Il mito di Zorba al San Carlo di Napoli

Napoli, Teatro di San Carlo, San Carlo Opera Festival
ZORBA IL GRECO
Zorba RODRIGO GUZMÀN
John ALESSANDRO MACARIO
Coreografia Lorca Massine
Musica Mikis Theodorakis
Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo
Direttore Mikhail Agrest
Maestro del Coro Salvatore Caputo
Assistente alla Coreografia Anna Krzyskow
Maitre de Ballet Irina Kolioubakina Akrioti
Luci Alessandro Carletti
Napoli, 18 Luglio 2014
Grecia in Magna Graecia nell’estate di Napoli, con Zorba il Greco per il San Carlo Opera Festival. Il rapimento della suggestione di atmosfere lontane e tuttavia ancora presenti nei luoghi del mito, la nascita e il rafforzamento dell’amicizia non condizionata dalla diversità, l’amore per la propria terra e il desiderio di conoscenza: tutto questo – e altro ancora ‒ è sintetizzato nel romanzo di Nikos Kazantzakis e transcodificato in linguaggio coreutico attraverso il filtro della macchina da presa del celebre film di Michael Cacojannis, con Anthony Queen e Irene Papas, da Lorca Massine. Filo conduttore e anima della vicenda la musica meravigliosa del più grande compositore greco, Mikis Theodorakis, che con novant’anni di storia è il simbolo della libertà della Grecia, la voce del suo popolo che nessun regime è riuscito a zittire.
Grande successo per la prima del famoso balletto di Lorca Massine, figlio del grande Leonide. Coreografo eclettico, nelle esperienze internazionali del proprio percorso ha saputo dimostrare che l’eredità paterna non risiede solo nel nome, ma nella capacità di esprimere un talento “genetico” che sarebbe un errore comparare a quello del genitore, perché la diversità è l’arricchimento più grande che l’arte possa ricevere. Nato a New York, Lorca Massine ha più volte sottolineato l’impossibilità di non ammirare un genitore di siffatta grandezza, ma anche la sua costante lontananza e la formazione autonoma che ne è conseguita.
Non ci dilunghiamo sulle notizie storiche questa volta, per approfondire invece l’anima di un balletto che è stato così tante volte riproposto in maniera incompleta e con allestimenti per cause di forza maggiore “arrangiati”, tanto da perdere spesso il suo significato autentico. Zorba non è solo l’arcinoto sirtaki finale divenuto danza popolare che risuona in tutti i locali notturni della Grecia e che anche all’estero è il sirtaki per antonomasia. Un allestimento integrale (o quasi) era necessario per rientrare nello spirito delle intenzioni originarie della storia. Al di là delle trasformazioni inevitabili subìte dal testo nel passaggio alla rappresentazione danzata, c’è da dire che il linguaggio coreico, focalizzando l’attenzione sui punti salienti della vicenda e dilatando alcuni momenti sentimentali (come è di rigore nella drammaturgia dell’opera e del balletto stesso), permette di familiarizzare col personaggio e di entrare nel suo intimo più profondo.
Il linguaggio coreografico di Lorca Massine, per il quale la danza accademica costituisce un insostituibile vocabolario di base, è intriso di (necessarie) citazioni folkloristiche balcaniche affidate per la maggior parte agli uomini, com’è consueto nella tradizione reale della Grecia stessa, dove ancora oggi le danze dai ritmi più tradizionali (zeibekiko e sirtaki), sia pure praticati da ambo i sessi, denunciano attraverso il proprio linguaggio l’originario affidamento all’uomo, mentre la danza di chiara ascendenza turca (tzifteteli) rimane appannaggio esclusivo della donna. Così in Zorba si è potuto ascoltare il riferimento ai tre ritmi principali ancora oggi al cento della musica greca: lo zeibekiko o “ballo dell’ubriaco” il cui andamento più lento e “altalenante” richiama il momento conviviale impossibile da non citare in ambito cretese, lo tzifteteli delle donne turche che irretiscono allegramente Alexis Zorbas e il sirtaki della parte finale, vero simbolo della nazione greca che John Basil chiede a Zorba di imparare, prima di andare via da Creta. Le braccia tese tra i danzatori del sirtaki sono il simbolo dell’unione che nasce dalla danza, un ritrovarsi nella cultura originaria di John ma anche un incontro del nuovo, che però non è “estraneo”. Tra citazioni musicali di altri brani greci molto noti (si pensi ai “ragazzi del Pireo” del 1960 nel solo di Marina all’inizio del secondo atto) e cori che richiamano alla mente la voce del popolo greco, è interessante notare come i momenti lirici affidati al Pas de deux siano stati costruiti appunto anche su corali, come se gli strumenti e le voci raddoppiassero il sentimento dei singoli e rendessero i due protagonisti espressione dei sentimenti di un popolo.
Se la trama non si evince dal balletto poco importa. La vicenda di John a Creta per le miniere ereditate o il disastro della missione finale di Zorba non contano. L’amicizia l’amore e la morte sono i momenti salienti dell’esperienza umana.
Il danzatore cileno Rodrigo Guzmàn è stato un Alexis Zorbas molto convincente. Alessandro Macario si conferma Primo ballerino elegante e pulito, che nella seconda parte dello spettacolo si è lasciato andare con più trasporto alle note di Theodorakis, con nostro grande piacere. Effetto sirtaki, signori. Alessandra Veronetti è stata una Hortensia di grande intensità emotiva, confermando le sue doti interpretative particolarmente felici nei ruoli drammatici contemporanei, nei quali riesce a trasmettere emozione anche con un piccolo gesto.
L’impegno nella messa in scena da parte del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo è stato ottimo, specie da parte degli uomini (d’altra parte la coreografia d’impatto in questo balletto è riservata alla danza maschile), ben curati e attenti nei difficili e veloci passaggi della coreografia. La disomogeneità delle altezze, in questo caso, ha permesso una riproduzione realistica di giusto effetto e (fatta eccezione per un paio di elementi dalla tecnica e dalla presenza scenica molto deboli) il risultato è stato avvincente.
L’orchestra del Teatro di San Carlo, diretta dal Maestro russo Mikhail Agrest, e il Coro, diretto dal Maestro Salvatore Caputo, hanno eseguito e interpretato la bellissima partitura di Theodorakis con grande intensità. La meravigliosa acustica del San Carlo ha fatto il resto.
Lo spettacolo avrebbe meritato un maggior afflusso di pubblico, ma la poco felice programmazione di tre recite sul fine settimana nel caldo mese di luglio non ha certo giovato alle presenze (nonostante la poco raffinata idea della sfilata del pubblico, invitato ad abbigliarsi in stile anni Sessanta, nel tentativo di creare un richiamo di effetto).
Il pubblico presente ha comunque risposto con grande partecipazione e conferito calorosi e meritatissimi applausi a tutti gli interpreti. Le prossime recite son previste per domenica 27 luglio e venerdì 1 agosto. Si spera nei rientri dei vacanzieri, perché Zorba il Greco è uno spettacolo da non perdere. Foto Luciano Romano