“L’elisir d’amore” al Teatro Filarmonico di Verona

Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Lirica 2008 / 2009
“L’ELISIR D’AMORE”
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani, da “Le Philtre” di Eugène Scribe.
Musica di GAETANO DONIZETTI
Adina CINZIA  FORTE
Nemorino  FRANCESCO  DEMURO
Belcore  VINCENZO  TAORMINA
Dulcamara CARLO  LEPORE
Giannetta  ELENA  BORIN
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Luciano Acocella
Maestro del Coro Marco Faelli
Regia di Riccardo Canessa
Costumi di Artemio Cabassi
Scene di Poppi Ranchetti
Allestimento della Fondazione Arena di Verona 2003.
Verona, 21 aprile 2009
Dopo Anna Bolena, nel 1830, Donizetti consolida la sua fama con L’elisir d’amore in scena al Teatro della Cannobbiana di Milano il 12 maggio 1832, restando in cartellone con ben 32 recite. Un successo che risarcisce il compositore dall’insuccesso dell’Ugo conte di Parigi rappresentato solo due mesi prima alla Scala con un cast  che comprendeva nomi di spicco: Giuditta Pasta, Giulia Grisi, Domenico Donzelli e Vincenzo Negrini. L’Elisir fu composto  in soli 15 giorni  su libretto di Felice Romani tratto da “Le Philtre” di Eugene Scribe,  già musicato da Daniel Auber. L’Elisir ottenne un consenso immediato e  che non è mai cessato, risultando essere una delle poche opere di Donizetti rimaste sempre in repertorio.
Nella storia delle rappresentazioni di Elisir possiamo constatare che tutti e quattro i ruoli hanno da sempre attirato le simpatie e le attenzioni di grandi cantanti. Un lungo elenco di nomi che, per il ruolo di Adina, annovera i nomi Maria Malibran, che chiese  ed ottenne da  Donizetti il permesso di cambiare la cabaletta “Il mio rigor dimentica” con un valzer composto dal marito “Nel dolce incanto” e in epoca contemporanea soprattutto  soprani lirico-leggeri, come Alda Noni, Margherita Carosio e Bidu Sayao. Nel ruolo di Nemorino si sono invece cimentati i  cosiddetti “tenori di grazia”: FernandoDe Lucia, il primo Caruso, Anselmi, Tito Schipa, pur trovando anche se, in anni recenti, troviamo  discutibili presenze dovute ai meccanismi  dello star system discografico. Non di meno la parte dei due buffi ha da sempre attratto grandi personalità basti pensare a Sesto Bruscantini e Leo Nucci, che hanno interpretato sia Dulcamara che Belcore, ma anche Giuseppe Taddei, Salvatore Baccaloni, Paolo Montarsolo, Enzo Dara.
La produzione vista al Filarmonico  è una riproposta di un’edizione del 2003 con la regia di Francesco Canessa, che crea uno spettacolo godibile e tradizionale, collocando la vicenda in un vivace paesino che ricorda le ambientazioni del presepe napoletano, con tanto di costumi tradizionali (di Artemio Cabassi) . Un cast onorevole e funzionale, ben calato nei rispettivi ruoli. Emerge il giovane Francesco Demuro,  tenore di fresca pasta vocale e altrettanta fantasia vocale, ben calato nel lato sentimentale del personaggio. Convince anche l’accattivante Cinzia Forte, civettuola al punto giusto, ma anche tenera amorosa, l’elegante Vincenzo Taormina, e il tutto fare Carlo Lepore, interessante cantante ma un po’ troppo caricato nella recitazione e nel canto. Efficace la Giannetta di Elena Borin. Dirigeva con garbo ma anche con talune pesantezze Luciano Acocella, del quale non si capisce la scelta di tagliare i “da capo ” visto che aveva in parte riaperto tutti i tagli di tradizione. Buona prova per coro e orchestra e  vibrante successo di  pubblico, anzi a dire il vero, questo è stato l’unico vero successo della Stagione invernale veronese