Auditorium RAI “Arturo Toscanini”, di Torino, stagione sinfonica 2025-26
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Coro Femminile Maghini, Voci bianche del Teatro Regio di Torino
Direttore Andrés Orozco-Estrada
Mezzosoprano Anke Vondung
Maestri dei Cori Claudio Chiavazza, Claudio Fenoglio
Gustav Mahler: Sinfonia n. 3 in re minore, per voce, coro femminile, coro di bambini e orchestra su testi tratti da Also sprach Zarathustra di Friedrich Nietzsche e da Des Knaben Wunderhorn.
Torino, 10 ottobre 2025.
L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, in un Auditorium “Arturo Toscanini” esaurito, inaugura, tra corbeilles di rose, la nuova stagione di concerti 2025-26, eseguendo, sotto la direzione del Direttore Principale Andrés Orozco-Estrada, la gigantesca Sinfonia n.3 di Gustav Mahler. La sinfonia è assolutamente “gigantesca” in moltissimi aspetti: la durata complessiva di più di 100 minuti; il numero dei musicisti, oltre 110; il numero di coristi, quasi 100. Divisa in due parti: la prima completamente occupata da un unico movimento, Energico-Deciso, forse il più lungo che si possa trovare nell’intera letteratura sinfonica, dura tre quarti d’ora; la seconda parte, di un’ora, raggruppa poi i rimanenti cinque movimenti. Nel quarto è incluso l’a-solo del mezzosoprano che canta un brano dallo Zarathustra di Nietzsche; nel quinto ci stanno le canzoncine dei cori, su filastrocche tratte dal Magico corno del fanciullo. L’opera richiede un tale gravoso impegno artistico e organizzativo da essere pochissimo eseguita, almeno in Italia. A Torino, alla RAI,
bisogna risalire al 1999 e alla direzione del compianto Giuseppe Sinopoli. Per l’occasione è giunta dalla Germania il mezzosoprano Anke Vondung che con delicatezza e passione ha intonato gli enigmatici versi del poemetto di Nietzsche: vellutato il timbro, contenuto il vigore. Sono cittadini invece i due complessi corali: la sezione femminile del Coro “Ruggero Maghini” diretto da Claudio Chiavazza; il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino diretto da Claudio Fenoglio che, con eccessiva omogeneità di timbri, voci bianche e voci femminili sostanzialmente indifferenziate tra loro, si lanciavano nelle puerili rincorse delle cantilene infantili del Corno magico del Fanciullo. Felicissima l’esecuzione orchestrale che segue una visione del tutto personale ed entusiasta di Andrés Orozco-Estrada. È difficile riscontrare, nell’immenso primo tempo della sinfonia, una rigorosa struttura formale classica che riporti in qualche modo alla forma sonata; Mahler ha ugualmente disconosciuto, cancellando le didascalie originariamente approntate, ogni adesione ad un taglio rapsodico-descrittivo da poema sinfonico. Sboccia e fiorisce prepotentemente il suono nei variegati impasti dei timbri strumentali. In ciò si riflette la perizia direttoriale dell’autore e la sua conoscenza dell’orchestra come strumento complesso e meraviglioso. C’è chi carica
l’opera mahleriana di visioni panico-dionisiache, chi di sott’intesi psicologici e freudiani e ancora chi ci vede le avvisaglie di incombenti catastrofi. Orozko-Estrada, con l’evidente complicità di una divertita OSNRAI, imbocca una via che privilegia una bellezza leggera, che asseconda il gioco e il divertimento. Ci saranno pure i richiami alla natura, alle cacce, ai funerali e ai divertimenti dei bambini, ma tutto si risolve in un complesso e leggero gioco combinatorio di timbri orchestrali. Una grande mappa su cui i motti tematici si ripetono, ben giocati e riconoscibili, pur se camuffati, in un caleidoscopio di sfumature timbriche, anche tra loro contrastanti. Il direttore, l’orchestra e, con grande divertita partecipazione, i solisti in causa affrontano la variegata tavolozza con l’estrema serenità che traspare anche dalla fisicità dei loro atteggiamenti. Gli otto corni previsti, sono invero nove, innalzano le loro fanfare con sicurezza e protervia, e ne godono col pubblico l’inebriante effetto. Da lì gli altri legni, tutti moltiplicati per quattro, come pure lo sono trombe e tromboni. Gli archi sfoderano una pienezza di suono inaudita e i due timpani, col supporto delle altre percussioni, trionfano impavidi. È palpabile l’entusiasmo collettivo in cui tutto procede. Una pausa prolungata, come la vuole Mahler, chiude la prima parte; segue poi un menuetto-scherzo che parzialmente riporta la sinfonia in una zona più strutturata. Ci si incammina, con estrema leggerezza, su direttrici in cui l’oboe di Nicola Patrussi, il flauto di Alessandra Russo e il primo violino di Roberto Ranfaldi, hanno spazi per illustrarsi al meglio. Arriva poi la parentesi da cui emerge, in patetica lontananza, il fascino del Flügelhorn (corno del postiglione), suonato da Roberto Rossi, da una qualche parte, in alto, fuori dalla sala; e non si può non avvertire un moto del cuore. Come non pensare qui a Bach e alla sua riproduzione clavicembalistica del corno, nel Capriccio sulla partenza del fratello dilettisimo? Vengono poi i traslucidi pianissimi di corni ed archi ad introdurre il canto di Zaratustra a cui si aggiungono poi i campanellini e le campane e gli squilli dei bambini-angeli. In Mahler non mancano mai: bambini inquietanti, morticini, angeli che sempre si aggirano tra i righi. Orozco-Estrada, attenuandone il lato oscuro, ne fa godere i ritmi saltellanti e la vivacità timbrica. L’inserimento, nella grande costruzione sinfonica, della voce e del canto parrebbe riconducibile, non tanto nella nona beethoveniana, quanto nella traslucida Lobgesang di Mendelssohn. L’ultima sezione, il sesto tempo, inizia in pianissimo, con il clima di adagietto che troverà poi piena espansione nella quinta. Si ricupera mammano quanto è passato e si ridà ordine alle file degli strumenti per portarle, con qualche esitazione e con qualche attesa, alla pagina finale in cui le mazzette prodigiose di Gabriele Bartezzati e di Biagio Zoli siglano sonoramente, sui loro timpani, l’interlocutorio finale della sinfonia e scatenano, in sala, un successo inusitato. Sul palco sono tutti sorridenti e soddisfatti i protagonisti che si attardano a celebrare, a ragione, il direttore e, altrettanto a proposito, ad autocelebrarsi. Applausi e approvazioni unanimi, in un Auditorium in festa. Una felice inaugurazione di stagione. Ripresa radiofonica di RAI RADIOTRE e video di RAI5/RAICULTURA e su RAIPLAY.
Torino: La terza di Mahler per l’inaugurazione della stagione dell’Orchestra RAI