Georges Bizet (1838-1875): “Les pêcheurs de perles” (1863)

Opéra-lyrique in tre atti su libretto di Eugène Cormon e Michel Carré. Matthew Polenzani (Nadir), Mariusz Kwiecien (Zurga), Diana Damrau (Leïla), Nicolas Testé (Nourabad). Coro e Orchestra Metropolitan Opera di New York. Gianandrea Noseda (direttore), Donald Palumbo (Maestro del Coro), Penny Woolcock (regia), Dick Bird (scene), Kevin Pollard (costumi), Jen Schriever (luci), 59 Productions (video proiezioni). Produzione: Metropolitan Opera, ENO, Londra (2010). Registrazione: New York, Metropolitan Opera, 16 gennaio 2016. T.Time: 120′. Non sottotitoli in italiano. 1 DVD Erato 0190295893613.
Cooprodotta con la ENO di Londa, dove è andata in scena nel 2010, questa edizione de Les pêcheurs de perles  registrata al Met il 16 gennaio 2016 non manca di destare qualche perplessità legata soprattutto alla parte visiva affidata alla regista Penny Woolcock che porta l’opera di Bizet in un’India atemporale con un tocco di esotismo (i costumi di Kevin Pollard), un uso efficace di video proiezioni (molto d’effetto l’iniziale visione dei pescatori che nuotano nelle acque blu dell’oceano) e dubbie scene (firmate da Dick Bird) che  mostrano una miserabile baraccopoli, eccezion fatta per la prima scena dell’atto terzo caratterizzata da una libreria-studio (di uomo politico?) di Zurga. In sostanza un allestimento dai tratti ambigui:  non soddisfa né puristi né modernisti. Le cose vanno molto meglio sul piano musicale: Gianandrea Noseda che offre una lettura della partitura (viene eseguita l’edizione critica del 2002 curata da Brad Cohen) di grande equilibrio tra esotismo e dramma teatrale. In questo è perfettamente assecondato dagli ottimi complessi corali e orchestrali del Met. Di alto livello il cast. In primis Diana Damrau, una Leïla ideale e lontana da vecchi modelli di soprano leggero, ci presenta un personaggio tratteggiato in modo completo: brillante nei passaggi di virtuosismo, ma anche dolce e drammaticamente appassionata nell’esprimere il suo amore. Ottima prova anche per il tenore Matthew Polenzani, un Nadir di classe,  interpretato da una vocalità coloristicamente ricca, omogenea su tutta la tessitura. Minor naturalezza mostra lo Zurga di Mariusz Kwiecien, ottimo interprete, ma con la tendenza a forzare un po’ la sua natura di baritono lirico con suoni un po’ troppo coperti. Infine Nicolas Testé esprime  perfettamente la severa autorità di Nourabad. Nel complesso un’ottima rappresentazione, di particolare pregio sul piano musicale.