Elīna Garanča: “Revive” & “Meditation”

Pietro Mascagni: “Voi lo sapete o mamma” (Cavalleria rusticana); Francesco Cilea: “Acerba voluttà”, “Ecco: respiro appena … Io son l’umile ancella” (Adriana Lecouvreur), Héctor Berlioz: “Ah! Ah! Je vais mourir … Adieu, fière cité”; Giuseppe Verdi: “Nel giardin del bello” (Don Carlo); Camille Saint-Saëns:”Samson, recherchant ma présence… (Samson et Dalila), “Reine! Je serai reine!” (Henry VIII) ; Modest Mussorgsky: “Skucno, Marine … Kak tomitel’no i vyalo”  (Boris Godunov); Jules Massenet: “Venge-moi d’une suprême offense! … Ne me refuse pas” (Hérodiade), “Va! Laisse couler mes larmes” (Werther); Ambroise Thomas: “Connais-tu le pays” (Mignon); Giuseppe Verdi: “Rataplan, rataplan, rataplan” (La forza del destino); Ruggero Leoncavallo: “È destin, debbo andarmene…Marcello mio (La Bohème). Elina Garança (mezzosoprano), Orquestra de la Comunitat Valenciana, Cor de la Generalitat Valenciana, Roberto Abbado (direttore). T.Time: 61′ 07 1 CD DGG 4795937

Amour, viens aider ma faiblesse”Registrato nel 2016 questo CD rappresenta una sorta di finestra verso il futuro di Elīna Garanča in un momento di trapasso della propria carriera dove al progressivo abbandono dei ruoli mozartiani e belcantisti si affianca una conquista del repertorio più drammatico. Dei ruoli proposti infatti solo la Charlotte del “Werther” rientra nel precedente repertorio della cantante lettone (esiste un’interessante testimonianze video dello spettacolo viennese del 2005) mentre di poco successivo all’uscita del recital è il debutto teatrale come Eboli a Parigi.
Accompagnata dal solido professionismo di Roberto Abbado alla guida dei complessi della Comunitat Valenciana ci accompagna in un viaggio in quello che potrebbe essere il suo futuro nel segno della passiane perché questo è il tema più esplicito del programma, una viaggio fra le infinite sfaccettature della passionalità femminile – erotica ma non solo.
Si apre con Santuzza di cui la Garanča propone una lettura musicalmente impeccabile e scevra di ogni manierismo anche se forse fin troppo raffinata. Il vero colpo d’ala si ha però con la successiva “Acerba volutta, dolce tortura” da “Adriana Lecouvreur”, nei panni della Principessa la Garanča è perfetta. Dizione forse non perfetta ma sufficientemente nitida, voce piena, imperiosa, capace di espandersi in modo sontuoso quando la linea lo richiede e sale in acuto con assoluta facilità la cantante riesce in oltre pienamente a rendere il vulcano emotivo della scena senza far perdere al personaggio la sua eleganza aristocratica. Sempre da Adriana è presente anche “Io son l’umile ancella” dove la Garanča sorprende per la capacità di reggere la tessitura da soprano e per il saper trovare colori e accenti decisamente sopranili. Certo resta un senso di artificiosità ma è innegabile che l’aria sia splendidamente cantata e che risulti forse la maggior sorpresa del programma.
Con la Didon di Berlioz si torna in un ambito almeno espressivamente più vicino al precedente repertorio della Garanča che ha tutto il rigore neoclassica della regina di Cartagine unito a un pieno possesso dello stile francese che ritroveremo in tutti i brani proposti nei quali si esaltano al meglio anche le qualità espressive della Garanča sia esse il nostalgico lirismo per la patria perduta di Mignon, la lotta interiore che dilania l’animo di Carlotte, l’ambiguità di Hérodiade fino allo splendido lacerto dell’”Henry VIII” di Camille Saint-Saëns dove la cantante alterna con assoluta naturalezza la forza delle grandi frasi declamate e regge con facilità le imperiose salite in acuto di un brano di altissima qualità sia vocale che orchestrale – come sempre in Saint-Saëns – che chiude trionfalmente il brano lasciando alla Garanča grandissima Seymour la possibilità di vestire una volta i panni di Anna Bolena.
Dalla più nota opera del compositore parigino “Samson et Dalila” è proposta “Amour viens aider ma faiblesse” che per le doti della Garanča è adattissima come tessitura ed espressivamente resa con la felina sensualità di una seduttrice orientale come poteva immaginarla la Parigi proto-decadente del tempo.
Sul versante italiano convince meno la scelta di presentare dal “Don Carlos” la “Canzone del velo” – e nella più banale traduzione italiana anziché nell’originale francese – che se permette alla Garanča di mostrare la sua sicurezza nei passaggi di coloratura – non bisogna mai scordare l’illustre passato belcantista della cantante – non può non far rimpiange l’assenza di “Oh don fatale” che per scrittura vocale ed espressiva si sarebbe perfettamente inserita nel programma. Convince in pieno invece il rataplan di Preziosilla cantato con impeto e slancio marziale veramente ammirevole in cui la Garanča ritrova l’indole eroica di tanti suoi ruoli en-travesti. Completa la parte italiana un’elegantissima esecuzione di “Stella del marinar!” da “La Gioconda” di Ponchielli.
