Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Parigi romantica pop”, 27 settembre-28 ottobre 2025
“OH LÀ LÀ!” – La chanson française tra Otto e Novecento
Duo Contraste
Tenore Cyrille Dubois
Pianoforte Tristan Raës
Venezia, 3 ottobre 2025
Cyrille Dubois e Tristan Raës – ben noti al pubblico del Palazzetto Bru Zane – abbandonando per una volta l’ambito alquanto raffinato della mélodie francese, hanno affrontato con umorismo e passione un repertorio più ‘leggero’, capace di sedurre ogni genere di pubblico: quello relativo alla chanson. In esso il valzer – che ai primi del Novecento, in forma cantata, divenne espressione dello spirito parigino – la fa da padrone, seppur convivendo con tendenze più ‘moderne’: dal valzer Boston (versione lenta, americanizzata del valzer) alla musica tzigana, dal bolero al foxtrot. Nel primo Ottocento tanti artisti hanno potuto fare carriera dedicandosi a questo genere ‘leggero’, in un’epoca in cui l’ascesa dell’editoria musicale ha favorito
il commercio di migliaia di pagine dal successo spesso effimero. Naturalmente è tra le due guerre mondiali del XX secolo, che la chanson raggiunge un livello di popolarità senza precedenti, complici il grammofono e la radio. Ma il coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto è anche legato all’affermarsi di nuovi luoghi di intrattenimento durante gli anni ruggenti: il caffè concerto della Belle Époque lascia il posto al music-hall e alle sale da ballo. Il ricorso al ritmo del valzer appare ancora obbligatorio, insieme l’attenzione alle novità provenienti dall’altra sponda dell’Atlantico: il jazz, insieme a tango, foxtrot, valzer Boston. È l’età d’oro della chanson, paradossalmente dovuta anche anche al difficile contesto economico: la crisi del 1929 costringe a ridurre drasticamente le spese per gli spettacoli, il che favorisce le forme di spettacolo più sostenibili economicamente come il recital di cantanti di varietà: assai meno costoso dell’Opera lirica o del Concerto sinfonico, esso basta ad attirare un vasto pubblico. E anche il pubblico, che gremiva la deliziosa sala dei concerti del Palazzetto Bru Zane si è lasciato sedurre dalla miriade di chansons, che hanno trovato in Cyrille
Dubois, sostenuto con intima partecipazione da Tristan Raës, l’interprete ideale. Il tenore normanno – uno tra i più autorevoli divulgatori del Grand Répertoire francese – si è dimostrato particolarmente versatile nell’aderire ai diversi colori, profumi, forme di questo florilegio, che ha affrontato con lo stesso amore, la stessa intensità espressiva, la stressa accuratezza nei particolari, che dedica ad altri repertori come quello dell’opera lirica o della mélodie, sorretto da qualità vocali – timbro omogeneo e squillante, facilità negli acuti e nelle agilità, fraseggio scolpito –, nonché da una padronanza tecnica, che hanno dello sbalorditivo. Perfetto l’affiatamento tra la voce e la tastiera con un Raës analogamente espressivo, attento alle sfumature e nitido nel tocco. Ne è risultato un affascinante percorso attraverso diversi climi emotivi. Alcune valses chantées incantavano per la loro dolcezza di toni – dalla cullante ma anche spiritosa Causerie d’amour (musica di Eugène Rosi-versi di Émile Bessière) alla sognante L’Amour tient à peu de chose (musica di Eduardo Mezzacapo-versi di Fabrice Lémon), alla
carezzevole Portrait (musica di Cécile Chaminade-versi di Pierre Reyniel), quest’ultima – di qualità straordinaria – caratterizzata da colorature e dal finale vocalmente possente. In altre chansons si coglieva un tono vaudevillier: dalla spumeggiante Amours de Paris (chanson-marche: musica di Fermo Dante Marchetti-versi di Gaston Deval) a Mais l’amour c’est tout (fox-trot: musica d’Eugène Rosi-versi di Eugène et Edmond Joullot), la cui verve faceva pensare a Offenbach. Tutt’altro clima evocavano, tra le altre: La Valse des feuilles (musica di Émile Durand-versi di Paul Juillerat), dal tono mesto e luttuoso, arricchita da colorature, e La Valse des follets (musica di Charles Lecocq-versi di Paul Gravollet), spettrale, oltre che armonicamente inquieta, dove il pianoforte ha brillato disegnando un diafano arabesco. Applausi reiterati a fine serata. Due fuoriprogramma: la vaudevillière Bonjour toi – una chanson dei primi del Novecento: versi di E. Christien; musica di Henri Christiné – e la splendida Les Chemins de l’amour – composta nel 1940 da Francis Poulenc su versi di Jean-Louis Anouilh –, percorsa da quell’afflato romantico, delicato ed intenso, che ha fatto grande la chanson francese: dovizioso suggello a questa intrigante soirée, targata Palazzetto Bru Zane.