio complessivo – pur con qualche piccolo scollamento tra buca e palcoscenico. Viste le dimensioni ridotte dell’orchestra e aiutato dall’ottima acustica del teatro novarese punta a una lettura quasi cameristica che evidenzia i singoli esecutori e le singole sezioni. Mostra grande mestiere nell’accompagnamento dei cantanti e regge il tutto sicurezza non mancando neppure della giusta imponenza nel grande finale. Buona la prova del coro del teatro Ventidio Basso che pur con una formazione ridotta mostra sempre la giusta presenza sonora e un’ammirevole pulizia interpretativa. Molto suggestiva la regia dalle tinte gotiche di Paul-Émile Fourny. Il registra francese prende alla lettera la natura demonica di Don Giovanni e la fonde con quella di un altro mostro dell’immaginario letterario: il Vampiro, il Dracula di Brian Stoker riletto attraverso l’estetica del film di Coppola. All’interno di un teatro in rovina si recita il tragico destino di Don Giovanni-Dracula. Il personaggio ha tutto il fascino ipnotico della parte – restando però una figura malvagia e respingente, lontana dal creare qualunque empatia con lo spettatore – domina gli altri personaggi con il suo magnetismo, si nutre del loro sangue ma nel suo deliro di onnipotenza non si rende conto di sprofondare nell’abisso segnato dello scontro con il Commendatore, anch’essa figura vampiresca ma più antica e potente, capace di
esprimere il proprio dominio in accordo e non in contrasto con il mondo esterno. L’estetica dei personaggi guarda molto al film di Coppola stabilendo ideali associazioni tra i personaggi: Donna Anna-Mina, Don Ottavio-Van Helsing (molto interessante l’idea di farne il campione di una visione razionale del mondo contro le potenze demoniache), Zerlina-Lucy. La regia – al netto di qualche eccesso nelle scene comiche – coglie momenti di rara finezza attoriale: Zerlina di fatto ipnotizzata dalla sguardo magnetico del vampiro seduttore salvata al momento del morso dall’intervento di Elvira o la durissima lotta che Anna combatte contro il vampirismo che si fa strada dopo il morso subito così che la ritrosia nei confronti di Ottavio è frutto della volontà di proteggere l’amato dalla maledizione che la divora. Ottima la compagnia di canto, omogenea e pienamente inserita nello spettacolo. Christian Federici è un Don Giovanni di alto livello. Baritono dai bei riverberi scuri
canta con eleganza e grande senso stilistico – la serenata è un’autentica lezione di canto a fior di labbro. A colpire maggiormente è però la capacità di scolpire la parola, la fermezza dell’accento e la ricchezza del fraseggio. Alla prese con un personaggio titanico Federici ne esce vincitore con tutti gli onori. La strepitosa presenza scenica completa alla perfezione il ritratto del seduttore. Valerio Borgioni è un Don Ottavio di grande impatto. Voce di radioso lirismo ma mai esangue anzi di una virilità nobile e radiosa. La setosa morbidezza dell’emissione – mezzevoci magistrali – e la facilità sugli acuti lo confermano uno dei talenti più interessanti della sua generazione. Sul piano interpretativo tratteggia un personaggio di forte spicco, fermo scoglio contro il dilagare delle forze oscure facendone – giustamente – il vero contraltare di Don Giovanni. Stefano Marchisio è un Leporello forse un po’ caricato – per scelte registiche – ma si fa ammirare per la chiarezza della dizione e la facilità nei sillabati. Rende in modo convincente la doppia natura del personaggio, affascinato
dal padrone ma capace anche di guardarlo con disincanto. Raramente si ascolta un Commendatore della qualità di Luca Dell’Amico, voce di autentico basso profondo, imponente nella cavata ma sempre perfettamente controllata, dizione perfetta, accento scultore e fortissima presenza scenica. Per una volta il Commendatore ha la giusta grandezza e nello scontro finale risulta dominante. Gianluca Failla è un Masetto ben cantato e interpretato con gusto, dando al personaggio una ingenuità popolaresca che ben gli si aggrada. Rivelatasi come Mimì a Novara Maria Mudryak è una Donn’Anna insolitamente lirica e luminosa nel timbro ma dal forte temperamento espressivo. La voce è ricca di armonici, omogenea e compatta su tutta la linea, gli acuti ricchi di suono e le colorature nitide e precise. Ottima attrice e dotata di un fascino scenico innegabile rende alla perfezione la lettura insolita e complessa data dalla regia. Praticamente debuttante in un ruolo di prestigio Louise Guenter (Donna Elvira) mostra qualità degne di nota. Magari l’emissione potrebbe essere a tratti più morbida, qualche traccia di emozione si sente. La voce è però bella, robusta e ricca di armonici, il temperamento notevole e in scena si muove con naturalezza. Una voce da seguire con attenzione. Beniamina del pubblico novarese Eleonora Boaretto conferma ogni volta la sua crescita. Zerlina vocalmente ricca, cantata con timbro cristallino e gusto impeccabile. Interpretativamente è lontana da ogni leziosaggine e dona al personaggio una consistenza, anche drammatica, e una complessità non certo comuni. Foto M.Pozzi
Novara, Teatro Carlo Coccia: “Don Giovanni”