Dal palcoscenico al management: intervista a Simone Lolli

Gentile e affabile, è dotato di un aplomb elegante e impeccabile. Trentacinque anni, già danzatore in diverse Compagnie, tra cui quella del Teatro dell’Opera di Roma, Simone Lolli è il giovane Coordinatore Generale di uno dei più importanti eventi dedicati alla Danza sul territorio nazionale, Il “Rieti Danza Festival”, Concorso per giovani danzatori diretto da Piero Fasciolo e promosso dal Comune di Rieti che ogni anno, dal 1991, attira sul palcoscenico del Teatro Flavio Vespasiano i migliori talenti internazionali. Come non ricordare che a Rieti è nata la carriera stelle della danza come Giuseppe Picone, Ambra Vallo, Letizia Giuliani, Valentina Scaglia, Matteo Levaggi, Fabio Grossi e tanti altri. Un vero trampolino di lancio.
Simone Lolli racconta a GBopera come due mondi apparentemente così distanti, quello dell’arte e quello del lavoro manageriale, si possano fondere nella stessa persona e di come lo studio di un’arte possa aprire tante porte nella vita. Non solo quella del palcoscenico, che a volte sembra la sola a essere presa in considerazione dai giovani, ma tanti mondi paralleli tutti da scoprire. E fra questi, c’è il “dietro le quinte” di Simone.
Entri a far parte del mondo della danza come ballerino. Parlaci della tua scelta di intraprendere uno studio così difficile e dei tuoi esordi sul palcoscenico.
La danza è entrata nella mia vita in maniera improvvisa: avevo sei anni e i miei genitori decisero di iscrivermi alla scuola di danza locale, all’epoca una delle poche attività che il mio piccolo paese, Piglio (in provincia di Frosinone), offriva. Naturalmente ero l’unico maschietto della scuola, che contava cinquanta bambine. Il mio Maestro si accorse subito che ero molto dotato, al punto da insistere per farmi fare il provino per la Scuola del Teatro dell’Opera di Roma, allora diretta da Elisabetta Terabust. Da quel momento la mia passione aumentò sempre più. Ebbi la fortuna di poter studiare con maestri e coreografi di fama internazionale, come Jean Philippe Halnault, Victor Litvinov, Gabriel Poupescu, Victor Valcu, Amedeo Amodio. Gli esordi sul palcoscenico, a livello professionale, sono stati proprio quelli degli anni della Scuola, anche in seno alle recite della Compagnia come allievi aggiunti al Corpo di Ballo, oppure nelle Opere liriche. Da questo punto di vista ritengo di essere stato molto fortunato, perché la Signora Terabust aveva impostato la scuola come una “giovane compagnia” di grande rigore accademico e forte studio.
Parliamo della decisione di puntare su un aspetto meno comune del mondo della danza, come il management e l’organizzazione di eventi: cosa bisogna avere per “inventarsi” in un nuovo settore?
È noto ed è anche normale, credo, che un danzatore, a un certo punto della sua carriera, debba “reinventarsi” per poter proseguire a lavorare in questo settore. Il mio passaggio dalla vita di ballerino alla vita di organizzatore è avvenuto abbastanza presto e in maniera quasi naturale, perché mi sono reso presto conto di essere molto attratto da questo aspetto. Dai primi spettacoli organizzati con i miei colleghi danzatori di Enti lirici (quali il Teatro dell’Opera di Roma, l’Arena di Verona, il Teatro San Carlo di Napoli) ho subito amato l’aspetto organizzativo, il “dietro le quinte”, quel mondo che allo spettatore spesso non salta all’occhio e, talvolta, neanche riesce a immaginare. L’attività di organizzatore è difficile e importante, come quella di chi si vede in scena. Bisogna possedere ottime competenze, capacità nel creare vere sinergie e collaborazioni, avere delle idee sempre nuove, aprire molto la mente a nuovi orizzonti, saper lavorare in un team e, soprattutto, avere molta pazienza e determinazione. Capita spesso che si lavori un anno intero per la realizzazione di un evento di pochi giorni. Resta comunque molto importante, per me, l’insegnamento, che mi dà tantissime soddisfazioni e che non ho mai abbandonato.
Come hai vissuto il cambiamento di ambiente? Ti ritieni soddisfatto delle tue scelte, nonostante tu sia ancora molto giovane?
Il cambiamento non è stato traumatico. Certo, non nego che, inizialmente, abbandonare il palcoscenico come ballerino sia stato un mutamento che mi ha procurato inevitabili conseguenze (sia positive che negative) ma, allo stesso tempo, ricevevo grandissime soddisfazioni nell’ambito organizzativo. Mi ritengo molto soddisfatto e penso che la realizzazione di un evento dia altrettante gratificazioni ed emozioni, anche se di natura diversa, rispetto a quelle che il palcoscenico offre a un danzatore.
