Sassari, Teatro Verdi
“SE IL MARE SAPESSE…”
Opera in due atti ispirata alla “Preghiera del mare” di Khaled Hosseini
Prima esecuzione assoluta
Musica e libretto di Giovanna Dongu
Aurora ELISABETTA OBINO
Padre MARCO SOLINAS
Madre JESSICA LOAIZA PÉREZ
Orchestra Progetto Enarmonia
Coro dell’Associazione Musicale Rossini
Coro di voci bianche dell’Associazione Musicale Rossini
Direttore Gabriele Verdinelli
Maestro del coro Clara Antoniciello
Voci bianche dirette da Claudia Dolce
Regia e allestimento Sante Maurizi
Light designer Tony Grandi
Danzatrici del Liceo coreutico “Azuni”
Coordinamento Cristina Tagliaverga
Costumi del Liceo artistico “Figari”
Coordinamento Barbara Sanna e Stefania Spanu
Sassari, 28 settembre 2025
“Se il mare sapesse…” è il titolo dell’opera della compositrice Giovanna Dongu andata in scena in prima assoluta domenica 28 settembre al Teatro Verdi di Sassari, in occasione della centoundicesima Giornata del Migrante e del
Rifugiato, in una produzione a cura della Fondazione Accademia, Casa di Popoli, Culture e Religioni. L’autrice si è liberamente ispirata alla “Preghiera del mare” dello scrittore arabo Khaled Hosseini, che a sua volta nacque come tributo letterario alla vicenda del piccolo Alan Kurdi, il bambino siriano che perse la vita in un tragico naufragio, immortalato in una foto che raggiunse le coscienze di tutto il mondo. Il testo di Hosseini altro non è che una lettera scritta da un padre al proprio figlio alla vigilia di un viaggio che segnerà i loro destini, una riflessione poetica e profonda su un passato irrimediabilmente perduto, sulle insidie della traversata, le speranze per un futuro migliore e le incognite che riserverà loro la vita in una terra ignota. Un
tema tristemente attuale cui la compositrice, autrice anche del libretto, ha voluto dare un’ambientazione sarda, con l’intento di sottolineare il valore universale della tematica affrontata. Non possiamo in realtà parlare di una vera e propria vicenda come ci si aspetterebbe solitamente in un’opera di teatro musicale, quanto di una riflessione, intensa e partecipe sui temi della perdita, dell’assenza, della paura per un futuro incerto e dell’anelito alla pace.
La rinuncia a qualsivoglia sviluppo narrativo dettata dal testo, cui forse meglio si sarebbe adattata una forma non scenica quale ad esempio un oratorio, ha determinato una certa staticità dello spettacolo, condizionandone in qualche misura, in particolare nel primo atto, anche i contenuti musicali.
La partitura di Giovanna Dongu è permeata di una intensa partecipazione emotiva alla condizione umana dei suoi personaggi, descritta attraverso l’uso di un linguaggio molto personale, in cui le suggestioni della contemporaneità
coesistono con l’arcaica solennità della tradizione polifonica italiana. Il risultato è ricco di spunti interessanti fra i quali vanno segnalati l’originale ricerca timbrica basata su un impiego dell’orchestra focalizzato di volta in volta sulle singole sezioni piuttosto che sul pieno organico e l’efficacia della scrittura corale, cui sono riservate le parti forse più intense e riuscite dell’opera nelle quali l’autrice è riuscita a conferire al coro il carattere di “moltitudine”, di insieme di individualità piuttosto che di massa compatta.
Notevole anche la capacità di attingere a fonti del repertorio tradizionale sardo mantenendole riconoscibili seppur inserite in un tessuto sinfonico
complesso. Quest’ultimo aspetto, indubbiamente funzionale all’ambientazione in terra sarda, pur arricchendo l’opera di contenuti musicali, ha in qualche modo minato il senso di alterità che caratterizzava la vicenda originale, quasi a voler sostituire la paura, drammatica e tangibile di perdere la vita o i propri cari con quella, decisamente molto più “occidentale”, di dover rinunciare a frammenti della propria identità. La rappresentazione era affidata alla direzione musicale di Gabriele Verdinelli, che ha condotto con mano sicura e accurata l’eccellente orchestra Progetto Enarmonia – una realtà professionale in costante crescita – garantendo con efficacia il coordinamento con le voci sul palco. Ottime le prove delle voci del baritono Marco Solinas nel ruolo del padre, del soprano Jessica Loaiza Pérez in quello della madre e della giovanissima Elisabetta Obino in quello di Aurora. Fondamentali per la buona riuscita dello spettacolo la presenza del Coro e del Coro di voci bianche dell’Associazione Rossini, preparati rispettivamente da Clara Antoniciello e Claudia Dolce. Prezioso, in particolare nel primo atto, anche il contributo delle danzatrici del Liceo Coreutico Azuni, coordinate da Cristina Tagliaverga. La regia e l’efficace allestimento di Sante Maurizi hanno arricchito con alcune intuizioni, quali ad esempio le proiezioni delle macerie di Gaza davanti al popolo migrante, i momenti più drammatici dello spettacolo così come le luci di Toni Grandi, che hanno fornito un commento visivo pregevole e accurato. L’evento ha registrato un “Sold Out” ed ha riscosso un meritato e caloroso successo. Foto Michela Leo