Bologna, Teatro Comunale: “Macbeth”

Teatro Comunale, Stagione d’opera 2015
“MACBETH”
Melodramma in quattro atti. Libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei dall’omonima tragedia di William Shakespeare.
Musica di Giuseppe Verdi
Macbeth DARIO SOLARI
Banco RICCARDO ZANELLATO
Lady Macbeth AMARILLI NIZZA
Dama di Lady Macbeth MARIANNA VINCI
Macduff LORENZO DECARO
Malcom GABRIELE MANGIONE
Il medico ALESSANDRO SVAB
Un domestico di Macbeth MICHELE CASTAGNARO
Il sicario SANDRO PUCCI
L’araldo LUCA VISANI      
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Roberto Abbado
Maestro del Coro Andrea Faidutti
Regia, ideazione luci, scene e coreografia Robert Wilson
Regia ripresa da Gianni Marras
Costumi Jacques Reynaud
Light designer Aj Weissbard
Produzione del Teatro Comunale di Bologna in coproduzione con Change Performing Arts
Bologna, 8 ottobre 2015
A proposito di un recentissimo Otello messo in scena a Parma si è detto che il teatro musicale  verdiano rifugge l’estetismo autocompiaciuto. Ma si sa, a volte l’opera è l’unione dei contrari e certi matrimoni, che sulla carta non funzionano affatto, sulla scena trovano felice compimento. Vedi l’accoppiata Giuseppe Verdi/Bob Wilson: nel 2013 l’accoglienza di questo Macbeth bolognese fu contrastata. A distanza di due anni, l’allestimento non scandalizza granché – e anzi, ha qualche ottimo momento. Il teatro del regista americano è sempre quello, con i suoi neon in proscenio, le facce imbiancate, le allusioni alla gestualità ieratica del teatro giapponese. Se si prende il nostro teatro d’opera come qualcosa da guardare a distanza di sicurezza, un repertorio da cui siamo ormai inesorabilmente lontani come lo siamo dal Kabuki o da qualsiasi altra forma di rappresentazione arcaica, lo straniamento funziona. Per cui affascina la danza lenta, stilizzata dei personaggi durante il brindisi di Lady Macbeth. E preziosa nella sua varietà ci sembra la sequela delle apparizioni all’inizio del terzo atto (dal quale, e forse va bene così, sono espunti i ballabili). Piacevole, nel suo rimando allo Shakespeare elfico del Sogno di una notte di mezza estate, la danza dei due figuranti su Macbeth assopito durante il coro “Ondine e Silfidi” e davvero potente l’immagine dei messaggeri avvolti nella nebbia all’inizio del primo atto, pronti ad annunciare a Macbeth la morte di Caudore. Il gioco si fa più complicato laddove si deve dipingere la psicologia di un personaggio: per cui il baritono uruguayano Dario Solari è in palese disagio nell’immobilità a cui lo costringe la regia. Voce di bella pasta, ad onta di qualche suono ingolatello e di una proiezione non sempre infallibile, risolve frettolosamente il magnifico recitativo che precede l’assassinio di Duncano e l’aria “Pietà, rispetto, amore”. Chi invece fa di rigidità virtù è Amarilli Nizza, una Lady di voce aspra al punto giusto, i cui registri non sempre omogenei stanno a pennello sul personaggio. Artista sempre credibile, riveste il duetto con Macbeth o “La luce langue” di nevrotici bisbigli, nella scena del sonnambulismo non teme l’impiego di suono artificiosi (ma sempre espressivi) e centra pure l’acuto finale. Riccardo Zanellato si riconferma Banco di magnifico timbro, pastoso, dalla linea vocale morbida. Macduff ha la voce importante di Lorenzo Decaro: peccato che il tenore tenda a “nasaleggiare” un po’ troppo, spiani il fraseggio e abbia una certa fretta di concludere l’aria. Gabriele Mangione ha voce forse più bella e tratteggia un buon Malcom. Ottimi il medico di Alessandro Svab e la Dama di Marianna Vinci. Corretti il Sicario di Sandro Pucci e l’Araldo di Luca Visani. In buca Roberto Abbado trascina l’orchestra con gesto energico e stacchi quarantotteschi. Le strappate degli archi si fanno rudi già dal Preludio: le scene terrifiche e stregonesche funzionano, i concertati filano via lisci. I momenti lirici avrebbero bisogno di qualche respiro in più, ma la rarefatta bellezza di quel capolavoro che è “Patria oppressa” (complice l’ottimo Coro del Teatro Comunale, diretto da Andrea Faidutti) è intatta e brilla. Foto Lorenzo Gaudenzi