Coordini il “Rieti Danza Festival”, uno dei concorsi per giovani talenti più importanti d’Italia. Parlaci di questa esperienza.
Innanzitutto devo esprimere il mio ringraziamento al Direttore artistico del Rieti Danza Festival, Piero Fasciolo, che ha creduto in me affidandomi il ruolo di coordinatore generale. Lavorare per questo importantissimo evento è un’esperienza meravigliosa che mi ha molto arricchito professionalmente. Quest’anno il Festival, promosso dal Comune di Rieti, giunge alla sua XXV Edizione e festeggia le “nozze d’argento” (28 aprile – 5 maggio 2015). Le soddisfazioni ottenute in questi anni sono state molte: conoscere artisti importantissimi provenienti da grandi Enti lirici e Compagnie, creare delle collaborazioni con importanti Istituzioni, coordinare attività collaterali al Festival, come le conferenze con l’Étoile Laura Comi e il Maestro Raffaele Paganini, la presentazione del libro di Elisabetta Terabust, realizzare stage formativi per i giovani allievi come “Rieti Danza Estate” – Stage e Concorso Internazionale (importante appendice del Rieti Danza Festival, che quest’anno giunge con grande successo alla sua III Edizione e si terrà dal 3 al 5 Luglio 2015). Lavorare, come nel caso del RDF, in maniera scrupolosa e altamente professionale è un ottimo stimolo per migliorare le proprie capacità. L’intento e la finalità del concorso sono quelle di mantenere un elevatissimo standard qualitativo: una giuria internazionale composta da giurati prestigiosi, un altissimo livello dei concorrenti, la possibilità di assegnare agli allievi importanti borse di studio, oltre a creare attività collaterali come progetti formativi, stage, conferenze, Scuole istituzionali e altri eventi-corollario al festival.
Di cosa soffre la Danza in Italia, oggi, a tuo giudizio?
La danza oggi tende a soffrire della carenza di cultura, di ideali, di integrità e ‒ non ultimo ‒ di fondi. È un peccato che molte compagnie siano costrette a chiudere (e molte lo hanno già fatto da un pezzo) con la conseguenza di disilludere i giovani costringendoli ad andare all’estero. Credo nell’eccellenza di molte scuole italiane, dei nostri maestri e di alcuni eventi organizzati con il vero intento di promuovere la danza. Sono convinto del fatto che, soprattutto in questo difficile periodo, si debba lavorare solo ed esclusivamente all’insegna della qualità; ammiro tutte le scuole che lavorano in maniera seria, perché proprio lì si genera la cultura della danza e si preparano coloro che porteranno avanti quest’arte.
Quanto sono importanti eventi come in Rieti Danza Festival per i giovani talentuosi?
Dare opportunità serie e concrete, motivare i giovani (il che non vuol dire illuderli), insegnare la danza come cultura credo sia il più grande aiuto. Da diversi anni, oltre che con il Rieti Danza Festival e da tre edizioni con il Rieti Danza Estate, collaboro e sono in giuria in diversi concorsi nazionali come “Poietikè Danza” di Caivano (NA) diretto da Vittorio Mazzoni e Guglielmo Schettino, “Artedanza” di Longiano diretto da Luna Ronchi e Heidi Pasini, “Agliana Danza” diretto da Elisabetta Bresci e devo dire che, con molta serietà, questi eventi offrono importanti occasioni di confronto e di esperienza, oltre alla possibilità di ricevere importanti borse di studio per stage o eventi, accessi diretti in importanti accademie e altro. Insomma, sono opportunità che, se ben sfruttate, possono aiutare i giovani a costruire la propria carriera.
Prossimi progetti?
I progetti sono diversi: il più vicino, già in fase di realizzazione, sarà il “Labro Festival” diretto da Piero Fasciolo e organizzato dal Teatro Alchemico di Rieti. L’evento è promosso dal Comune di Labro in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio, del Comune di Rieti e della Fondazione Varrone. Luna Ronchi e io cureremo il coordinamento artistico della sezione danza. All’interno del programma del balletto sono previsti spettacoli di compagnie e un gala, “La Notte delle Stelle”, che vedrà esibirsi le migliori scuole italiane e ospiti. Il gala avrà come madrina la grandissima attrice Franca Valeri, un nome di spicco nel panorama del cinema internazionale.
Un sogno nel cassetto?
Mi ritengo già molto fortunato, perché svolgo un lavoro che mi piace e per il quale ho studiato sin da bambino. Come tutti ho molti sogni nel cassetto, ma forse il più importante, a livello lavorativo, è quello di poter continuare a vivere nel bellissimo mondo della danza.
E noi auguriamo a Simone Lolli che la sua importante attività possa continuare a inseguire la qualità, “portando in scena” i risultati di un intenso lavoro a molti sconosciuto, ma indispensabile completamento dell’attività artistica anche dei più grandi danzatori.