Roma Museo del Genio
MUSEO DEL GENIO DELL’ESERCITO ITALIANO
Promosso da: Ministero della Difesa, Esercito Italiano, Difesa Servizi S.p.A.
Produzione e organizzazione: Arthemisia
Partner: Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, Poema
Sponsor: Generali Valore Cultura
Mobility partner: Frecciarossa – Treno Ufficiale
Media partner: la Repubblica
Mostre inaugurali:
Vivian Maier. The Exhibition
a cura di Anne Morin
Produzione: Arthemisia, in collaborazione con Vertigo Syndrome e Chromaphotography
Pop Air
di Ugo Nespolo
Anteprima mondiale – Installazioni site specific
Roma, 30 ottobre 2025
Ci sono luoghi a Roma che sembrano antichi animali di pietra: silenziosi, immobili, eppure pronti, da un momento all’altro, a rimettersi in cammino. Il Museo del Genio dell’Esercito Italiano è uno di questi. Per anni ha dormito dietro i cancelli severi dell’istituzione militare, custodendo in silenzio un tesoro di invenzioni, disegni, memorie tecniche e sogni d’ingegneri. Dal 31 ottobre 2025, questo luogo si ridesta e apre finalmente le sue porte al pubblico.
E Roma, che vive di rinascite come di respiri, ritrova in esso una voce nuova, limpida e inattesa: quella dell’intelligenza che diventa memoria, della conoscenza che si fa racconto. Non è un museo qualunque. Il nome, Museo del Genio, non rimanda soltanto a un corpo militare, ma a un modo di essere del pensiero italiano: curioso, costruttivo, audace. In esso si riconosce l’eredità di chi, nei secoli, ha trasformato la necessità in invenzione e la disciplina in arte. L’iniziativa, promossa da Difesa Servizi su mandato del Ministero della Difesa e delle Forze Armate, nasce come progetto di valorizzazione, ma si compie come atto di fiducia verso la cultura: un tentativo di far dialogare la memoria del lavoro tecnico con il linguaggio vivo della bellezza. La sua denominazione completa, Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio (ISCAG), racconta una doppia natura: quella di centro di studio e di luogo d’incontro. Tra biblioteca specialistica, archivio fotografico e collezioni di strumenti, il museo appare come una grande macchina del sapere, dove la scienza si intreccia alla poesia delle forme. Ogni oggetto, dai più minuti ai più monumentali, conserva la tenerezza dell’ingegno umano: la stessa che fa brillare il metallo degli strumenti di Guglielmo Marconi, o vibrare, dentro una piccola teca, il legno di uno dei primissimi telefoni di Antonio Meucci.
Guardarli è come ascoltare una voce che viene da lontano, quella di uomini che hanno osato immaginare la parola che corre nell’aria, il suono che viaggia invisibile, la connessione prima ancora che la modernità la nominasse. Il percorso espositivo non impone, accompagna. È pensato come un cammino narrativo, dove la tecnica diventa racconto e la curiosità, esperienza. Il visitatore attraversa un paesaggio dell’intelligenza, scoprendo che anche la meccanica può essere una forma di poesia, e che dietro ogni calcolo c’è una visione del mondo. Così, la storia del Genio – nata per costruire ponti, per tracciare strade, per immaginare macchine – si apre a un significato più ampio: quello di una creatività che serve l’uomo e la sua libertà. A dare corpo a questa rinascita, due mostre inaugurali che dialogano tra loro come due linguaggi diversi dello stesso sentimento.
La prima è “Vivian Maier. The Exhibition”, curata da Anne Morin, un viaggio nell’universo della misteriosa fotografa americana che, armata solo della sua Rolleiflex, seppe raccontare la vita delle città con sguardo pudico e profondo. Nata nel silenzio dell’anonimato, oggi Vivian Maier è celebrata come una delle voci più sincere della fotografia contemporanea. Nelle oltre duecento immagini esposte, prodotte da Arthemisia in collaborazione con Vertigo Syndrome e Chromaphotography, si ritrovano gli stessi valori che animano il Museo del Genio: la pazienza, l’attenzione, l’amore per il dettaglio e per ciò che sfugge allo sguardo distratto. Accanto a lei, la leggerezza giocosa e visionaria di Ugo Nespolo con la mostra “Pop Air”, presentata in anteprima mondiale. Le sue sculture gonfiabili, colorate e monumentali, sembrano galleggiare nell’aria come pensieri allegri, ma nascondono un’ironia sottile e sapiente.
Nespolo, con la sua intelligenza affilata, trasforma il museo in un teatro dell’immaginazione, dove l’arte diventa un atto di respiro, un invito a sorridere di fronte alla gravità del mondo. In lui, il gioco non è mai evasione: è una forma di conoscenza leggera, la stessa che permette al genio – tecnico o artistico che sia – di continuare a inventare. Le due mostre, così diverse, si rispecchiano come due poli della stessa energia. Da un lato, la fotografia che osserva e custodisce; dall’altro, la scultura che esplode e reinventa. Entrambe incarnano la vocazione del museo a farsi ponte tra passato e presente, tra memoria e futuro. Non un semplice spazio espositivo, dunque, ma un centro di vita culturale, un luogo che accoglie e interroga, che unisce le voci della storia e dell’arte in una medesima lingua di curiosità e di stupore. Il progetto, frutto della collaborazione tra il Ministero della Difesa, l’Esercito Italiano e Difesa Servizi, è prodotto e organizzato da Arthemisia, in partnership con la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e Poema.
Tra gli sponsor figurano Generali Valore Cultura, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale e media partner la Repubblica. Ma più che una somma di enti e patrocini, il Museo del Genio rappresenta una nuova alleanza tra istituzioni e cittadini, tra il sapere tecnico e la sensibilità artistica. Visitandolo, si ha la sensazione che tutto, anche il più piccolo bullone, sia stato posato con la grazia di un gesto umano. E che dietro ogni invenzione ci sia un desiderio antico: quello di comprendere, di collegare, di costruire ponti — materiali o simbolici — tra gli uomini. Roma, con la sua capacità di tenere insieme passato e presente, non poteva trovare luogo più giusto per questo dialogo. Nel Museo del Genio, gli antichi animali di pietra tornano a respirare, e con loro respira una città che non smette mai di cercare nella memoria la propria idea di futuro.
Roma, Museo del Genio: “Vivian Maier. The Exhibition e Ugo Nespolo. Pop Air”