Trieste, Politeama Rossetti: “I promessi sposi”

Trieste, Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali. Musical & grandi eventi
“I PROMESSI SPOSI”
riduzione teatrale, testo e regia di Michele Guardì
musica di Pippo Flora
Interpreti: Graziano Galatone, Noermi Smorra, Salvatore Salvaggio, Brunella Platania, Christian Gravina, Vittorio Matteucci, Rosalia Misseri, Chiara Luppi, Enrico D’Amore, Cristian Mini,Vincenzo Caldarola, Lorenzo Praticò, Giorgio Careccia, Daniele Barletta
e con Giò Di Tonno nel ruolo di “Don Rodrigo”
coordinamento musicale e collaborazione agli arrangiamenti: Gianluca Cucchiara
Scene Luciano Ricceri

Costumi: Alessandro Lai
Coreografie Martino Muller
Corpo di ballo e coro de “I Promessi Sposi”
Luci Marco Macrini
Trieste, 2 marzo 2012

Quando il tanto diventa troppo. Direi che si può sintetizzare così la rappresentazione triestina del 2 marzo 2012 de “I promessi sposi” alla quale ho assistito. Il primo quarto d’ora di spettacolo è stupefacente per grandiosità della scenografia, dispendio di mezzi, idee registiche, bravura dei cantanti e coreografie. Poi però, come in luna park, si finisce frastornati da troppe luci, troppi suoni, troppi colori, troppa gente…
Non credo sia necessario ricordare la storia visto che, per qestioni scolastiche, tutti ci siamo passati attraverso: volenti o nolenti. E, tutto sommato, è un piacere rivedere in scena qualcosa che si conosce ma solo perché si è stati costretti a farlo, e riviverlo in chiave ed età completamente diversa. Il teatro era pieno di scolaresche: beati loro che hanno la fortuna di poter riassumere così quel romanzo mentre alla mia generazione non restavano che il Bignami e riassunti vari per cercare di memorizzare un intreccio così complesso.
L’apparato scenografico ad opera di Luciano Ricceri è meraviglioso: scorrono portali di chiese, facciate di case, interni del salone di Don Rodrigo e della casa di Don Abbondio, piazze e palazzi ma è talmente importante che dopo poco è difficile crearsi il proprio spettacolo o lasciare spazio alla fantasia e si finisce ingabbiati e vittime di cotante suggestioni.
Considerando che lo spettacolo nasce in uno stadio forse sarebbe più corretto rappresentarlo solo lì: la grandezza e l’incombenza dell’allestimento risulta quasi schiacciante in un palco, pure grande, come quello del Politeama Rossetti.
I bei costumi di Alessandro Lai sono magnificamente illuminati dalle luci di Marco Macrini di una ricchezza e di una precisione, considerando la quantità di motorizzati a disposizione, inquietante.
Stesso discorso per le coreografie di Martino Muller che riesce a portare la danza contemporanea in un contesto inadeguato, rendendola appropriata: è assecondato da un corpo di ballo di tutto rispetto che esegue con fedeltà e convinzione la tessitura coreografica proposta. Le melodie musicali scritte da Pippo Flora sono belle, trascinanti e restano impresse ma sulle orchestrazioni e sugli arrangiamenti resta la perplessità che si voglia fare troppo “rumore”. I momenti migliori sono quelli romantici e intimistici dei duetti d’amore o l’aria di Lucia del secondo atto e di aria dobbiamo parlare visto che lo spettacolo viene presentato come Opera moderna e non come musical. L’amplificazione sonora del brano che apre il primo atto risulta satura e fastidiosa all’ascolto: non mi è chiaro se, poco dopo, ci si assuefa o se i tecnici provvedono ad un aggiustamento. Fatto sta che in mezzo a tanta abbondanza di stimoli si perde padronanza di sé.
La regia di Michele Guardì è, nuovamente, ricca, talmente ricca che le controscene (quello che succede dietro ai protagonisti principali di una scena) rubano totalmente lo sguardo a quello che succede davanti. Esagera con gli effetti, con il voler stupire ad ogni costo e continuamente. Una marea di oggetti su ruote, come tavoli, carrelli, cataste di libri e poi nastri colorati che scendono da un campanile, ragnatele di grandezza spropositata a simbolizzare il carattere di Don Rodrigo, addirittura una statua equestre che chiude il primo atto: indubbiamente il pubblico nazional popolare esce soddisfatto dalla sala ma tanti altri sono inebetiti e frastornati come noi da “tanta roba”!
Nel sottofinale, quando tutto si rischiara, addirittura inizia a piovere, acqua vera, ovviamente! Chissà perché…ah, si: si tratta di pioggia purificatrice! Mah…Bisogna citare gli interpreti principali: tutti ugualmente bravi e capaci, sia vocalmente che nell’interpretazione dei propri personaggi, a cominciare dal Renzo di Graziano Galatone per passare alla Lucia di Noemi Smorra, dal Don Abbondio di Salvatore Salvaggio alla Perpetua/madre di Cecilia di Chiara Luppi, dal Fra’ Cristofor/Cardinal Borromeo di Christian Gravina all’Innominato di Vittorio Matteucci, dalla Monaca di Monza di Rosalia Misseri al Don Rodrigo di Giò Di Tonno.
Sale, però e sempre più forte la convinzione di assistere ai “Promessi sposi di Notre-Dame” tante sono le similitudine dei due musical. Alcuni degli interpreti principali erano primi ruoli anche in “Notre Dame”, idem il coreografo. Similitudini sono riscontrabili anche per la grandiosità dell’apparato scenografico, per lo stile di canto che tende all’urlo e alle note grattae, per l’abuso degli acuti e dei filati….insomma, sarebbe stato meglio una strada diversa, con un cast di creativi meno affascinati dal grandioso e precedente spettacolo…anche se il successo di pubblico, le standing ovation e gli applausi ci portano a dire che tutto è giusto, bello e perfetto per la gran parte degli spettatori. Ah, l’inutilità della critica….