Unico brano slavo la grande aria di Marina dal “Boris Godunov” si ascolta con particolare piacere sia per la sempre più frequente prassi di eseguire la prima versione dell’opera senza l’atto polacco forse drammaturgicamente dispersivo ma musicalmente sublime sia per l’altissima qualità del canto della Garanča musicalmente impeccabile e capace di cogliere la sfuggente natura della principessa polacca austera e passionale, dolcissima e autoritaria.
Charles Gounod: “Sanctus” (Messe solennelle de Ste. Cécile),”Repentir” (O Divine Redeemer); Ugis Praulins: “Dievaines”; Pietro Mascagni:”Regina coeli laetare” (Cavalleria rusticana), “Ave Maria” (Arranged By Gottfried Rabl), “Ave Maria”; Wolfgang Amadeus Mozart:”Laudate Dominum omnes gentes” (Vesperae solennes de confessore in C, K.339), Georges Bizet: “Agnus Dei”; Giacomo Puccini: “Salve Regina”; Adolphe Adam: “Cantique de Noel”; Peteris Vasks: “Dusi dusi (Silent Songs), “Paldies tev vela saule” (Silent Songs), Gregorio Allegri: “Miserere”; Vladimir Vavilov /attr.Giulio Caccini: “Ave Maria”. Elina Garanca (mezzosoprano), Latvian Radio Choir, Deutsche Radio Philharmonie, Karel Mark Chichon (direttore). T.Time: 71.44 1 CD DGG 479 2071
I recital di musica sacra sono un genere in cui raramente si riesce a proporre lavori stimolanti, capaci di dare una lettura originale a precise stagioni di repertorio mentre troppo spesso ci si trova di fronte a programmi macedonia che poco o nulla aggiungono alla storia interpretativa dei singoli brani. Non fa purtroppo eccezione questo “Meditation” inciso per GD da Elīna Garanča accompagnata dai complessi della Deutsche Radio Philarmonie Saarbrücken Kaiserslautern e dal Lativian Radio Choir diretti da Karel Mark Chichon. Il programma proposto è il trionfo del più spinto eclettismo – si va da Caccini e Allegri ad autori contemporanei lettoni passando per Mozart, Mascagni e Puccini – e le esecuzioni proposte suscitano più di una perplessità per le scelte stilistiche ed esecutive della parte strumentale. Chichon tende a una lettura molto –troppo – omogenea in cui le differenze stilistiche e cronologiche tendono eccessivamente ad appiattirsi creando con il prosieguo dell’ascolto un’impressione di scarsa varietà. Inoltre si è, proceduto a riorchestrare alcune brani con risultati alquanto discutibili, se già il “Salve Regina” di Puccini risulta meno efficacie dell’originaria stesura per canto e pianoforte a soffrire maggiormente sono l’”Ave Maria” tradizionalmente attribuita a Caccini e il “Miserere” di Allegri riscritti con arrangiamenti di gusto tardo-ottocentesco che stridono implacabilmente con i brani stessi e il loro contesto di composizione.
Anche le scelte non sempre convincono. La scelta di alternare brani molto moti ad altri praticamente sconosciuti non è certo errata ma alcuni dei brani proposti difficilmente riescono a lasciare un segno. E se i due brani di Pēteris Vasks presentano una suggestiva essenzialità ancor più generiche sono l’”Ave Maria” di William Gomez in cui l’orchestrazione annulla anche le possibili suggestioni locali della chitarra originalmente prevista e “Dievaines” di Uģis Prauliņš di un gusto new age fin troppo di maniera.
Cosa resta alla fine? Fortunatamente resta la Garanča con le sue doti e la sua classe superiore ad illuminare un prodotto altrimenti fin troppo facile da dimenticare. Il “Sanctus” della “Messe de Saint-Cécile” di Gounod sorprende per la capacità della Garanča di trovare una luminosità timbrica, dei colori eterei e quasi sopranili che non gli si conoscevano uniti ad una purezza di linea da lasciare stupefatti. La stessa purezza che si ritrova nel “Laudate Dominum” di Mozart purtroppo compromesso da una direzione fin troppo snervata.
L’altra anima della Garanča si ritrova in brani come l’”Agnus Dei” di Bizet dove la tessitura più centrale permette alla cantante di sfoggiare la velluta morbidezza che gli si conosce o nella preghiera di Santuzza da “Cavalleria rusticana” – unico brano operistico della selezione – cantata con un rigore e una musicalità in vero eccellenti.
Qualità descritte che si ritrovano in tutti i brani del programma – anche quelli meno riusciti per le sopraccitate ragione – e garantiscono una complessiva piacevolezza d’ascolto all’intera registrazione.