Festival di Glyndebourne:”La volpe astuta”

Festival di Glyndebourne 2012
“LA VOLPE ASTUTA” (Prihody Lisky Bystrousky)
Opera in due attu e nove quadri su Leóš Janáček da un racconto di Rudolf Tesnóhlídek
Musica di Leóš Janáček
Il Guardacaccia SERGEI LEIFERKUS
Bystrouška  LUCY CROWE
La Volpe maschio EMMA BELL
Il Curato / Il Tasso MISCHA SCHELOMIANSKI
Harašta, venditore ambulante WILLIAM DAZELEY
La moglie del Guardacaccia / Gufo JEAN RIGBY
Il Maestro / La Zanzara ADRIAN THOMPSON
Pásek, oste COLIN JUDSON
La moglie dell’oste SARAH PRING
Coro del Festival di Glyndebourne
London Philharmonic Orchestra
Direttore Vladimir Jurowski
Maestro di coro Jeremy Bines
Regia Melly Still
Scene Tom Pye
Costumi  Dinah Collin
Luci Paule Constable
Coreografie Maxine Doyle
Glyndebourne, 27 maggio 2012

Assistere ad un’opera a Glyndebourne, significa alzare il sipario prima dell’inizio dell’opera, non appena si accede alla splendida tenuta di proprietà Christie sui colli del Sussex, a poche miglia da Brighton, immersi nel verde della campagna inglese, tra sculture di arte contemporanea, in primis un impagabile Henry Moore. Lo scenario è quello di un racconto di Jane Austen, con signore più o meno eleganti in abito lungo che sfilano tra I vialetti del parco, scorgo persino un ombrellino da passeggio. La tradizione di Glyndebourne prevede un picnic pre-evento e durante il lungo intervallo, lo champagne è d’obbligo. Antico e modern, tradizione ed innovazione qui s’incontrano, in una tensione costante al perseguimento della qualità.
Ad inaugurare la stagione 2012  è l’opera di Leóš Janáček, sviluppata dal fumetto pubblicato sul giornale di Brno Lidové noviny, illustrato da Stanislav Lolek e scritto da Rudolf Těsnohlídek, che il compositore ceco adatta, ricavandone una fiaba dai risvolti allegorici, in cui è il flusso della natura a diventare protagonista. Il brulicare della vita che si svolge nella foresta diventa spunto per il compositore che ne riproduce, mediante una musica rapida, ritmica ed espressiva, anche onomatopeica, l’armonia che la governa. E’ in particolare a partire dal secondo atto, che il compositore rende musica e storia, pregne di significato, elevandola ad opera in cui l’inevitabile tragedia che si compie, la morte della volpe, diventa accettata, spiegata con l’equilibrio del ciclo della natura, di cui la morte è parte integrante.
La nuova produzione di Melly Still balza agli occhi per la qualità, sacro crisma per l’opera house di proprietà Christie, oltre che per un discreto equilibrio tra la leggerezza della trama fiabesca e l’introduzione della tematica naturalistica cara a Janáček. L’ambientazione Pop-disneyana ideata da Tom Pye, risulta alquanto versatile ed efficace: la scena principale, in cui campeggia un grande albero che cambia con il trascorrere delle stagioni, rimane immutata, si aggiungono di volta in volta elementi per descrivere la locanda, la casa del guardiacaccia: i colori sono vivaci e brillanti. Di grande impatto visivo e forte attrattiva sono i costumi realizzati da Dinah Collin, che immagina la protagonista femminile come una zingara dai capelli arancioni che si porta appresso una coda di volpe. I colori utilizzati per gli abiti degli animali sono vivaci, quasi fluorescenti, mentre vi è una chiara chiave di lettura, nel vestire i personaggi umani in toni di beige, grigio e nero, quasi ad evidenziare un’inevitabile incapacità ad una vita in armonia con il creato. Di particolare impatto le Galline, vestite di rosa e giallo fluorescente, quasi prostitute che non riescono a stare senza il Gallo, anche quando vengono istigate alla rivolta dalla Volpe “femminista”.
La concertazione di Vladimir Jurowski gestisce la musica come strumento bucolico d’accompagnamento nei primi due atti, facendone poi il centro del sentire, elemento chiave di quanto accade sulla scena. Ottima la gestione dei numerosi bambini-cantanti coinvolti nell’opera. A guidare il cast di lusso è una vibrante Lucy Crowe, soprano leggero che si destreggia con abilità attraverso la partitura a volte insidiosa di Janáček, ottima anche l’altro soprano Emma Bell, che assieme alla Crowe ben gestisce il paragone con un Sergei Leiferkus, che senza difficoltà si dimostra capace della sfida lirica nel finale, oltre a padroneggiare la scena con estrema baldanza. Una menzione va anche all’ottimo Mischa Schelomianski, che ha ricoperto i panni sia dell’ambulante che del tasso. La natura che Janácek ispira con la sua musica da una sensazione di salute, di pienezza e sostanzialmente di gioia, come la splendida giornata di sole sui colli del Sussex, dopo un interminabile inverno inglese. Foto Bill Cooper © Festival di Glyndebourne