Cesare Siepi (1923-2010): “The Romantic voice of Cesare Siepi”. “Songs of Italy “- “Easy to Love”

Ernesto De Curtis: “Voce e notte”; “Tu, ca nun chiagne”;  Cesare Cesarini: “Firenze sogna”; Ernesto Tagliaferri: “Nun me scetà”; Renato Brogi: “Visione Veneziana”; Luigi Denza: “Funiculì, funiculà”; Marino Marini: “La più bella del mondo”: Edoardo Di Capua:”I’te vurria vasà”; Mario Pasquale Costa:”Luna nova”; Francesco Paolo Tosti: “Malìa”; Nino Oliviero: “Nu quarto ‘e luna”; Tradizionale: “Tiritomba”. Cesare Siepi (basso), orchestra diretta da Dino Di Stefano. Registrazione: Roma, Accademia di Santa Cecilia, agosto 1955
Bonus Tracks: Da “Operatic recital”
Wolfgang Amadeus Mozart: “Madamina, il catalogo è questo” (Don Giovanni); Giacomo Meyerbeer: “Nonne qui reposez”; “Seigneur, rempart et seul soutien…Piff, Paff” (Les Huguenots); Fromental Halévy: “Si la rigeur et la vengeance” (La Juive). Carlos  Gomes: “Di sposa, di padre le gioie serene” (Salvator Rosa). Cesare Siepi (basso). Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Alberto Erede (direttore). Registrazione: Roma, Accademia di Santa Cecilia, agosto 1954. T.Time:67.40 1 CD Decca 4808178

Primo di due CD dedicati ai recitals incisi per la Decca da Cesare Siepi, questo “Song of Italy” lascia più di una perplessità all’ascoltatore italiano. Certo la voce di Siepi è sempre quel prodigio che si conosce: di una bellezza timbrica, di un’estensione e di un’omogeneità che non hanno uguali ma il taglio della registrazione è terribilmente datato oltre che difficile da digerire per un ascoltatore italiano. Una selezione di vecchie canzoni e di brani tradizionali adattati per orchestra da Dino Di Stefano e che rappresentano la quintessenza dell’idea di italianità diffusa nei paesi anglosassoni nei primi anni del dopo guerra: profluvio di mandolini, accento a cuore in mano, passionalità totalmente epidermica, appiattimento su un unico stilema espressivo delle varie tradizioni regionali così che ben poco viene a distinguere – se non l’uso alternato del dialetto napoletano e dell’italiano – la classica selezione di brani partenopei – “Voce e notte”, “Tu, ca nun chiagne!”, “Funiculì, funiculà”, “I’te vurria vasà” … – dalla stornellata fiorentina di Cesarini (“Firenze sogna”) o dalle suggestioni veneziane di Brogi (“Visione veneziana”) o dello stesso Tosti la cui “Malia” è accompagnata dalla solita zuccherosa orchestrina in sostituzione del pianoforte previsto dall’autore. Certo resta la bellezza della voce di Siepi ma forse è troppo poco per rendere godibile il prodotto senza considerare il corretto sgraziato e dal napoletano inglesizzato che accompagna con effetti di comico involontario “Funiculì, funiculà”.
Fortunatamente per completare la durata del CD si sono aggiunti alcuni brani operistici in cui Siepi è accompagnato dall’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia diretta da Alberto Erede. E, se il catalogo di Leporello – pur magnificamente cantato – non riesce a cancellare la sensazione di un nuovo e inatteso travestimento di Don Giovanni negli abiti del suo servitore, i seguenti brani francesi sono un’autentica lezione di canto.
Si comincia con Meeyerbeer e con “Nonnes qui reposez” da “Robert le diable” dove l’imponenza della voce esprime come in nessun’altro la diabolica retorica del brano dominando con naturalezza assoluta le difficoltà della prosodia francese e dando all’invocazione un’ampiezza di cavata degna davvero di evocare i morti dal loro riposo. Nella seguente “Signeur, rempart et seul soutien…Piff paff” da “Les Houguenots” non si sa se apprezzare maggiormente la ieratica cavata della prima parte o la capacità di scendere agli estremi gravi della canzone del “Piff paff” senza nulla perdere in fatto di pienezza del suono e bellezza timbrica pur alle prese con una delle tessiture più impervie mai pensate per la voce di basso.
Sono invece la nobiltà dell’accento e l’immacolata perfezione della linea di canto che dominano in “Si la rigeur et la vengeance” da “La Juive” di Halevy in cui Siepi fornisce una delle dimostrazioni più alte di quello che deve essere il canto nobile francese applicato alla voce di basso.
Si chiude con un ritorno all’opera italiana e con un brano dal “Salvator Rosa” di Antonio Carlos Gomez costituito da un declamato introduttivo di grande pregnanza drammatica seguito da un andante nobilmente patetico di pretto sapore verdiano anche nella tematica legata alla solitudine del potere con accenti fra Macbeth e Monforte in chiave di basso che non possono non trovare in Siepi l’interprete ideale. L’unico peccato resta la brevità di questa seconda parte – ancor più acuita dall’originalità delle scelte proposte – rispetto alla sconfortante banalità della sezione principale.
 Cole Porter: “Night and day” (Gay Divorce); “So in love” (Kiss me Kate); “I’ve got you under my skin “(Born to dance); “You’d be so nice to come home to” (Something to Shout About); “Ev’ry time we say goodbye” (Seven Lively Arts); “Wunderbar” (Kiss me, Kate); “Begin the beguine” (Jubilee); “Easy to love” (Born to dance); “I get a kick out of you” (Anything Goes); “I love you” (Mexican Hayride); “In the still of the night” (Rosalie). Cesare Siepi (basso) The Roland Shaw Orchestra & Chorus. Registrazione: luglio, 1958
Bonus Tracks: da “Operatic recital”
Giuseppe Verdi: “Vieni, o levita…” (Nabucco); “Che mai vegg’io…” (Ernani); “Il lacerato spirto” (Simon Boccanegra); “Ella giammai m’amò” (Don Carlo). Cesare Siepi (basso). Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Alberto Erede (direttore). Registrazione: Roma, Accademia di Santa Cecilia, agosto 1954. T.Time: 64.28 1 CD Decca 480 8177

