Catania, Teatro Massimo Bellini: “La Vedova Allegra”

Catania, Teatro Massimo Bellini, Stagione Lirica 2017
“LA VEDOVA ALLEGRA”
Operetta in tre atti su libretto di Victor Léon e Leo Stein, dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac.
Musica di Franz Lehár
Il barone Mirko Zeta ARMANDO ARIOSTINI
Valencienne MANUELA CUCUCCIO
Danilo Danilowitsch  FABIO ARMILIATO
Hanna Glawari SILVIA DALLA BENETTA
Camille de Rossillon EMANUELE D’AGUANNO
Cascada RICCARDO PALAZZO
Raul de Saint Brioche ALESSANDRO VARGETTO
Bogdanowitsch GIANLUCA TUMINO
Sylviane VALERIA FISICHELLA
Kromow SALVO FRESTA
Olga PAOLA FRANCESCA NATALE
Pritschitsch ANTONIO CAPPETTA
Praskowia SABRINA MESSINA
e con TUCCIO MUSUMECI nel ruolo di Njegus
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania
Direttore Andrea Sanguineti
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Regia Vittorio Sgarbi
Allestimento della Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi con sovratitoli in italiano ed inglese
Catania, 17 dicembre 2017
Ultimo appuntamento della Stagione Lirica e dei balletti 2017 del Teatro Massimo Bellini di Catania, La Vedova allegra di Franz Lehár è stata allestita nel segno di un’essenzialità che, lungi dall’essere un aspetto negativo, è stata un punto di forza dello spettacolo che ha riproposto l’allestimento della Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi del 2015 con l’intelligente e raffinata regia di Vittorio Sgarbi e dell’aiuto regista Matteo Mazzoni. Nulla delle sfarzose scene a cui il pubblico è stato abituato per rappresentare il mondo da fiaba o meglio da operetta della Vedova allegra, ma qualche divano e una tenda, che sostituisce il gazebo dell’atto secondo, e soprattutto delle proiezioni di immagini le quali, più che disegnare ambienti reali, hanno in modo efficace ricreato quel mondo da sogno attraverso calzanti rievocazioni dell’Art Nouveau, movimento artistico affermotosi nel periodo in cui fu data alle scene nel 1905 per la prima volta l’operetta di Lehár. Su questo palcoscenico simbolico gli stessi personaggi appaiono poco delineati, anche loro proiezioni del mondo da operetta di cui La Vedova allegra è l’indiscussa regina. Altro aspetto apprezzabile di questo allestimento è, inoltre, la sostanziale fedeltà all’operetta senza quelle inserzioni da avanspettacolo o da rivista alle quali purtroppo siamo abituati ad assistere in occasione di rappresentazioni di lavori di questo genere in Italia. L’unica “infedeltà” è stata rappresentata da un simpatico bis di È scabroso le donne studiar al femminile in quanto cantato dalle donne che prendono in giro gli uomini. Una piccola concessione al pubblico catanese è stata fatta, inoltre, nel personaggio di Njegus divenuto un immigrato a Parigi di origini catanesi, qui impersonato da Tuccio Musumeci, brillante attore catanese, che ad onta dei suoi 83 anni, ha fatto divertire il pubblico del Teatro del capoluogo etneo come ha sempre fatto nella sua straordinaria carriera grazie alla sua intatta  vis comica.
Passando all’aspetto musicale va in questa sede segnalata la buona concertazione di Andrea Sanguineti sia per quanto attiene alla scelta dei tempi, coerenti ai valzer e alle mazurche di cui  è costellata la non difficile partitura di Lehár, che delle sonorità orchestrali eleganti e mai soverchianti le voci. Di buon livello anche il cast vocale a partire da Silvia Dalla Benetta, una vedova allegra particolarmente convincente sia come attrice sia soprattutto per quanto attiene all’aspetto vocale già apprezzato dal pubblico catanese lo scorso anno nella Sakùntala di Alfano. La sua performance, che si caratterizza per una particolare cura del fraseggio,  ha avuto nell’interpretazione della canzone di Vilja uno dei momenti di maggiore intensità. Non è certo in questa sede che si scoprono per la prima volta le qualità vocali e interpretative del celebre tenore Fabio Armiliato, particolarmente a suo agio e disinvolto nei panni di un Conte Danilo dedito ai piaceri della vita da una parte ed appassionato dall’altra e titubante, per ragioni di opportunità, nel dichiarare il suo amore per la bella vedova. Buona anche la prova del tenore Emanuele D’Aguanno che, già Arturo nella Straniera inaugurale della stagione, ha avuto modo, nel ruolo di Camille de Rossillon, di mostrare le sue doti di attore oltre che di cantante attento al fraseggio e all’intonazione che sono apparsi particolarmente curati. In crescendo anche la performance di Manuela Cucuccio, una credibile Valencienne sia sul piano della recitazione che su quello del canto. Corrette le prove dei numerosi comprimari da Armando Ariostini (Barone Mirko Zeta), Riccardo Palazzo (Cascada), Alessandro Vargetto (Raul de Saint Brioche), Gianluca Tumino (Bogdanowitsch), Valeria Fisichella (Sylviane), Salvo Fresta (Kromow), Paola Francesca Natale (Olga), Antonio Cappetta (Pritschitsch), Sabrina Messina (Praskowia). Di buon livello anche gli interventi del coro ben preparato da Gea Garatti.