La danza torna all’Arena di Verona col “Roberto Bolle and Friends”

Verona, Gala Arena di Verona
“ROBERTO BOLLE AND FRIENDS”
“APOLLON MUSAGÈTE”
Coreografia: George Balanchine
Musica: Igor’ Stravinskij
Interpreti: JIA ZHANG, ROBERTO BOLLE
“TCHAIKOVSKY PAS DE DEUX”
Coreografia: George Balanchine
Musica: Peter Ilyitch Tchaikovsky
Interpreti: MARIA KOCHETKOVA, DINU TAMAZLÂCARU
“CANON IN D MAJOR”
Coreografia: Jiri Bubenìček
Musica: Johann Pachelbel, Otto Bubeníček
Interpreti: ROBERTO BOLLE, JIRI BUBENÌČEK, OTTO BUBENÌČEK
“ROMEO AND JULIET”
Pas de deux from Act I
Coreografia: Kenneth MacMillan
Musica: Sergej Prokofjev
Interpreti: ALINA COJOCARU, JOHAN KOBBORG
“MONOLISA”
Coreografia: Itzik Galili
Musica: Thomas Höfs
Interpreti: ALICIA AMATRIAIN, ALEXANDER JONES
“LES INDOMPTÉS”
Coreografia: Claude Brumachon
Musica: Wim Mertens
Interpreti: JIRI BUBENÌČEK, OTTO BUBENÌČEK
“LE BOURGEOIS”
Coreografia: Ben Van Cauwenbergh
Musica: Jacques Brel
Interpreti: DINU TAMAZLÂCARU
“ADAGIO DELLA ROSA DA LA BELLA ADDORMENTATA”
Coreografia: Marius Petipa
Musica: Peter Ilyitch Tchaikovsky
Interpreti: ALINA COJOCARU, JIRI BUBENÌČEK, OTTO BUBENÌČEK, ALEXANDER JONES, JOHAN KOBBORG
“LE GRAND PAS DE DEUX”
Coreografia: Christian Spuck
Musica: Gioacchino Rossini
Artisti: ALICIA AMATRIAIN, ROBERTO BOLLE
“LE JEUNE HOMME ET LA MORT” 
Coreografia: Roland Petit
Musica:  Johann Sebastian Bach
Interpreti: JIA ZHANG, ROBERTO BOLLE
Verona, 23 luglio 2012
L’Arena di Verona doveva essere riempita: e così è stato. In una fresca serata di fine luglio e dopo anni di assenza, Roberto Bolle riporta all’anfiteatro estivo per antonomasia la danza. Nelle settimane immediatamente precedenti all’evento, si è susseguito un grande “tam-tam” mediatico incentrato sull’étoile scaligera e Principal Dancer dell’ABT in merito ai propositi inerenti a questo  progetto e ai nomi degli artisti coinvolti. Innanzitutto va sottolineata circa il programma proposto, come già per altri Gala Roberto Bolle and Friends, una forte propensione per la danza contemporanea, in cui, a ben vedere, il solo momento “classico” può essere ravvisato nell’Adagio da La bella addormentata. Non ne conosciamo i motivi -non è stato fornito nessun annuncio né comunicato stampa- ma Alina Somova, che avrebbe dovuto esibirsi al fianco di Bolle nel grand pas de deux del “ballo grande” Excelsior, è mancata all’appuntamento. Ne siamo dispiaciuti e per diversi motivi. Anzitutto perché Excelsior è un titolo emblematico per questa stagione italiana: è il titolo che ha dato il via alla corrente Stagione Scaligera e ci auguriamo (visti i recenti accadimenti…) possa concludere serenamente la Stagione del Teatro Massimo di Palermo che lo proporrà in una nuova veste filologica. E, secondariamente, proprio perché Roberto Bolle ha da sempre rimarcato la mancanza di riprese di titoli della tradizione ballettistica italiana, soprattutto nel Massimo milanese. Ne siamo consapevoli: sarebbe stato solo un assaggio, ma, proprio per questo, importante a ricordare quello che è un repertorio ormai tristemente dimenticato.
La scena viene ricavata dal grande palco dell’Arena, completamente spoglio a parte una serie di quinte laterali, dove ha supplito e coadiuvato un disegno illuminotecnico più o meno riuscito. A lato del palco sono posizionati due maxischermi per venire incontro agli spettatori più lontani.
Come primo brano, viene annunciato Apollon musagète di George Balanchine. Di questo titolo, ben più complesso soprattutto per quanto riguarda l’esecuzione, a seguito del Trionfo di Apollo (Roberto Bolle), viene danzato il pas de deux tra Apollo e Tersicore, qui impersonata da Jia Zhang. Questo celebre duetto è stato interpretato con buona sintonia nel dialogo di convergenze e divergenze; tuttavia è forse mancata una maggiore aderenza stilistica nel rendere l’astrattezza e il linearismo di quello che può essere considerato il “caposcuola” del balletto neoclassico; molto ben riuscito il momento finale, con il gioco plastico dei corpi sovrapposti soprattutto grazie al morbido cambré e alle linee fluttuanti dell’artista cinese.
