Lo “Stabat Mater” di Rossini all’Accademia di Santa Cecilia

Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Stagione 2017/2018
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Ivor Bolton
Maestro del Coro Ciro Visco
Soprano Eleonora Buratto
Mezzosoprano Veronica Simeoni
Tenore Paolo Fanale
Basso Roberto Tagliavini
Wolfgang Amadeus Mozart: Sinfonia n.39 in mi bemolle maggiore K543
Gioachino Rossini: “Stabat Mater” per soli, coro e orchestra
Roma 29 aprile 2018
Il concerto  di questa settimana dell’Accademia di Santa Cecilia è dedicato alla celebrazione del 150° anniversario della morte di Gioacchino Rossini. Il programma ha previsto nella prima parte la sinfonia n. 39 di Mozart e nella seconda lo Stabat Mater del compositore pesarese, brano sempre molto gradito al pubblico e eseguito più volte nella storia dei concerti dell’Accademia. L’esecuzione era previsto dovesse essere affidata alla direzione del maestro Myung-Whun Chung il quale in diverse occasioni aveva ripreso lo Stabat Mater con i complessi dell’Accademia ma  purtroppo per motivi di salute non ha potuto mantenere l’impegno. Al suo posto sul podio è tornato il maestro Ivor Bolton assente da moltissimi anni dai programmi di Santa Cecilia. Evidente la sintonia con l’orchestra sin dalle prime battute della sinfonia n 39 di Mozart eseguita con vigore, eleganza, varietà e nobiltà di fraseggio in una lettura che certo, pur senza perdere la propria caratterizzazione, guarda alla musica degli anni a venire, gettando in una sorta di estetica degli “affetti”  le premesse o quanto meno alcuni loro accenni per il clima stilistico ed emotivo del brano successivo, protagonista del programma. La lettura di questo Rossini della maturità è apparsa fin dall’inizio improntata ad una equilibrata ma tutt’altro che esangue classicità, capace di trovare una sempre nuova originalità nelle ripetizioni imposte dalla simmetria della forma compositiva, non timorosa di abbandonarsi all’edonismo dell’involo melodico negli episodi cantabili  ma restando sempre all’interno della drammaticità del testo, in modo tale da tenere la tensione esecutiva  ben viva nel dipanarsi dei vari numeri fino alla fuga finale. Difficile poter restituire a parole il clima di complice poesia  creato tra il soprano e mezzosoprano nel  “Qui est homo qui non fleret”,  la compostezza dolente del “Pro peccatis”, il raffinatissimo fraseggio del “Fac ut portem”, l’accorata ed intensa preghiera dell’ ”Inflammatus” ed infine la drammaticità della fuga finale. Splendida è stata la prova del Coro diretto dal maestro Ciro Visco, per assoluta precisione dell’intonazione, omogeneità timbrica e intensità esecutiva, riuscendo ad esprimere tutta la poetica degli “affetti” contenuta in questa elegante ed articolata architettura sonora neoclassica. E veniamo al quartetto dei solisti. Eccellenti le due interpreti femminili rispettivamente Eleonora Buratto soprano e Veronica Simeoni mezzosoprano per bellezza ed pertinenza del colore vocale, intenzioni esecutive, autorevolezza ed affiatamento. Ugualmente bravissimo il basso Roberto Tagliavini per musicalità, partecipazione espressiva e una non comune capacità di fraseggiare con eleganza e morbidezza a tutte le altezze della parte. Lievemente al di sotto degli altri ma sempre  nell’ambito di una corretta professionalità il tenore Paolo Fanale, in alcuni momenti in difficoltà con il volume dell’orchestra. Al termine della fuga il pubblico è letteralmente esploso in lunghissimi, calorosi e meritati applausi per tutti gli interpreti. Foto Musacchio & Ianniello