Accademia Nazionale di Santa Cecilia: Stéphane Denève dirige Poulenc

Roma, Auditorium “Parco della Musica”, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Stagione 2013-2014
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Stéphane Denève
Maestro del Coro Ciro Visco
Soprano Hélène Guilmette (“Stabat Mater”)
Blanche de la Force Karen Vourc’h
Mère Marie de l’Incarnation Monica Bacelli
Madame de Croissy, la Prieure Sylvie Brunet-Grupposo
Soeur Constance de Saint Denis Hélène Guilmette
Le Chevalier de la Force Jean François Borras
Le Marquis de la Force Laurent Naouri
Una Carmelitana Michela Malagoli
Soeur Mathilde Simonetta Pelacchi
Mère Jeanne Tiziana Pizzi
L’Aumonier / Thierry Carlo Napoletani  
Monsieur Javelinot Laurent Naouri
Francis Poulenc: “Stabat Mater”per soprano, coro e orchestra
“Dialogues des Carmélites” (Dialoghi delle Carmelitane).Libretto dalla pièce di Georges Bernanos
Atto primo: Primo e Quarto quadro;  Atto secondo: Interludio e Terzo quadro; Atto terzo: Interludio e Quarto quadro
Roma, 12 maggio 2014
Drammatica interruzione del concerto, interamente dedicato a Francis Poulenc, la sera di lunedì 12 maggio 2014, all’Accademia di Santa Cecilia, per la improvvisa caduta sull’orchestra di frammenti di vetro di un lampadario, che ha causato il ferimento al volto ed alla mano di un violinista, fortunatamente non grave, come ha raccontato lo stesso direttore d’orchestra Stéphane Denève, agitatissimo. La serata era già iniziata con un po’ di ritardo per la concomitanza di una manifestazione celebrativa e conseguente rallentamento del traffico vicino all’Auditorium.
Peccato perché i brani proposti per la stagione sinfonica 2013-2014 dell’Accademia erano veramente interessanti : lo Stabat Mater ed estratti dei “Dialogues des Carmélites” (I dialoghi delle Carmelitane), capolavoro assoluto di Francis Poulenc, interrotto durante il colloquio del secondo atto tra la protagonista Blanche e Mère Marie. Lo spettacolo al quale abbiamo assistito è comunque stato di una bellezza travolgente, grazie alla ottima direzione del maestro francese Stéphane Denève, che, grande conoscitore della musica di Poulenc, ne ha offerto una interpretazione molto suggestiva.
Lo Stabat Mater, affresco sacro, del 1950, su testo classico di Jacopone da Todi, presenta anche caratteristiche in comune con i successivi “Dialogues des Carmélites, del 1957, in particolare nelle sezioni finali, quali il “Fac ut portem” i cui temi riappariranno nell’introduzione del terzo atto dei Dialogues e l’”Inflammatus” che presenta una profonda espansione lirica che confluirà anch’essa nei Dialoghi. La direzione di Stéphane Denève è stata accuratissima, fascinosa, fin dal primo attacco dolentissimo dello Stabat Mater. Quindi un continuo crescendo di emozioni ha riempito la sala Santa Cecilia, dal drammaticissimo incipit del “Cujus animam” ai pianissimi di “O quam tristis” con una successiva espansione lirica molto poetica. Veramente potente l’attacco di “Quis est homo”. Eterea l’introduzione al “Vidit suum” dove l’innesto dell’orchestra sulla voce del soprano è apparsa praticamente perfetta. Dissonanze drammatiche nel “Sancta Mater”, dove il direttore è riuscito ad evocare armonie misteriose alternate a improvvisi momenti incalzanti, quindi di tono quasi consolatorio. Bellissimo anche il “Fac ut portem” che trascina già nell’atmosfera dei “Dialogues”, così come l”Inflammatus” reso dall’orchestra con accenti di una potenza inaudita. Molto toccante il finale con dei toni dolentissimi all’attacco di “Quando corpus morietur” e successive espansioni grandiose al “Paradisi gloria”. Il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia, guidato dal Maestro Ciro Visco, ha offerto una prestazione superlativa: protagonista assoluto dello Stabat Mater, ha seguito con profonda convinzione le intenzioni del maestro, regalando momenti di pura poesia già dall’introduzione in pianissimo per raggiungere momenti di grande potenza drammatica con dei ripiegamenti quasi estatici nel “Fac ut ardeat” come anche nel successivo “Sancta Mater”. Grandioso il finale “Amen” catartico che segue un meraviglioso “Quando corpus morietur” eseguito assieme al soprano.
