Firenze, Teatro La Pergola:”l’Incoronazione di Poppea”

Firenze, Teatro La Pergola, 74° Maggio Musicale Fiorentino
“L’INCORONAZIONE DI POPPEA”

Dramma per musica in un Prologo e  tre atti di Gian Francesco Busenello.
Musica di Claudio Monteverdi
Fortuna e Valletto SERENA MALFI
Virtù e Pallade ANNA  KASYAN
Amore FRANCESCA LOMBARDI MAZZULLI
Ottone ANDERS DAHLIN
Poppea SUSAN GRAHAM
Nerone JEREMY OVENDEN
Arnalta KRYSTIAN ADAM
Ottavia JOSE’ MARIA LO MONACO
Nutrice NICOLA MARCHESINI
Seneca MATTHEW  BROOK
Drusilla ANA QUINTANS
Littore e 1° Console MATTEO FERRARA
Damigella MARIA LAURA MARTORANA
Lucano e 1° Soldato NICHOLAS PHAN
Liberto VITTORIO PRATO
Soldato JUAN SANCHO
2° Console NICOLO’ AYROLDI
1° Tribuno SAULO GARCIA
2° Tribuno DAVIDE SIEGA
Familiari di Seneca MARGHERITA PULIGA
FABIO BERTELLA, MARCELLO VARGETTO
Il Complesso Barocco ed  Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Alan Curtis
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Movimenti coreografici Roberto Maria Pizzuto
Luci Sergio Rossi
Nuovo allestimento in coproduzione  con Teatro Real Madrid e il  Teatro La Fenice di Venezia
Firenze, 20 giugno 2011
L’ultimo titolo operistico del 74° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, “L’incoronazione di Poppea” di Claudio Monteverdi, è uno spettacolo  perfetto ed ancor più avvincente e rivelatore nella funzionale regia di Pier Luigi Pizzi e sotto la direzione del Maestro Alan Curtis, nuovamente  insieme in un’opera  barocca dopo il loro  straordinario incontro negli anni ’70 nell’ “Ariodante” di G.F. Haendel al Piccolo di Milano.
Si tratta dell’ultimo dramma in musica di Monteverdi, andato in scena per la prima volta a Venezia, nel 1643, al Teatro Grimani, altresì noto come SS. Giovanni e Paolo, pochi mesi prima della morte del compositore, avvenuta nel novembre dello stesso anno.  Il dramma è innovativo per il soggetto storico che affronta: il passaggio da una trama mitologica, che caratterizzava i primi ‘recitar cantando’, ad una vicenda ispirata ad avvenimenti reali, venne percepito come un vero coup de théâtre. L’opera, al suo apparire, riscosse un notevole successo diventando una delle  pietre miliari nella storia dell’opera lirica italiana.
Pier Luigi Pizzi ancora una volta dimostra qui la sua grande duttilità interpretativa,  calandosi nel repertorio barocco e riuscendo con meritato successo ad adattare l’impianto scenografico agli spazi della Pergola di Firenze assai diversi rispetto a quello di Madrid dove la produzione ha debuttato lo scorso anno: certamente meno ampi ma nel contempo più raccolti  e quasi certamente più consoni al teatro monteverdiano. Usufruendo di un periatto, Pizzi ha ricreato i vari ambienti: il giardino davanti alla casa di Poppea, la facciata della casa di Seneca o il colonnato del Palazzo Reale.  I cambi di scena erano  rapidi e di conseguenza l’azione era agevole mantenendo così sempre viva la tensione drammatica (tenendo presente che la partitura è alquanto ampia!).  I costumi creati da Pizzi, volutamente atemporali, sono di grande effetto teatrale anche se di taglio estremamente stilizzato.
L’impostazione registica scelta dal regista è scopertamente erotica.  Poppea,  in primis, mostra tutta la sua sensualità e  questa sua carica erotica, unita all’ambizione, sembra contagiare tutti i personaggi che  le si avvicinano. Non mancano poi riferimenti omosessuali:  i due soldati all’inizio dell’opera   mimano un atto sessuale utilizzando le spade come membro virile eretto, o ancora tra  Nerone e Lucano che si confessano  le cose più dolci e sensuali, sfacciatamente tradotte in lunghissimi  abbracci e baci e rapporti orali mimati, provocando anche qualche mormorio tra il pubblico.
