“Così fan tutte” al Teatro Lirico di Cagliari

Cagliari, Teatro Lirico, Stagione Lirica 2013
“COSI’ FAN TUTTE,ossia la scuola delle amanti (K588)
Dramma gioco in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte
musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Fiordiligi YOLANDA AUYANET
Dorabella PAOLA GARDINA
Guglielmo MARIO CASSI
Ferrando RANDALL BILLS
Despina ALESSANDRA MARIANELLI
Don Alfonso BRUNO DE SIMONE
Coro e Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari
Direttore d’orchestra Christopher Franklin
Maestro del coro Marco Faelli
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci di Fabio Barettin
Allestimento  della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
Cagliari, 18 ottobre 2013

Un allestimento decisamente fuori dal comune, quello di Damiano Michieletto, che ha esordito il 18 ottobre al Lirico di Cagliari con il suo Così fan tutte, atto conclusivo della trilogia sull’amore di Mozart-Da Ponte portata in scena e conclusa alla Fenice di Venezia un anno fa. Un allestimento ansioso di dire qualcosa di programmaticamente nuovo sul terzo e ultimo capolavoro del celeberrimo tandem, opera riconosciuta dalla storiografia come la quintessenza del razionalismo illuminato e, al tempo stesso, straordinario paradosso del teatro buffo mozartiano. Nell’ormai collaudata lettura registica di Michieletto, Così fan tutte è l’attualissima storia di una scommessa, con due ragazzi che si arrischiano a sostenere la fedeltà sopra ogni dubbio delle loro promesse spose e alla fine finiscono uno nel letto della fidanzata dell’altro. Un gioco a prima vista ingenuo e smaliziato, che invece libera tutta la problematicità e il mistero delle relazioni amorose, rivelando il suo coté tutto contemporaneo.
L’ambientazione prescelta da Michieletto è perciò quella nel nostro tempo (scene di Paolo Fantin, costumi di Carla Teti, luci di Fabio Barettin), approntata in un albergo di lusso dove Don Alfonso è il proprietario-receptionist, un uomo cinico e solo; dove Ferrando e Dorabella, con Guglielmo e Fiordiligi, sono clienti dell’hotel arrivati per godersi una bella vacanza; dove Despina non è soltanto una cameriera scaltra e spiritosa, ma una donna libera ed emancipata, senza dubbio cosciente del proprio fascino seduttivo; dove l’intrigante propensione al labirintismo psicologico di Mozart e Da Ponte viene qui reinterpretata mettendo in evidenza soprattutto il lato divertente della sfida lanciata da Don Alfonso ai due ragazzi, ma non ne cancella affatto il lato crudele; dove Fiordiligi e Dorabella vestono in jeans, minigonne, abiti in lamé e tacchi a spillo, mentre Guglielmo e Ferrando hanno un look da nostalgici degli anni Settanta, con camicie a fiori in puro stile hawaiano, occhialoni da sole e capelli lunghi al vento.
Una scelta registica molto coerente, dunque, che ha forse fatto storcere il naso a qualche “purista”, ma che a Cagliari ha dimostrato che il teatro musicale non ha bisogno di molte sovrastrutture per essere apprezzato dai giovani, i quali non solo possono cogliere sulla scena gli oggetti del loro stile di vita (televisori, telefoni, aspirapolvere, contraccettivi), ma sono in grado di riconoscere tutte le infinite sfumature dei personaggi disegnati dai versi di Da Ponte con sintesi fulminante e precisione psicologica. Ottima perciò la scelta del Teatro Lirico di Cagliari di inserire Così fan tutte in versione moderna in un cartellone giustamente segnato dalla ricorrenza verdiana (con “Otello” e “Macbeth”), cui hanno fatto seguito due titoli poco frequentati come il mascagniano “Amico Fritz” e il riuscitissimo “I Shardana” di Ennio Porrino. Contributo saggio e conveniente anche nell’ottica della necessità del Lirico di Cagliari di educare il pubblico giovane all’opera, per assicurare un futuro ricambio di utenza, mettendo in atto strategie adatte e creando apposite strutture organizzative, per un teatro che non si accontenta di far rivivere il passato, ma ha intenzione e capacità di sferrare qualche scossone per scolpire il futuro.
Sul podio del Così fan tutte cagliaritano c’era Christopher Franklin che, fin dalle prime note della sinfonia, ha posto in luce la trasparenza e la sorprendente naturalezza dello stile mozartiano, rinunciando a qualsiasi espediente o manierismo al fine di rendere scorrevolissima e immediata la narrazione; grande attenzione del direttore statunitense allora ai recitativi, autentica spina dorsale del teatro di Mozart, struttura portante e punto di snodo strategico di Così fan tutte. Franklin si è mostrato direttore puntuale e preciso, perfettamente a proprio agio nel repertorio settecentesco, ben assecondato dal Coro e dall’Orchestra del Teatro di Cagliari in buona forma e capace di amministrare con competenza il cast, nel complesso ben modulato alla messinscena.
Vocalmente parlando, spicca per espressività e passione Yolanda Auyanet, una Fiordiligi di spessore, che con canto solido e luminoso personifica la dolce innamorata soccombente alla tentazione. Auyanet risolve discretamente le agilità e, nei momenti più impegnativi quali “Come scoglio” o “Per pietà, ben mio, perdona” mostra carattere e tenuta di fiato. Le risulta complementare Paola Gardina (Dorabella), voce piena e tecnicamente agguerrita, a proprio agio nelle “Smanie implacabili” quanto nella dolcezza espressiva dell’ “È amore un ladroncello”; incantevole e spigliatissima la Despina disegnata da Alessandra Marianelli,  capace di qualificare molto bene il suo personaggio, sia scenicamente che musicalmente, grazie anche ad una voce omogenea anche nei passaggi più agili. Mario Cassi (Guglielmo), ha sfoderato padronanza scenica e un bel timbro morbido e vibrante, con un bel fraseggio, così come si distingue il graffiante il Don Alfonso di Bruno De Simone; più opaca la prova di Randall Bills che è animato da una scoppiettante energia e ha un bel timbro chiaro, ma non del tutto coeso per affrontare l’ardua parte di Ferrando, in particolare nell’”Aura amorosa”. Ma non si deve dimenticare quanto è lunga Così fan tutte e quanto sia densa di eventi interiori non bilanciati da una vera e propria azione. Esemplare ed efficace pertanto la scelta del palcoscenico rotante – dove si alternano la hall, il bar, il pianerottolo, la camera da letto – dove i personaggi dell’opera sono rafforzati da una verve ininterrotta, davvero molto bravi e armonizzati nei movimenti, scatenati in un brio sfrenato da un capo dall’altro del palcoscenico. E’ infatti nelle scene collettive che meglio si gode il meccanismo impeccabile dell’affascinante geometria mozartiana e dove più emerge l’abilità della concertazione e direzione di Franklin, che non perde mai di vista il senso strutturale del recitativo secco e rapidissimo (oltremodo impegnativo per i sei cantanti), quanto l’organizzazione dei brani d’insieme, tutti felicemente risolti. Al termine molti e meritati applausi per tutti. Foto Priamo Toru