Ancora un momento balanchiniano con Tchaikovsky Pas de Deux, ben eseguito da Maria Kochetkova e Dinu Tamazlâcaru. Bella tecnica, buono lo stile (leggerissime le figure a poisson; nelle variazioni Tamazlâcaru si distingue per la spettacolarità e la saldezza dei grandi salti mentre la Kochetkova emerge per lo stile “pizzicato” e la bella diagonale in giri) e la sintonia nel rendere l’impalpabilità e la freschezza a tutt’oggi inalterata del brano.
Con Canon in D Major torna Roberto Bolle in compagnia dei gemelli Bubenìček, Otto e Jiri -quest’ultimo autore della coreografia-. Il terzetto viene dapprima presentato dal solo movimento delle mani esaltato dal disegno luci. Il brano, nel suo complesso, può essere considerato come un grande climax: dal movimento delle sole mani, si passa ad un coinvolgimento del corpo mediante assoli giocati su di una gestualità ampia e ariosa fino all’impegnativo “enchaînement” nella fase conclusiva del brano. Ottima la resa complessiva.
A rendere un doveroso omaggio alla città ospite tocca ad Alina Cojocaru e Johan Kobborg col pas de deux tratto dal primo atto di Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan… occorre aggiungere altro? Solo rimarcare che l’emozione nel rivedere questi grandissimi artisti in scena è rimasta inalterata negli anni. Questo numero, a differenza degli altri, ha visto coinvolta la struttura dell’Arena: l’arco centrale dell’anfiteatro è stato concepito come la torre da cui poi scenderà Giulietta. Graziosa come idea in fieri ma poco fruibile causa la vastità della scena e le luci davvero troppo cupe.
Alicia Amatriain e Alexander Jones, mediante la tecnica ferratissima e la fisicità impattante, rendono pienamente l’idea che sta alla base di Monolisa di Itzik Galili: un pezzo con alcuni tratti postclassici in cui la parte fondamentale viene affidata a prese e scambi continui alternandosi a pose e figure allongé… o, forse, sarebbe meglio dire “esasperate”. Coreografia senz’altro spettacolare, è il pezzo che ha riscosso maggiori consensi da parte del pubblico.
I gemelli Bubenìček ripropongono uno dei loro numeri più celebri; Les Indomptés di Claude Brumachon è basato sulla gestualità spesso sincronica dei due danzatori, repentina, quasi scattosa nello svolgersi, alternata a improvvisi momenti di lirismo e tenerezza come l’appoggiare la testa l’uno sulla spalla dell’altro o il rivolgere all’unisono un saluto al cielo.
Dinu Tamazlâcaru torna con Le Bourgeois di Ben Van Cauwenbergh sul celebre brano omonimo di Jacques Brel: ancora una volta mette l’artista mette in luce la buona capacità di elevazione alternandola ad una riuscita pantomima che lo vorrebbe ubriacone dinoccolato.
Assistere all’Adagio della Bella addormentata durante una serata di gala è sempre un’incognita, perché non si sa mai come verrà visivamente presentato. Per questa serata, Alina Cojocaru (Aurora) è in classico tutù rigido mentre i principi (e che principi: Jiri Bubenìček, Otto Bubenìček, Alexander Jones e Johan Kobborg) “in borghese”: semplici pantaloni neri e camice bianche o nere. Il primo impatto, non lo nascondiamo, è un po’ straniante. La Corocaju è senz’altro una delle artiste più significative, in epoca contemporanea, nel rendere giustizia e pregnanza a questo ruolo così complesso: delicata e minuta nelle proporzioni, resta in punta con fare quasi sfacciato, perfetta nell’attitude così come nell’aplomb.
Come ultimo numero prima dell’intervallo, Roberto Bolle e Alicia Amatriain si esibiscono nel Grand Pas de Deux di Christian Spuck, forse non una delle parodie più esilaranti della danse d’école ma senz’altro azzeccatissima per l’occasione. Il passo a due è di base accademica ma prende in giro atteggiamenti e pose dei danzatori. Così, se lui è stanco di essere relegato a porteur e scansa la partner, lei, impacciata dagli occhiali e dalla vistosa borsetta rossa, vorrebbe essere l’étoile eterea e divina che tutte le bambine sognano di diventare… una “Signorina Carlo” del balletto!
La conclusione del Gala è costituita da Le Jeune Homme et la Mort di Roland Petit, interpreti Roberto Bolle e Jia Zhang. In questo frangente, Bolle sfrutta, oltre alla tecnica e l’innegabile presenza, un bel recitato, abbastanza naturale e teatralmente d’effetto; Jia Zhang non possiede una mimica particolarmente marcata, come ad esempio Luciana Savignano celebre interprete della Morte, ma gioca molto bene la carta dell’ambiguità e delle proporzioni sottili.
La serata è stata un grande trionfo, riuscendo ancora una volta nel suo intento: portare la danza al “grande pubblico”. Insomma, a Verona le stelle non stanno a guardare… ma ballano. La danza è tornata all’Arena: speriamo per restare! Foto di Luciano Romano.