Giuseppe Verdi (1813-1901): “Simon Boccanegra”

Opera in un prologo e tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, revisione di Arrigo Boito. Dmitri Hvorostovsky (Simon Boccanegra), Barbara Frittoli (Amelia Grimaldi/Maria Boccanegra), Ildar Abdrazakov (Fiesco), Stefano Secco (Gabriele Adorno), Kostas Smoriginas (Pietro), Marco Caria (Paolo Albiani), Egle Šidlauskaite (Un’ancella di Amelia), Kestutis Alčauskis (Capitano dei balestrieri). Kaunas State Choir e Kaunas City Simphony Orchestra. Costantine Orbelian (direttore). T.TIme: 2h09’64. 2 CD Delos 3457 
La casa discografica Delos presenta ormai un fornito catalogo di titoli operistici con risultati mediamente migliori nel repertorio tedesco e slavo – aree da cui provengono di norma gli interpreti – ma con questa registrazione di “Simon Boccanegra” si assiste ad un deciso salto di qualità anche per quanto riguarda il repertorio italiano. Registrata a Kaunas – centro ormai di primario interesse per quanto riguarda la vita musicale in area baltica – questa produzione riunisce un cast internazionale di altissimo livello.
Per prima cosa va rilevata la notevole prestazione offerta dai complessi della città lituana sotto la guida di Costantine Orbelian capaci di offrire una prestazione che nulla ha da invidiare alle migliori compagini occidentali per pulizia, precisione musicale e senso dello stile. Inoltre Orbelian dirige molto bene, l’apertura del prologo ha tutto il giusto senso di mistero cupo e ovattato e questo è forse il tratto più caratterizzante della lettura del maestro russo che opta per colori smorzati, per una drammaticità soffusa e intimista pur evidenziando i momenti più grandiosi come la scena del consiglio. Ottima la prova del coro in possesso anche di un’ottima dizione italiana.
Nella compagnia di canto emergono i protagonisti maschili. Assoluto punto di forza della registrazione è il Fiesco di Ildar Abdrazakov; il basso di Ufa si conferma il miglior interprete presente oggi sulla scena nel repertorio verdiano. La voce non ha l’ampiezza di quelle di alcuni storici interpreti del ruolo così come il timbro mantiene un colore forse fin troppo giovanile ma incantano la pulizia della linea di canto, la morbidezza dell’emissione, la sicurezza sugli acuti e la sincerità interpretativa. Un Fiesco quello di Abdrazakov più padre che aristocratico ferito, elementi che emergono già nelle prime frasi del prologo e che si sublimano in un “Lacerato spirito” insolitamente intimo e sofferto così come di grande suggestione è il duetto con Simone nell’ultimo atto.
Nel ruolo del titolo troviamo un Dmitri Hvorostovsky in grandissima forma. Il baritono russo ha grande dimestichezza con il repertorio verdiano e ha affrontato più volte il ruolo di Simone ma raramente si è ascoltato così coinvolto. La pronuncia italiana è praticamente perfetta e l’emissione ha una pulizia che rare altre volte si è ascoltata – solo all’attacco di qualche mezza voce (“l’alma mia parla d’amore”) si nota un apparente sforzo in realtà dovuto all’impostazione tecnica. Pienamente inserito nella lettura complessiva anch’egli tende a privilegiare l’aspetto della cantabilità sull’impeto declamatorio evitando quegli eccessi stentorei in cui tende a volte a cadere Hvorostovsky per valorizzare il lato più umano e sofferto del personaggio.
Stefano Secco è un solido Gabriele Adorno sicuro ed efficace pur con un timbro non immediatamente seducente. La musicalità e la bontà della linea emergono soprattutto nell’aria del III atto mentre gli interventi nella scena del consiglio mancano di autorevolezza e di squillo eroico; pur ben cantato, il duetto con Amelia, infine, latita di autentico abbandono. È giunta invece un po’ tardi quest’incisione per Barbara Frittoli che di Amelia è stata fra le migliori interpreti della sua generazione. Gli anni di carriera hanno lasciato però più di un segno sulla vocalità della cantante che presenta un registro grave piuttosto opaco e acuti piuttosto tesi. L’interprete è sempre sensibile e l’esperienza le permette di sfruttare al meglio un registro centrale ancora molto solido ma se l’incisione fosse arrivata qualche anno prima il livello sarebbe stato decisamente superiore. Solido ed efficace il Paolo di Marca Caria dotato di mezzi vocali decisamente interessanti e acuti di notevole squillo. Funzionali gli altri interpreti.