La voce solista era affidata al soprano Hélène Guilmette, che avrebbe dovuto impersonare anche Soeur Constance nei Dialogues, nella parte sfortunatamente non eseguita. La cantante canadese,   soprano lirico leggero, ha regalato dei momenti di rara bellezza nel “Vidit suum” dove il suo timbro dolcissimo ha permesso di realizzare un’estasi lirica che si innestava perfettamente con il coro. L’intensità dolente con cui la cantante si è espressa nel “Fac ut portem” ricordava da vicino la drammatica aria dell’orto degli Ulivi di Madame Lidoine nei Dialoghi. Infine sublime l’esecuzione del “Quando corpus morietur”dove le sue espansioni su un registro molto acuto conducevano direttamente alla gloria del Paradiso.
Gli estratti dei “Dialogues des Carmélites” prevedevano il primo e quarto quadro del primo atto, l’interludio e terzo quadro del secondo atto e l’interludio e quarto quadro del terzo atto. L’esecuzione si è interrotta alla fine del terzo quadro del secondo atto, dopo il duetto tra Blanche e il fratello, durante il colloquio tra la stessa Blanche e Mère Marie, immediatamente dopo un involo acutissimo del soprano. La direzione del maestro Stéphane Denève è stata di una incisività drammatica profonda. Il direttore ha realizzato un vero capolavoro di cromatismo musicale, disegnando ora tinte fosche ora grandi espansioni liriche e sognanti. Ipnotica la prima entrata in scena di Blanche, veramente potente l’accompagnamento orchestrale nella scena della morte della Priora, come di grande passione, quasi sensuale il duetto tra fratello e sorella. Peccato non aver potuto ascoltare il sublime “Salve Regina” finale. La grande interpretazione del direttore, unita a una grande interpretazione dei solisti ha condotto ad esiti fortemente suggestivi della serata incompiuta. Blanche di notevole impatto emotivo, il soprano Karen Vourc’h, è apparsa immediatamente come una fragile nevrotica ma volitiva nelle sue argomentazioni con il padre, quindi sottomessa al cospetto della Priora, infine appassionata nel duetto con il fratello. Con il suo timbro lirico, quasi madreperlaceo, la cantante ha espresso pienamente la dolcezza e la determinazione del personaggio. Grandissima interpretazione del personaggio di Madame de Croissy, la Priora, ha offerto il contralto Sylvie Brunet-Grupposo. La potenza vocale, unita a una presenza scenica quasi teatrale, le ha permesso di realizzare un personaggio drammaticamente vero, sofferente nella carne e nell’anima. Da brivido la sua frase “j’ai medité sur la mort chaque heure de ma vie” (ho meditato sulla morte ogni ora della mia vita), potentissimo il suo “Vous me repondrez d’elle devant Dieu” (Voi mi darete conto di lei davanti a Dio) con una forza impressionante nel “Dieu” acuto finale. Infine una sofferenza portata avanti con il corpo in tutta la parte finale della sua agonia. La Mère Marie, interpretata con professionalità da Monica Bacelli, risultava però leggermente sovrastata dall’orchestra per un volume vocale più esiguo. Di ottimo livello anche le parti maschili. Il Cavaliere de la Force, il tenore Jean François Borras, dotato di un timbro affascinante, squillante in zona acuta, è apparso a suo agio nel ruolo ambiguo del fratello di Blanche. Infine il baritono Laurent Naouri ha donato una interpretazione fresca del Marchese de la Force, quasi una caratterizzazione più giovanile del genitore, grazie alla sua vocalità appassionata, tale da non rendere il personaggio un vecchio brontolone, ma un padre moderno, capace di comprendere le ragioni della figlia molto più amorevolmente. Una serata felice, interrotta purtroppo prima della fine e dei meritati applausi che non ci sono stati sfortunatamente alla conclusione. Foto © Riccardo Musacchio & Flavio Ianniello