Due debutti per Aterballetto al Festival Aperto 2015

Reggio Emilia, Teatro Valli, Festival Aperto 2015
Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto
“L’eco dell’acqua” – prima assoluta
Coreografia e ideazione scene Philippe Kratz
Musiche Federico Albanese, Jonny Greenwood, Howling, Arvo Pärt, Sufjan Stevens, The Haxan Clock
Costumi Costanza Maramotti, Philippe Kratz
Luci Carlo Cerri
14’20”” – prima assoluta del riallestimento per Aterballetto
Estratto/duo dall’opera 27’52”
Coreografia e scene Jirí Kylián
Musica originale Dirk Haubrich basata su due temi di Gustav Mahler
Costumi Joke Visser
Luci Kees Tjebbes, Loes Schakenboss
“Antitesi”
Coreografia Andonis Foniadakis
Musiche Giovan Battista Pergolesi, Fausto Romitelli, Domenico Scarlatti, Giacinto Scelsi, Giuseppe Tartini
Sound design Julien Tarride
Costumi Kristopher Millar & Lois Swandale
Luci Carlo Cerri
Reggio Emilia, 6 novembre 2015

Stagione nuova, ancora un volto nuovo per Aterballetto. Nuovo ma sempre improntato ai propositi di Cristina Bozzolini, a capo della direzione artistica di Aterballetto dal 2008: quindi, accanto a nomi noti della coreografia (in questa nuova serata, Jirí Kylián e Andonis Foniadakis) vengono affiancate giovani proposte. La proposta porta il nome di Philippe Kratz, danzatore della Compagnia dal 2008 ma già autore di diversi lavori per la stessa (Lettres d’amour nel 2012, SPRING nel 2013 e SENTieri nel 2014). Kratz crea L’eco dell’acqua, ispirata ad una poesia di Goethe (Canto degli spiriti sopra le acque), realizzando momenti di rara bellezza per quanto riguarda gli assoli (incredibile per qualità plastica quello femminile che quasi si fonde col lungo drappo calato dall’alto) e i duetti (anche se con una propensione insistita per le prese troppo elaborate e sofisticate). La gestione del corpo di ballo, di contro, risulta quasi sempre schematica se non prevedibile nelle sequenze scandite dalle file, dalle camminate, dal semicerchio descritto da un’enorme elica luminosa che viene porta a mano da una coppia di ballerini (la pièce prende piede oltre che dalla poesia di Goethe anche «dall’episodio dell’abbattimento di un aereo civile in Ucraina da parte di un missile militare») e dai gesti frenetici delle mani… Una pagina che riesce a focalizzarsi a tratti per poi sfaldarsi in abbozzi tiepidi, già visti se non ingenui.
La cifra di Jirí Kylián è invece riconoscibilissima, in una danza che non avverte cedimenti, sicura non solo del corpo degli interpreti ma anche dello spazio circostante. Il duetto 14’20’’ viene riallestito per la prima volta per Aterballetto. Già visto in Italia (anche nell’interpretazione di Aurelie Cayla e Lukas Timulak all’interno della serata 6000 miles away di Sylvie Guillem a Modena nel 2012), questo duo ha conservato bellezza e forza, quella così “materica” nel descrivere un rapporto uomo-donna destinato a fallire. Davvero splendidi Serena Vinzio e Damiano Artale.
E veniamo al brano più riuscito di questo trittico: Antitesi di Andonis Foniadakis. Foniadakis è solitamente presentato dalla stampa accanto a parole come «velocità» e «musica barocca». Il che è anche vero. Ma il lavoro che è riuscito a creare in quest’occasione è veramente ottimo e va oltre a facili schematizzazioni. Le antitesi che il coreografo greco vuole richiamare riguardano soprattutto la danza, il suo mondo, la sua evoluzione e i suoi tic in un continuo dialogo fra passato e presente. Non è un dialogo netto (à la Preljocaj ne La stravaganza, per intenderci) ma una partitura fatta di piccoli richiami, ironie appena accennate, lievi increspature che si scorgono in una danza fitta e inesorabile. E allora il “ballettomane” sorriderà nell’intravedere una fila à la Petipa o le silhouette dei ballerini in controluce che richiamano le Villi di Giselle o i cigni morenti… Ma il dialogo è a tutto tondo anche perché non prescinde mai da ciò che circonda il corpo danzante (a questo proposito sono da menzionare le splendide luci di Carlo Cerri). Insomma, una coreografia degna di un’eccellente compagnia. E Aterballetto lo è. Foto Nadir Bonazzi