Daniela Barcellona in concerto alla Scala

Milano, Teatro alla Scala, Recital di canto 2012
Concerto del mezzosoprano Daniela Barcellona
Pianoforte Alessandro Vitiello 
Alessandro Scarlatti:
Da Tigrane -Se mai ti punse il cor
Christoph Willibald Gluck: Da Orfeo ed Euridice – Che farò senza Euridice
Georg Friedrich Händel: Da Giulio Cesare -Va tacito e nascosto
Da Rinaldo – Cara sposa, amante cara
Gioachino Rossini: Da Tancredi – Oh patria!… Di tanti palpiti
Manuel de Falla: Siete canciones populares españolas
Francesco Paolo Tosti: Quattro canzoni di Amaranta
Gaetano Donizetti: Da La favorite -O mon Fernand
Milano, 2 aprile 2012

“Ci ha fatto attendere quasi tre mesi ma che bello ritrovarla sorridente e in gran forma fisica e vocale!” Queste le parole di un noto loggionista scaligero al termine del recital di Daniela Barcellona al Teatro alla Scala. Il famoso mezzosoprano friulano accompagnata dal bravissimo marito Alessandro Vitiello al pianoforte, il giorno 2 aprile ha recuperato il recital del 16 gennaio scorso sospeso per una sua indisposizione.
La cantante ci offre una lettura originale e nuova di personaggi sui quali sembrerebbe non ci sia più nulla da dire. In questo concerto spazia dagli esordi del Settecento fino all’inizio del XX secolo e lo fa sempre con la sua voce brunita e in linea con il gusto. Quando pensiamo a Daniela Barcellona, siamo a portati ad associare il suo nome a Rossini e al Belcanto, dove lo stile del canto è caratterizzato dalla perfetta uniformità della voce, da un suadente legato, da un’incredibile agilità e flessibilità e da un timbro morbido. Il recital ha confermato l’importanza di questa voce, tra le più autorevoli dell’attuale panorama vocale. La serata si apre con una pagina poco conosciuta e frequentata dai cantanti “Se mai ti punse il cor” tratta da “Tigrane” di Scarlatti. In questo pezzo brilla innanzitutto la forbita eleganza di un canto sempre musicale.
Nel celebre “Che farò senza Euridice” simbolo della sofferenza per la perdita del proprio amore e nei pezzi di Händel (“Va tacito e nascosto” dal “Giulio Cesare in Egitto” e “Cara sposa” dal “Rinaldo”), la cantante ci ha fatto ricordare come può eccellere anche nel repertorio dei due compositori tedeschi. Sarebbe molto bello per noi che eseguisse (e magari proponesse ai teatri!) questo genere melodico che poco si sente in Italia. In Händel la Barcellona guarda al senso della frase senza narcisistici compiacimenti: sono evidenti invece la ricerca dei colori, il loro utilizzo per differenziare i personaggi ed individuare gli stati d’animo.
Con la pagina del Tancredi ( “Oh patria!…Di tanti palpiti”) si è portata all’altezza della sua fama, di quell’arte che la fa oggi il più rappresentativo mezzosoprano italiano: valida cantante, acuta e intelligente interprete. In questa pagina che pare scritta per lei, la tavolozza timbrica ha trovato giusta corrispondenza con la musica rossiniana.
La seconda parte della serata si è aperta con un interessantissimo ( e da me amato) repertorio, quello spagnolo. Nelle “Siete canciones populares espagnoleas” di Manuel de Falla il suono della voce della cantante accompagnata dal validissimo marito si è espresso nella eterea gradazione di evanescenti mezzi voci e poi nella zona grave, calibrata e pastosa. Voce pronta ad aprirsi ad un’intimità che è poi la cifra delle sensuali composizioni del compositore spagnolo. Indimenticabile è stato il pezzo “Asturiana”.L’esecuzione della Barcellona con De Falla disegna effetti sfumati, con contorni musicali sfuggenti volti a comunicare atmosfere immaginarie e sensazioni vaghe, ponendo sempre l’accento sul colore e sul timbro dei suoni.
Benché io preferisca ascoltare i pezzi composti da Tosti per voce maschile le “Quattro canzoni di Amaranta” del compositore ortonese sono state ben eseguite anche dal mezzosoprano triestino. Il testo di questi brani è di Gabriele D’Annunzio dove egli fa riferimento a sue vicende personali: al centro non vi è più l’amore di una donna fonte di fascino e sofferenza, ma la fine di esso.  “L’alba separa dalla luce l’ombra” è forse il pezzo più conosciuto e rappresentativo delle canzoni. La Barcellona ha eseguito questo brano con grande raffinatezza ed eleganza, stile che scaturisce dalla grande perizia di pochissimi cantanti nella cura minuziosa dei particolari e nella ricerca di varietà di accenti. Dunque, dietro l’apparente facilità di scrittura di Tosti si nasconde un processo di meditata elaborazione che la cantante ha reso in buon modo, con intonazione prevalentemente patetica e sentimentale.
“La Favorite” è un personaggio importante. Questo è un ruolo femminile a tutto tondo, la nostra Daniela sfrutta la gamma completa delle sue possibilità vocali, spaziando dal registro grave per arrivare a quello acuto attraverso agilità e passaggi nella zona centrale. Si tratta di una pagina molto interessante che mette in evidenza come si trasformerà il mezzosoprano con Verdi e con le sue eroine.
Il primo bis della serata è stato una Habanera particolare… è una Carmen fuori dagli schemi usuali che non necessita di atteggiamenti lascivi e provocatori: Il colore giusto, proposto per questa interpretazione e un bellissimo legato hanno fatto girare la testa! Sinceramente poche volte ho sentito cantare la famosa aria della bella sigaraia con stile velato di belcantismo e con dei rallentandi che ci facevano pendere dalle sue labbra… Affascinante. Su tutti i pezzi proposti dalla coppia Vitiello, svetta il secondo bis. La ballata di Mignon “Connais-tu le pays” la cui melodia, che procede da intervalli piccoli a intervalli sempre più ampi ed è punteggiata da pause, è un tipico esempio del linguaggio dell’opéra-lyrique.
La virtuosa cantante è capace di incantare l’uditore anche solo con il dinamico intrecciarsi di sospiri o accenti. Al termine di questo brano si sono levate ovazioni da stadio molto più nutrite e calorose del precedente concerto proposto da Mariella Devia. L’entusiasmo è contagioso! La bellezza del concerto si potenzia con la scatenata propulsione ironica e con la simpaticissima interpretazione che Daniela Barcellona offre nella “Anzoleta dopo la regata” (“Ciapa un baso“). La cantante qui è stata strepitosa. Ci ha colmato di “basi” ringraziandoci e con occhi lucidi ci ha salutato. Io vorrei dire una cosa molto importante che va al di là delle note o del personaggio sul palcoscenico. Daniela io ho avuto modo di conoscerla qualche anno fa a Trieste e di vederla lavorare ne”L’Italiana in Algeri”. E’ una donna di una cortesia gratuita e sincera, pronta ad ascoltare chiunque le parli (anche i soliti loggionisti che alla fine della recita l’hanno tenuta tutta per loro per più di un’ora). L’essere umano Barcellona è eccezionale e molte sue colleghe dovrebbero prender spunto dal suo modo di essere e di comportarsi .. perché un artista vero si distingue anche per il rapporto che ha con le persone che lo circondano.
Foto Marco Brescia © Teatro alla Scala