“La Clemenza di Tito” al Teatro Verdi di Trieste

Trieste, Teatro Verdi, Stagione lirica 2013
“LA CLEMENZA DI TITO”
Dramma serio per musica in due atti KV621 di Caterino Mazzolà da Metastasio
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Tito Vespasiano, Imperatore  GIUSEPPE FILIANOTI
Vitellia, figlia del deposto Imperatore Vitellio EVA MEI
Servilia, sorella di Sesto e amante di Annio IRINA DUBROVSKAYA
Sesto, amico di Tito e amante di Vitellia LAURA POLVERELLI
Annio, amico di Sesto e amante di Servilia ANNUNZIATA VESTRI
Publio, prefetto del Pretorio  MARCO VINCO
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
Direttore Gianluigi Gelmetti
Maestro del Coro Paolo Vero
Regia  Jean Louis Grinda
Scene Pier Paolo Bisleri
Costumi  Françoise Raybaud-Pace
Luci Claudio Schmid 
Nuovo allestimento del Teatro Verdi di Trieste
Trieste, 21 aprile 2012 
Anche se Mozart è sempre Mozart, la decisione di inserire nel cartellone un titolo relegato nell’oblio dall’ostile considerazione di certa critica poteva, oggettivamente, rappresentare una scelta azzardata. E invece la scommessa si è rivelata vincente, centrando appieno l’obiettivo di uno spettacolo degno di nota sotto ogni profilo. Un pieno successo ha premiato, infatti, il debutto de “La clemenza di Tito”, ultima opera del genio mozartiano mai rappresentata in precedenza nel teatro lirico triestino, gratificato da una messinscena azzeccata e da un’esecuzione vocale  di prim’ordine. L’elegante allestimento curato dallo scenografo Pier Paolo Bisleri riproduce in maniera iperrealistica la struttura architettonica del palladiano Teatro Olimpico di Vicenza, che vuole racchiuso entro bianche gessose pareti su pavimento laccato nero lo spazio scenico nel quale agiscono con sobria compostezza protagonisti e coro, secondo le indicazioni registiche di Jean Louis Grinda realizzate dall’assistente Eric Chevalier. Il gioco di luci realizzato da Claudio Schmid sottolinea con appropriate variazioni monocromatiche il dipanarsi degli eventi e gli eleganti costumi settecenteschi curati da Françoise Raybaud-Pace suggeriscono l’originario intento celebrativo dell’opera, commissionata a Mozart dagli organizzatori dei festeggiamenti per l’incoronazione di Leopoldo II a re di Boemia. Dal podio Gianluigi Gelmetti offre una lettura  convincente nella ricerca della dimensione drammaturgica della partitura, della quale riesce a evidenziare cromie particolari grazie a un accorto sostegno sonoro tanto nelle arie quanto nei recitativi – e qui, però, una sforbiciata non guasterebbe, specie nel secondo atto – , ben assecondato dal Coro istruito da Paolo Vero, e da una compagine orchestrale attenta e partecipe, con nota di merito alle prime parti dei legni per l’accuratezza degli apporti solistici. Molto atteso al suo debutto triestino, il tenore Giuseppe Filianoti  nel ruolo del protagonista non ha deluso le attese, facendosi apprezzare, oltre che per la voce indubbiamente bella, soprattutto per una linea di canto impeccabile tanto nelle arie, impreziosite dal morbido fraseggio, quanto nei recitativi, sbalzati con plastica declamazione e  quella nobile regalità che si addice a un imperatore.  Non era da meno la bravissima Laura Polverelli, ammirata per il timbro rigoglioso, l’elasticità vocale nella coloratura, l’appassionato fraseggio e l’equilibrata musicalita’ impressi al personaggio di Sesto, accuratamente delineato in ogni sua sfaccettatura scenica e vocale. Brillava per colori e timbro la Vitellia di Eva Mei, capace di soavi dolcezze come di sanguigni furori, disinvolta nelle agilità  e pienamente a proprio agio anche nelle insidiose note gravi del rondo’ del secondo atto “Non più di fiori”,  così come ha ben figurato l’espressivo Annio di Annunziata Vestri. Vocalmente corposo e imponente come ruolo comanda il Publio di Marco Vinco,  un po’ bamboleggiante seppur con buone intenzioni vocali la Servilia di Irina Dubrovskaya. Al termine successo caloroso e prolungati applausi a tutti gli interpreti. Foto Fabio Parenzan, Trieste