Sul versante musicale, l’Orchestra collocata a ridosso della scena, era  essa stessa protagonista diretta dell’intero sviluppo della rappresentazione. Alan Curtis, a cui dobbiamo molto per la riscoperta di questo genere e nel passato considerato uno dei maggiori interpreti di musica antica, ha concertato dal basso continuo, formato dal suo  Complesso Barocco  ed una esigua  compagine di archi dell’orchestra del Maggio Fiorentino. Si percepiva chiaramente una scarsa sintonia tra i due gruppi. A ciò si aggiunga che  Curtis non ha saputo imprimere un ritmo unitario alla partitura, sia nel rapporto con i cantanti, spesso abbandonati a se stessi, che nella scelta dei tempi, che hanno portato ad allungare l’intero spettacolo di ben trenta minuti. Peccato.
Anders Dahlin nel ruolo di Ottone è un tenore contraltino (corrispondente, in larga parte con il francese haute-contre). Possiede una voce assolutamente interessante, sebbene priva di una particolare bellezza di colore e di timbro. Il passaggio dal registro tenorile al falsetto  è sin troppo evidente tanto che molto spesso la voce appariva sgranata e querula. Perché,  come da  tradizione,  non fare interpretare questo ruolo ad un controtenore? Benchè scenicamente di bella presenza, Dahlin è parso piuttosto  assente, improvvisato e piuttosto svenevole.
Susan Graham è stata un’affascinante e sensuale Poppea ed ha conquistato il pubblico per la sua grande musicalità e presenza scenica. Poche le artiste a cui bastano pochi gesti per accentrare l’interesse dell’intero pubblico e la sua fama internazionale è assolutamente meritoria. Possiede uno strumento di rara bellezza, una voce pastosa ed importante sebbene non sia propriamente questo il repertorio nel quale l’artista ha dato e  possa dare ancora il meglio di sé. Jeremy Ovenden nel ruolo di Nerone è un tenore (anche qui non un controtenore come da tradizione). La  voce appare agile  e ben proiettata nel registro acuto,  dal timbro solare e vibrante, in grado di modellarsi e piegarsi alle varie esigenze della regia e della partitura.  Scenicamente assolutamente presente, ha dipinto un  Nerone dapprima fragile e assoggettato alle figure femminili per poi evolversi in un Imperatore isterico, irruento ed irrazionale così come da tradizione letteraria.
Krystian Adam nel ruolo “en travesti” di Arnalta ha voce tenorile assai interessante e morbida e dimostra di possedere uno strumento sicuro, lucente e compatto. Rimane solo un po’  trattenuto nella caratterizzazione del personaggio che avrebbe probabilmente potuto affrontare con più leggerezza ed ironia. José Maria Lo Monaco è stata un’Ottavia assolutamente incredibile. Ha saputo conferire tutta la dignità alla ripudiata imperatrice con convincente consapevolezza vocale e maturità drammatica. Da incorniciare il monologo “Disprezzata regina” ed il lamento “Addio Roma” forse i due momenti più emozionanti dell’opera. Principale pregio della bravissima cantante, tecnicamente sempre precisa, è stato quello di  cantare ogni parola piegando la sua bella voce, dal timbro e morbido nel porgere il suono, in altrettanto belle e limpide mezzevoci.
Deludente Matthew Brook, nel ruolo di Seneca. Musicalmente preciso, non è riuscito a risolvere la parte al meglio con evidenti difficoltà nel registro grave e con imbarazzanti momenti di vuoto assoluto nei recitativo. Il soprano portoghese Ana Quintans, è stata una  Drusilla briosa e disinvolta in palcoscenico, dimostrando di possedere una voce limpida, pulita e tecnicamente sempre controllata. Una vera e propria rivelazione. Nicola Marchesini nel ruolo della Nutrice di Ottavia, ha cesellato il suo personaggio con spumeggiante ironia, sapendo piegare il suo importante strumento vocale alle esigenze registiche, senza mai portare all’eccesso il suo personaggio “en travesti”. Equilibrio e misura che rispecchiano qualità vocali forse sprecate per questo ruolo.
Serena Malfi nel ruolo di Fortuna e Valletto è sembrata poco convincente sia sul piano vocale che quello scenico. Virtù e Pallade era Anna Kasyan, di discreta voce e presenza scenica  ed  Amore era Francesca Lombardi Mazzulli, assolutamente ben inserita nello spettacolo. I due pretoriani di Nerone (Juan Sancho e Nicholas Phan (quest’ultimo anche Lucano dalla voce interessante) completano il cast insieme ad una piuttosto imbarazzante ed improponibile Damigella di Maria Laura Martorana. Pubblico attento che ha saputo regalare alla compagnia ed allo spettacolo lunghi e calorosi applausi, calorosi quanto gli ambienti della Pergola assolutamente privi di una ventilazione adeguata.