Il ritorno del “Barbiere di Siviglia” al Teatro Massimo di Palermo

Palermo, Teatro Massimo, Stagione Lirica 2013
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Commedia con musica in due atti. Libretto di Cesare Sterbini da Le barbier de Seville di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.
Musica di Gioachino Rossini
Il conte d’Almaviva LAWRENCE  BROWNLEE
Bartolo ALESSANDRO CORBELLI
Rosina SILVIA TRO SANTAFE’
Figaro DALIBOR JENIS
Basilio ADRIAN SAMPETREAN
Berta ELENA BORIN
Fiorello GIOVANNI BELLAVIA
Un ufficiale RICCARDO SCHIRO’
Mimi Daniela Allotta, Rosa Maria Catania, Diletta Giannola, Maria Chiara la Farina, Federica Marullo, Cinzia Mazzi, Nadia Randazzo, Stefania Soldano, Alessio Barone, Sandro Costagliola, Salvatore De Franchis, Luigi Di Gangi, Jean Maurice Feist,Ugo Giacomazzi, Fausto Lo Verde, Antonio Mancuso, Ennio Pontorno, Antonio Puccia, Daniele Savarino, Massimo Vinti
Orchestra e Coro del Teatro Massimo
Direttore Stefano Montanari
Maestro del Coro Stefano Monti
Regia
Francesco Micheli ripresa da Alberto Cavallotti
Scene Angelo Canu
Costumi Marja Hoffmann
Luci Fiammetta Baldiserri
Allestimento del Teatro Massimo
Palermo, 17 settembre  2013

