“La Traviata” al Teatro Filarmonico di Verona

Teatro Filarmonico di Verona – Stagione Lirica e di Balletto 2008/2009
LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti. Libretto di Francesco Maria Piave.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry   IRINA LUNGU
Flora Bervoix  SILVIA PASINI
Annina  STEFANIA KYBALOVA
Alfredo Germont  GIANLUCA TERRANOVA
Giorgio Germont  GABRIELE VIVIANI
Gastone  DAVID SOTGIU
Barone Douphol  DARIO GIORGELÈ
Marchese d’Obigny  STEFANO RINALDI-MILIANI
Dottor Grenvil  GIANLUCA BREDA
Giuseppe  RENATO CAZZANIGA
Domestico GABRIELE LOMBARDI
Commissionario  NICOLÒ RIGANO
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore  Gianluca   Martinenghi
Maestro del Coro Marco Faelli
Regia e movimenti coreografici di Giancarlo Sepe
Costumi di Shizuko Omachi
Allestimento del Teatro La Fenice di Venezia
Verona, 24 marzo 2009

Sulle difficoltà dell’attuale  vita teatrale, musicale e culturale italiane ormai un triste dato di fatto, ma una stagione cosi striminzita a Verona non la si vedeva da anni. Per  questa “Traviata” è stata “riesumata” un’edizione firmata da Giancarlo Sepe andata in scena a Padova nel 2002 e  successivamente alla Fenice.  Sepe punta su una messa in scena  rigorosa, a una sorta di “mininalismo visivo” per far risaltare la gestualità e la musica. Operazione non nuova ma teoricamente interessante.
Quello che però si è visto in scena non era una Traviata essenziale ma tristemente vuota, con una costante luce tetra, che non faceva sicuramente risaltare i costumi di Shizuko Omachi. Inoltre per tale operazione il regista abbisognava di autentici cantanti-attori, i quali avrebbero reso con la loro interpretazione forse una visione accattivante, invece ci siamo trovati di fronte a cantanti troppo impegnati sullo spartito perché avessero potuto essere degli attori convincenti attori. Risultato: varia banalità, rivisitata monotonia che sfociano nella noia. Verdi avrà anche scritto musicalmente tutto nell’opera ma quando si decide di allestire… beh, allora vorremo anche avere qualcosa di più sostanziale. Il giovane Gianluca Martinenghi è direttore capace, nel complesso ha saputo tenere le fila di uno spettacolo difficile e non sempre l’orchestra gli rispondeva a dovere, i tempi erano incalzanti semmai peccava in sonorità e se si eseguono le cabalette (come dovrebbe essere), si esegue anche il da capo! Protagonista era Irina Lungu, che avevo acoltato un paio di anni fa alla Scala nello stesso ruolo, purtroppo non con gli stessi risultati. La figura avvenente di certo la aiuta, ma il personaggio non esce (al contrario di Milano) piuttosto pasticciata nelle agilità del primo atto,  si riprende nel II atto dove l’aspetto lirico del ruolo la mette a suo agio pur nella ristrettezza delle sonorità. Stranamente si trova in palese difficoltà nel legato e ciò si avvertito soprattutto al III atto dove il suo “Addio del passato”, piuttosto  calante , incolore e flebile. Gianluca Terranova avrebbe una voce pregevole se usata con misura, fraseggio, accenti e colori, invece è sperperata in un canto aperto e  forzato soprattutto negli acuti, risultando monotono e decisamente insipido. Molto più compito il Germont di Gabriele Viviani, seppur non tanto raffinato e piuttosto monocorde, non ha certo brillato ma neppure fatto disastri. Buono il parterre dei comprimari dove si mettevano in luce Stefano Rinaldi Miliani e Dario Giorgelè, modesta invece la Flora di Silvia Pasini. Pubblico molto entusiasta e caloroso verso i protagonisti.