Il violincellista Enrico Bronzi agli Amici della Musica

Verona, Teatro Ristori, Società Amici della Musica. 104a Stagione Concertica
Konservatorium Monteverdi Akademie Orchestra di Bolzano
Violoncello  Enrico Bronzi
Carl Philip Emmanuel Bach: Concerto per violoncello e orchestra in La maggiore Wq. 172
Silvia Colasanti: Variazioni sull’Inquietudine per violoncello e archi
Antonin Dvořák:  Serenata per archi in Mi maggiore Op. 22
Verona, 14 Ottobre 2013
Tra i protagonisti della scena musicale internazionale si distingue una falange di artisti capaci di esprimere il proprio messaggio musicale a prescindere dal linguaggio stilistico della scrittura, e capaci perciò di accostare le sonorità della musica antica alla produzione degli autori contemporanei con uguale padronanza, mantenendo una disarmante coerenza nel discorso comunicativo.
È stato il caso della protagonista del concerto di apertura della stagione concertistica degli Amici della Musica di Verona – la violinista Isabelle Faust- ed è il caso di Enrico Bronzi, protagonista del secondo appuntamento della rassegna.
Bronzi si presenta sul palco del Teatro Ristori nella doppia veste di direttore e solista, guidando la Konservatorium Monteverdi Akademie Orchestra di Bolzano attraverso un percorso musicale eclettico che parte dallo stile galante del degno figlio di Johann Sebastian, Carl Philip Emmanuel Bach, e si protrae fino al linguaggio contemporaneo di Silvia Colasanti passando per gli affetti tardoromantici della musica di Antonin Dvořák.
L’apertura del concerto -affidata al Concerto per violoncello e orchestra in La maggiore Wq. 172 di Carl Philip Emmanuel Bach– mette subito in luce la straripante personalità musicale di Bronzi che risolve con disinvoltura il virtuosismo della pagina in un’interpretazione stilisticamente attenta e ben calibrata nel dialogo tra la voce solistica e apporto orchestrale, solidamente sostenuto dall’orchestra. A seguire le interessanti Variazioni sull’Inquietudine per violoncello e archi della romana Silvia Colasanti (classe 1975), in cui le possibilità espressive del violoncello sono esplorate lungo tutta l’estensione dello strumento e rinnovate attraverso gli espedienti tecnici del linguaggio contemporaneo. Il brano si articola in una frammentaria e continua esposizione di frammenti tematici che sviluppandosi “corrisponde a una parallela evoluzione sentimentale”. Il sentimento di inquietudine cui le parole della stessa Colasanti fanno riferimento costituisce quello che il critico Guido Barbieri ha definito il topos poetico della compositrice romana. Così come nella precedente pagina bachiana risulta anche in questo caso notevole l’affiatamento tra Bronzi e l’orchestra, il risultato è un momento musicale intenso e ricco di suggestioni che viene apprezzato dal pubblico con lunghi applausi.
Se la prima parte del concerto si è rivelata dunque originale e ricca dei più diversi stimoli musicali, la seconda parte ci è parsa in effetti meno interessante. La compagine orchestrale (costituita in egual numero da professori e studenti del conservatorio di Bolzano) guidata da Bronzi nella veste di direttore si misura con la notissima Serenata per archi in Mi maggiore Op. 22 di Antonin Dvořák. Nonostante il costante supporto alle pagine solistiche abbia fatto ben figurare l’orchestra precedentemente, in questo caso è parsa mancare tra i membri del gruppo la coesione necessaria alla buona resa del testo musicale, a cui si sono aggiunte alcune imprecisioni sul piano intonazione. Ad ogni modo indiscutibile la riuscita della serata, conclusa dal Notturno Op. 19 n. 4 per violoncello e archi di Pëtr Il’ič Čajkovskij come “encore”. Foto Brenzoni