La Prima del Barbiere ha avuto luogo in un Teatro Massimo che, dopo la pausa estiva, ha riaperto le porte al suo pubblico; un pubblico eterogeneo, elegante – “da Prima”, appunto – ma anche ricco dei turisti che numerosi a settembre popolano la città, godendo degli ultimi freschi giorni d’estate.
Ed è proprio l’ostinato sole del Sud, che tanto accomuna Siviglia a Palermo, a dominare la scena, attraverso le luci calde e i colori caratteristici della terra andalusa propri dell’allestimento del capolavoro rossiniano concepito e curato nel settembre del 2010 da Francesco Micheli, con le scene di Angelo Canu e i costumi scintillanti di Marja Hoffmann, qui riproposto dal regista Alberto Cavallotti.
I coloratissimi blocchi rotanti che compongono la scenografia ben si sposano col movimento della musica e con l’intreccio concitato del dramma: se inizialmente avanzano sul palcoscenico sotto forma di un enorme quadro di Mirò – che interpreta visivamente l’atmosfera dipinta nella Sinfonia – vengono poi smontati, ruotati e sventrati durante tutto lo spettacolo, ora per assecondare i movimenti dei personaggi sul palcoscenico, ora per spogliarsi e cambiar faccia, palesando così quegli elementi di ambiguità (la calunnia; il travestimento) contenuti nel libretto di Sterbini checaratterizzano la personalità dei personaggi principali. Le luci di Fiammetta Baldiserri coronano la riuscita di questo allestimento, soprattutto nelle parti strumentali salienti: la Sinfonia è accecata dal sole, il temporale è preannunciato dal calar delle tenebre e dai lampi; ma si apprezzano anche nel duetto finale di Rosina e del Conte, forse il più bello di questa rappresentazione, dove la morbida luce blu del chiaro di luna avvolge gli amanti e le loro voci pulite e limpide.
Davvero brillante l’esordio ‘barbieristico’ di Stefano Montanari, che ha diretto dal podio con bacchetta e fortepiano. Eccezionale interprete della partitura rossiniana, e forte della propria esperienza in ambito classico e barocco, Montanari restituisce a questo Barbiere un’attenzione meticolosa alle parti strumentali sia nei recitativi che nelle arie, dimostrando maestria nei brani strumentali della Sinfonia iniziale e del Temporale del secondo atto. Un ritorno a Palermo per il baritono Dalibor Jenis, che aveva aperto la stagione 2011 del Teatro Massimo interpretando il Marchese Roberto Donà alla Prima assoluta di Senso, di Marco Tutino. Acclamato nel ruolo di Figaro al Rossini Opera Festival e sui palcoscenici di noti teatri europei, con la sua cavatina Jenis conquista da subito gli applausi e l’amicizia del pubblico. Peccato che le sue discese nella parte grave del registro trascurino talvolta la chiarezza delle parole, strozzando troppo le vocali aperte. Nulla da dire invece sugli acuti, vera dimostrazione della forza lirica del personaggio rossiniano sicuro di sé e delle sue sopraffine abilità.
Incantevole il giovane tenore statunitense Lawrence Brownlee, la cui interpretazione del Conte d’Almaviva ha già riscosso successo a livello internazionale. Brownlee veste con disinvoltura i mutevoli panni dell’amante segreto di Rosina e con la stessa naturalezza affronta le pagine musicali più impegnative della sua parte. Divertente l’interpretazione della Canzone Se il mio nome saper voi bramate, con Figaro alla chitarra che ‘sdrammatizza’ la serietà del brano con modernissime variazioni su tema; notevoli i vocalizzi dell’aria Cessa più di resistere distesi sulla possente omogeneità del Coro del Teatro Massimo di Palermo. Ottimo il contrasto timbrico tra le voci dei due personaggi, quella delicata e leggera del Conte e l’altra potente e vivace di Figaro, che nel duetto All’idea di quel metallo si guadagnano gli applausi soddisfatti del pubblico.
Unica nota dolente dello spettacolo è la distanza di Rosina dal pubblico proprio nell’interpretazione della sua cavatina Una voce poco fa: se è vero che l’effetto scenografico vuole la sua parte, ciò non dovrebbe mai avvenire a discapito delle voci, soprattutto durante le arie di presentazione dei personaggi. Per quanto il blocco mobile la trasporti in avanti con tutto il suo scrittoio infatti, Silvia Tro Santafé è ancora troppo in alto e la sua splendida voce di mezzosoprano si perde in alcuni tratti tra le battute dell’orchestra; ciò che ci riesce a raggiungere, però, convince: una voce suadente e dolcissima nella prima parte dell’aria, mostra la sua forza e passionalità nella seconda parte, nei vocalizzi della ripetizione e nell’impeccabile acuto finale.
Alessandro Corbelli che considera don Bartolo «il peggiore tra i “don” dell’Opera, il rappresentante della “Spagna nera”» canta l’aria A un dottor della mia sorte quasi integralmente, escludendo risatine e falsetti e conferendo quindi maggiore sobrietà al suo personaggio. Nonostante nella ripetizione le parole non siano perfettamente scandite, a causa della velocità di esecuzione, il teatro gli regala applausi convinti e un “bravo!”. Felice rivelazione della serata è il Basilio di Adrian Sâmpetrean, che ben sottolinea l’ipocrisia del suo personaggio regalandoci momenti di puro divertimento nel Quintetto Don Basilio!. Inoltre il suo carattere “parlante” s’intende perfettamente con l’orchestra, vera interprete dell’aria della calunnia, favorendone il crescendo con voce chiara e ferma, fino all’esplosione finale. Bravi anche gli altri interpreti, in particolare il baritono Giovanni Bellavia, che impersona un Fiorello dalla voce calda e corposa, e il soprano Elena Borin, una Berta frizzante e vivace ma mai eccessivamente, che ben calibra la voce nel passaggio dal recitativo all’aria.

Una parola infine sui personaggi muti, maschili e femminili, quasi sempre partecipi dello svolgimento dell’azione: se questi si apprezzano in determinate situazioni in cui favoriscono la fluiditànei cambi di scena e offrono, grazie al dinamismo delle loro figure, efficaci contrasti con la staticità di alcuni momenti (emblematico, a questo proposito, il finale del primo atto, dove sembrano manovrare i protagonisti sconvolti dagli avvenimenti),in altre risultano superflui e rischiano talvolta di spostarel’attenzione dello spettatore sui loro numeri comici o di limitare il movimento e l’azione degli altri personaggi. Nel complesso, un Barbiere di tutto rispetto, una commedia in musica divertente e coinvolgente proprio come si pensa esser stata concepita dal genio rossiniano. Il Barbiere di Siviglia è in scena fino al 25 settembre. Foto Corrado Lannino / Studio Camera