Venezia, Palazzetto Bru Zane: Operette al pianoforte con Lidija e Sanja Bizjak

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Parigi romantica pop”, 27 settembre-28 ottobre 2025
“OPERETTE AL PIANOFORTE”
Brani di Hervé, André Messager, Jacques Offenbach, Gaston Serpette, trascritti per per pianoforte a quattro mani
Pianoforte a quattro mani Lidija e Sanja Bizjak
Venezia, 16 ottobre 2025
La popolarità dell’opéra-bouffe nell’Europa di fine Ottocento è testimoniata dalla sua straordinaria diffusione sulle scene liriche, sia in Francia che all’estero, così come dalla straordinaria quantità di trascrizioni pubblicate dagli editori musicali. Destinate in primo luogo al pianoforte, esse fecero risuonare nei salotti le fantasiose melodie di Hervé, Offenbach e dei loro successori. Concentrandosi su un’unica aria o riunendo in un ‘bouquet’ i momenti salienti di un opéra-bouffe, questi adattamenti strumentali fecero anche danzare la quadriglia ad allegre brigate di viveurs.

Ricca ed intrigante, la rassegna di trascrizioni programmata per questo concerto era affidata alle agili dita di un duo pianistico, giustamente rinomato a livello internazionale, formato dalle sorelle Lidija e Sanja Bizjak, gia fattesi apprezzare, in passato, dal pubblico del Palazzetto Bru Zane.
L’alto livello esecutivo di questa collaudatissima coppia di concertiste ha fatto assurgere tali rielaborazioni – alcune, in qualche passaggio, vagamente di maniera – ad una indiscutibile dignità artistica, confermando l’assunto che anche i cosiddetti ‘generi minori’, quando proposti da interpreti intelligenti e preparati, si addicono ad una sala da concerto. Tra gli autori in programma non poteva mancare Hervé, il “padre dell’operetta” francese, di cui si è proposta – in apertura di serata, nella trascrizione di Émile Desgranges – la Valse-entracte des Turcs, da Roxane – un lavoro per la scena di sui si apprezzano lo spirito e la verve, lo stile eccentrico e i ritmi sfrenati – eseguita con un tocco cangiante, ora morbido ora martellante. Seguiva – ancora da Hervé – il Bouquet de mélodies – un pezzo anche virtuosistico, che è proceduto impeccabilmente tra melodie, valzerini e marcette – realizzato da Jacques-Albert Anschütz sulla divertente ed eclettica Mam’zelle Nitouche, ispirata agli esordi di Hervé, quando il musicista suonava l’organo in chiesa e nel contempo scriveva operette, proprio come fa uno dei protagonisti dell’opéra-bouffe. Baldanzose marcette e valzer quasi tristi caratterizzavano, con il giusto accento, la Fantaisie di Jeanne Leleu sulla nostalgica Véronique di André Messager – ambientata durante il regno di Luigi Filippo d’Orléans e caratterizzata da un intreccio tra il registro comico e quello sentimentale –, conclusa da un trascinante Galop finale. Ma la parte del leone – non c’è da stupirsi – l’ha fatta l’assoluto gigante dell’operetta francese, Jacques Offenbach, rappresentato dall’esteso Potpourri en forme de fantaisie, realizzato da Hector Ollivier su Orphée aux Enfer, che dopo un inizio struggente è proseguito allegramente tra volatine, scalette cromatiche e glissandi della parte più acuta, culminando nel celebre Galop infernale. Seguiva il Bouquet de mélodies, messo insieme da Renaud de Vilbac, attingendo dalla Suite n. 2 des Contes d’Hoffmann, l’opera-testamento dell’autore franco-tedesco, che occupa un posto fondamentale nel pantheon della lirica ed è oggi uno dei titoli francesi più frequentati. Si tratta di un ‘bouquet’ di arie, tra le più significative dei Contes, che si è aperto con la cullante magia della barcarola “Belle nuit, ô nuit d’amour”, oggetto di innumerevoli trascrizioni, nonché ripresa in diversi film. Buona ultima di questa rassegna l’Aragonaise-valse, trascrizione di Olivier Métra da Fanfreluche – un opéra-bouffe di Gaston Serpette, raffinato nelle melodie come nell’orchestrazione – qua e là venata di nostalgia. Reiterati applausi a fine serata. Un pregevole fuoriprogramma: Les Gitanos, un pezzo spagnoleggiante della straordinaria Mel Bonis.