Secondo CD Decca dedicato a Cesare Siepi e sempre centrato su un repertorio non operistico. Questa volta la parte più consistente del programma è dedicata al musical americano della sua stagione aurea e più precisamente a una serie di songs di Cole Porter la cui musica è la perfetta colonna sonora del mondo di Scott-Fitzgerald e dell’affermazione mondiale di Hollywood. Il repertorio del musical è sempre stato affrontato anche da grandi cantanti lirici con una particolare presenza proprio delle voci gravi; Siepi si pone quindi all’interno di una tradizione che aveva avuto il suo massimo esponente in Pinza, grande interprete e spesso destinatario di queste musiche. Rispetto alle canzoni italiane del precedente CD la qualità dei brani proposti è infinitamente superiore e Siepi può sfoggiare pienamente le sue capacità anche al di fuori dell’abituale repertorio lirico. La voce è un velluto di brunita bellezza, emessa con granitica fermezza e sorretta da una tecnica impareggiabile. Inoltre Siepi si mostra pienamente a proprio agio in questi brani passando con assoluta naturalezza dal gusto ancora legato all’operetta europea di “So in love” da “Kiss me Kate” – probabilmente il capolavoro di Porter, certo il lavoro in cui più palesi sono certi ricordi europei forse anche per il soggetto di derivazione shakespeariana – fino al sapore quasi western o comunque molto ancorato alla tradizione folklorica statunitense di “Blow, Gabriel blow”. I brani presentano difficoltà vocali non dissimili da quelle di molti altri lirici che Siepi supera con disarmante facilità; siano gli acuti di sontuosa sonorità di “Night and Day” e di “Wunderbar” o la perfetta mezzavoce di “Easy to Love” ancora più impressionante considerando il volume della voce di Siepi. Ad accompagnare il basso milanese con piena proprietà stilistica è la The Roland Shaw Orchestra che contribuisce alla perfezione a ricreare le suggestioni di quel mondo musicale.
Come nella precedente registrazione anche qui il programma è stato completato da una selezione di brani operistici sempre accompagnati dai complessi di Santa Cecilia diretti da Alberto Erede e tutti dedicati alla musica di Verdi. Si comincia con “Nabucco” e la preghiera di Zaccaria “Tu sul labbro dei veggenti” resa un autentico capolavoro di canto a fior di labbro intriso di una spiritualità sincera e profonda. Seguono “Ernani” e “Simon Boccanegra”: con Fiesco Siepi ha avuto un lungo e proficuo rapporto che qui emerge tanto nella pienezza di un canto ampio e morbidissimo con gravi ricchi di una sonorità intensa e profonda senza nessuna traccia di scollamento con i registri superiori e un interprete altrettanto intenso, perfettamente calato nella virile sofferenza nell’aria così come nell’aristocratico disprezzo per Simone che traspare nella forza declamatoria del recitativo. Dopo Fiesco ecco Filippo II ruolo legato in modo insolubile all’arte di Siepi di cui anche qui è offerta una prestazione non solo vocalmente magistrale ma di un’intensissima carica espressiva con la voce veramente regale del basso milanese capace di far emergere tutte le umane fragilità del Rey prudente. Resta solo da dispiacersi che ad accompagnarlo ci sia l’onesto professionismo di Erede e non un direttore capace di unire il suo colpo d’ala a quello del cantante.