Catania, Teatro Massimo Bellini: “La Bohème”

Catania, Teatro Massimo Bellini – Stagione Lirica 2015
“LA BOHÈME”
Opera in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, tratto da Scènes de la vie de bohème di Henri Murger.
Musica di Giacomo Puccini
Mimì DANIELA SCHILLACI
Musetta LAURA GIORDANO
Rodolfo LEONARDO CAIMI
Marcello ELIA FABBIAN
Schaunard  FRANCESCO VERNA
Colline FRANCESCO PALMIERI
Benoit / Alcindoro  ANGELO NARDINOCCHI
Parpignol RICCARDO DEL PICCHIA
Sergente dei Doganieri ALESSANDRO VARGETTO
Un Doganiere GIUSEPPE LO TURCO
Coro e Orchestra del Teatro Massimo
Direttore Xu Zhong
Maestro del Coro Ross Craigmile
Maestro del coro di voci bianche Elisa Poidomani
Regia Giovanni Anfuso
Scene Alessandro Chiti
Costumi Giovanna Giorgianni
Luci Bruno Ciulli
Catania, 20 febbraio 2015
Si apre il sipario al Teatro Massimo Bellini di Catania sul secondo titolo in cartellone  per la stagione lirica 2015: La Bohème.La scenografia di Alessandro Chiti è basilare, cupa, polverosa che aiutata da un illuminazione soffusa e estremamente statica crea una ambientazione surreale come quasi si trattasse di un sogno. La scelta registica di Giovanni Anfuso pare dunque voler rispettare pienamente la purezza musicale, quindi i movimenti scenici sono ridotti all’essenziale cosi come i costumi di Giovanna Giorgianni accompagnano la scelta stilistica di tradizionale misura. In ordine di apparizione in scena, troviamo il tenore Leonardo Caimi un Rodolfo  di sicuro ben centrato nel ruolo del giovane e squattrinato poeta, appare sicuro, con timbro dolce e soave soprattutto nei “piano”, la voce cambia invece nelle “messe di voce” dove sembra un po sporcarsi, ma tutto sommato nell’insieme risulta gradevole e abbastanza convincente. Marcello, è il bravo Elia Fabian, il baritono ha voce robusta con timbro nitido e sicuro, tenebroso a tratti quando pervaso dalla gelosia per Musetta e confortante quando nel terzo atto rassicura Mimì. Non nascondo di aver un debole per i ruoli “buffi” e anche se si tratta di dramma, Boheme ci regala dei momenti con sfaccettature giocose e spumeggianti. Trovo divertente il ruolo di Benoit, ben sostenuto da Angelo Nardinocchi, la voce è corretta per il ruolo di vecchio e ubriaco padrone di casa che si abbandona a frivole confidenze su presunte amanti, non proprio magrotte. Bravo e simpatico anche lo Schaunard di Francesco Verna, fresco e spumeggiante tratteggia un personaggio brillante nel primo atto, corretto e sempre presente vocalmente per poi culminare in commuovente tragicità nell’ultimo atto. Non si può dire lo stesso del Colline di Francesco Palmieri. La voce appare sfibrata, l’intonazione non sempre precisa. L’aria della “vecchia Zimarra”, per alcuni il vero e proprio finale tragico dell’opera Pucciniana, lascia l’amaro in bocca e …nelle orecchie. Convincente la Musetta di Laura Giordano la voce è fresca e squillante e le phisique du role certamente l’aiuta a trattegiare una frivola e spensierata “Lorette”. “L’angelo del ciel” a cui Musetta rivolge l’ultima preghiera è Mimì, ben interpretata dal soprano Daniela Schillaci, al quale va il merito di aver nascosto alcune brutture sceniche. Il soprano ha voce rotonda e calda sia nel registro acuto che soprattutto nelle zone centrali e basse. La voce appare omogenea e ricca di armonici. Nell’area di presentazione, la famosa “Mi chiamano Mimì” sembra essere perfettamente a suo agio, ma è nel terzo atto “Donde lieta” nella quale lascia davvero un ricordo di accorata dolcezza e leggiadria.  Bravi gli artisti del coro diretti da e bene anche i piccoli del coro di voci bianche diretti da Elisa Poidomani. L’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania ha ben sostenuto i tempi a volte un po troppo lenti del Maestro  Xu Zhong, ma nell’insieme il Direttore cinese ha tratteggiato una Boheme scandita da tempi soavi e morbidi. Gran merito quello di sostenere e seguire sempre i cantanti ai quali rivolgeva sguardi e sorrisi non proprio orientali, anzi direi quasi assolutamente meridionali e questo, credetemi, è un gran pregio. Prossimo appuntamento al Teatro Massimo Bellini di Catania con “La bella addormentata” di Cajkovskij.