Torino, Conservatorio “Giuseppe Verdi”
Classica viva: I concerti dell’Unione Musicale 2025-2026
Pianoforte Elisabeth Leonskaja
Franz Schubert: Drei Klavierstücke D.946, Fantasia in DO Maggiore op.15 D.760 Wanderer-Fantasia, Sonata in SIbemolle Maggiore D.960
Torino, 29 ottobre 2025
La stagione di concerti della torinese Unione Musicale ospita, nella sede del Conservatorio “Giuseppe Verdi”, una serata dedicata a composizioni pianistiche schubertiane affidate alla maestria di Elisabeth Leonskaja. L’artista georgiana, naturalizzata austriaca, che poco frequenta i palcoscenici italiani; da Torino, infatti, è assente da circa un trentennio. Con Argerich e Pires, pur nelle enormi differenze stilistico temperamentali che le caratterizzano, costituisce l’ipotizzabile, mitica e immarcescibile, triarchia che tutt’ora regna nell’empireo del pianismo al femminile, assolutamente non assediata da un contraltare maschile, altrettanto glorioso, che oggi non si trova. Famiglia ebreo-polacca, migrata in Georgia, per poi muovere da Tblisi verso il conservatorio di Mosca, per completare gli studi musicali. Quivi poi entra nel ristretto gruppo di musicisti e amici che ruotano intorno al mito di Richter, tra cui Natalia Gutman, la violoncellista, e Oleg Kagan, il violinista, con cui allaccia, oltre alle cooperazioni artistiche, stretti rapporti personali. Con Richter suona in duo pianistico e grazie a lui, antesignano della nuova visione della musica di Schubert, quella russa che reagisce al classicismo alla Schnabel. Lei, all’ombra dell’immenso Sviatoslav, si avvicina e si “specializza”, da solista e da camerista, agli spartiti del viennese. Con Richter, Schubert abbandona il taglio romantico-sentimentale e serenamente cantabile, per mettersi su un percorso più accidentato e tragico che lo rende degno parallelo alla poetica di Beethoven. Richter riafferma, nell’opera di Schubert, la centralità della forma eseguendo tutto quanto la partitura riporta, peraltro non teme, anzi favorisce le lunghe durate, non tralascia mai nessuna ripetizione e nessun ritornello. Accentua i contrasti, promuove il legato cantabile giustapposto al puntato e al ritmo spezzato. Le battute di pausa e le corone assumono un’importanza determinante nel fluire del discorso e soprattutto nell’introdurre i contrasti. Leonskaja, prosegue su questa strada esasperandone ulteriormente la drammatizzazione, tanto da dare l’impressione che si sia elaborata, per le opere eseguite, una nuova propria drammaturgia che osa affrontare la pagina scritta con assoluta indipendenza e libertà. I ritornelli diventano funzionali al racconto: se confermano l’assunto, si fanno, altrimenti, se ritenuti inefficaci, scompaiono. Le dinamiche “schiacciate” sul forte lasciano poco spazio ai compiacimenti del bel timbro. La mano sinistra, di potenza e insistenza inaudita, più che accompagnare, sovrasta spesso il cantabile che, in una battaglia continua, stenta ad emergere. A sostegno della linea della mano sinistra si associa poi, come coprotagonista, un continuo pedale che ne rafforza l’incombenza. Nel panorama pianistico odierno, prevalentemente orientale, dove domina la ricerca di una medietà che non comprometta gli equilibri e mira ad edulcorare e ad abbellire, attraverso iperboliche magie digitali, Leonskaja si erge come solitaria e appassionata rivoluzionaria. Tanto il suo porgere è determinato e urtante che potrebbe anche scandalizzare lo stesso Richter, se fosse ancora in vita. Costringe quindi il pubblico a immergersi non solo nelle acque procellose e infauste dei nostri tempi ma, perentoriamente, gli ricorda che anche gli anni di Schubert furono tutt’altro che sereni. Congresso di Vienna, città blindata, polizia ovunque, una capitale cattolica trasformata nel gran lupanare d’Europa. Per il musicista poi: la Wanderer, 1822, precede di poco la diagnosi della malattia, allora inguaribile, che, trentunenne, l’avrebbe portato nella tomba; i 3 pezzi per tastiera poi e la sonata in si bemolle maggiore sono del ’28 e lo trovano ormai ammalato terminale, al capolinea della sua breve vita. La visione della Leonskaja è quindi del tutto congruente con le circostanze. Nella sala del conservatorio c’è il “tutto quasi esaurito” tipico dei nostri tempi. Si coglie entusiasmo, espresso con le mani e a voce, ma anche dello sconcerto suscitato da quanto l’interprete si tiene lontana dagli standard interpretativi che oggi sono, purtroppo, consueti. Quando Yury Egorov, amico di studi negli anni di Mosca, pure accomunato alla Leonskaja dall’abbandono forzato della patria, si fece suicidare, ad Amsterdam nel 1988, la si vide tra gli artisti che parteciparono, facendo musica, alla veglia funebre. L’intensità e la profondità che caratterizzano l’Andante sostenuto, secondo tempo della sonata, si sono ascoltati tali da riportarci alla mente quella drammatica circostanza. lo Scherzo. Allegro vivace con delicatezza e trio, sempre della sonata, conferma quanto, almeno da molti, si è sempre pensato di Schubert e della sua musica: che sia sostanzialmente il frutto di lacrime occultate da un sorriso, ovvero, di sorrisi che celano lacrime. Finalmente scoppia ipertragico il Rondò che, nel finale della sonata, stancamente riprende più volte, implacabile, il già sentito, per poi, con improvvisa fermata, ben prolungata dalla Leonskaja, anticipare un perentorio, rude e non amichevole congedo: quasi una stizzosa ripulsa di chi sta per morire verso coloro che di vita ancora ne hanno. Leonscaja si congeda con l’ineffabile Improntu op.90 n.3, in molte letture, dolcemente carezzevole, ma qui, in coerenza con tutto quanto è passato, la pianista lo drammatizza radicalmente attraverso l’insistenza della fatale accoppiata: mano sinistra-pedale. In questa serata è tutto genialmente e straordinariamente coerente, dalla prima nota di apertura all’ultima del bis. Si è dovuto attendere per più di 30 anni per riavere la Leonskaja sulle scene torinesi, considerando che, com’è banalmente ordinario, il tempo passa e gli anni si accumulano, si è forzati a temere che poche siano le probabilità di rivederla e riascoltarla. Rimarrà questa una serata che, grazie a uno Schubert sempre iperbolico e a un’interprete altrettanto straordinaria, si ricorderà. Foto di Luigi De Palma © Unione Musicale
Torino, Unione Musicale 2025-2026: Elisabeth Leonskaja in concerto