Julius Patzak (1898-1974) & Anton Dermota (1910-1989): Recitals

Ludwig van Beethoven: “Gott! Welch Dunkel hier!..In des lebens Frühlingstagen” (Fidelio); Jacques Offenbach: “Il ètait une fois à la cour d’Eisenach”, “Allons! Courage et confiance…Ah! vivre deux!” (Les contes d’Hoffmann – sung in German); Johann Strauss jr.: “Dieser Anstand, so manierlich” (Die Fledermaus); “Als flotter Geist”, “Solch einem Traum…Ha seht, es wink”, “Wer uns getraut” (Der Zigeunerbarboron”). Julius Patzak (tenore), Hilde Gueden, Rosette Anday, Hilde Zadek (soprani). Wiener Staatsopernchor, Wiener Philharmoniker. Karl Böhm, Rudolf Moralt, Clemens Krauss (direttori). Registrazioni: 1950 /1951
Bonus track da: Julius Patzak – Viennes “Heurigen” Songs
Ludwig Gruber: “Mei Mutterl war a Wienerin, d’rum hab’i Wien so gern”; Johann Sioly: “Das hat ka Goethe g’schrieb’n”; Carl Zeller: “Wie mein Ahn’l zwazing jahr” (Der Vogelhändler); Hans von Frankowski: “Erst wann’s aus wird sein”; Ralph Benatzky: “Ich muss wieder einmal in Grinzing sein”; Edmund Eysler: “Fein, fein schmecht uns der Wein”;  Klaus Hofmann: “Die Stadt  der Lieder”; Gustav Pick: “Wiener Fiakerlied”. Julius Patzak (tenore), Schrammel-Quartet. Registrazione: Vienna, giugno 1953
Bonus tracks: recital di Anton Dermota
Wolfgang Amadeus Mozart: “Dalla sua pace”, “Il mio tesoro” (Don Giovanni); “Dies bildnis ist bezaubernd schön (“Die Zauberflöte”); Richard Strauss: “Kein andres, das mir so im herzen loht” (Capriccio), “Ständchen”, op.17 nr.2; “Zueignung”, op.10 nr.1. Anton Dermota (tenore), Hilde Dermota (pianoforte), Wiener Philharmoniker, Karl Böhm (direttore). Registrazione: Vienna, 1950.Total Time: 79’58”. 1 CD Decca 480 8169

Nuovo recital della serie Most Wanted Recitals è questo cd dedicato a due importanti esponenti della vocalità tenorile mittel-europea: l’austriaco Julius Patzak (1898-1974) e lo sloveno Anton Dermota (1910-1989), grandi protagonisti della scena musicale viennese del Novecento.
Uno dei meriti di questa incisione è l’altissimo livello della componente orchestrale, in quanto per una volta non troviamo direttori di mestiere al semplice servizio del divo di turno ma alcune delle maggiori bacchette di scuola austro-tedesca: Karl Böhm, Rudolf Moralt, Clemens Krauss. Ciò comporta ovviamente un salto qualitativo della parte orchestrale, non ridotta a mero accompagnamento ma autentica protagonista al fianco dei cantanti. Posta in apertura del programma, la grande scena di Florestano dal “Fidelio” è esemplare dell’arte di Patzak, voce chiara, decisamente più leggera di quanto la tradizione voglia per il ruolo di un eroismo giustamente più mozartiano che wagneriano; la sua performance si caratterizza soprattutto per una cura dei dettagli e per la capacità di dare il giusto senso ad ogni frase, ad ogni momento, ad ogni emozione veramente non comune. Gli acuti, pur non sfolgoranti, sono sicuri e ricchi di suono, la musicalità infallibile, la dizione di straordinaria chiarezza.

I due brani da “Les contes d’Hoffmann” lasciano un filo di sgomento per la traduzione tedesca – tal era, purtroppo, l’esprit du temps – ma non per l’eleganza dell’esecuzione e la pulizia della linea vocale; la ballata di Kleinzack, peraltro, trova nella versione tedesca sonorità efficaci nella parte iniziale permettendo a Patzak di far emergere per contrasto tutta la cantabilità della sezione lirica centrale. I brani tratti da operette di Strauss – “Die Fledermaus” e “Der Zigeunerbaron” –, accompagnati con brio e spumeggiante leggerezza da quel maestro assoluto del genere che fu Clemens Krauss, trovano nell’elegante musicalità e nell’assoluta padronanza stilistica di Patzak un interprete d’eccezione e, se in “Dieser Anstand, so manierlich” troviamo quell’incanto di grazia cristallina che era Hilde Güden, è impossibile immaginare risultato migliore. Negli altri brani troviamo al suo fianco Hilde Zadek e Rosette Anday, sicuramente piacevoli anche se lontane dall’incanto della Güden. La stessa eleganza si ritrova nelle successive canzoni viennesi anche se a lungo andare questi ascolti generano un certo senso di uniformità e qualche altro brano operistico od operettistico avrebbe destato forse maggior interesse.
La seconda parte del programma è dedicata ad Anton Dermota. Le arie di Don Ottavio e Tamino lo vedono alle prese con ruoli di cui è stato fra i massimi interpreti in assoluto, dal momento che è stato uno dei pochi a far convivere in modo pienamente compiuto il lirismo dei ruoli con un accento nobilmente virile e mai esangue grazie a  un timbro solido e luminoso, ricco di armonici e ottimamente proiettato. A Mozart segue Richard Strauss cui sono dedicati gli ultimi tre ascolti. Sempre accompagnato da Böhm – cui sono affidati anche i brani mozartiani –, Dermota offre un’appassionata lettura del sonetto “Keit andres, das mir so in Herzen loht” da “Capriccio” meno stilizzata di altre ma di grande impeto e con voce di notevole bellezza. Completa il programma l’elegante esecuzione di due lieder straussiani: “Standchen” op 17 n. 2 e “Zueignung” Op. 10 n. 1 accompagnato al pianoforte dalla moglie Hilde Dermota. Nell’insieme un prodotto decisamente godibile e ancor più lo sarebbe stato con una diversa scelta di pezzi; qualche canzone popolare viennese in meno e magari qualche lieder in più non sarebbe stata una scelta inopportuna.