Macerata Opera Festival 2015: “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci”

Macerata Opera Festival – 51 Stagione Lirica 2015
“CAVALLERIA RUSTICANA”
Melodramma in un atto. Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci da Giovanni Verga
Musica di Pietro Mascagni
Santuzza ANNA PIROZZI
Lola ELISABETTA MARTORANA
Turiddu RAFAEL DAVILA
Alfio ALBERTO GAZALE
Mamma Lucia CHIARA FRACASSO
“PAGLIACCI”
Dramma in un prologo e due atti
Parole e musica di Ruggero Leoncavallo
Nedda ANNA PIROZZI
Canio RAFAEL DAVILA
Tonio MARCO CARIA
Beppe/Arlecchino PIETRO ADAINI
Silvio GIORGIO CAODURO
Un contadino ANDREA CUTRINI
Altro contadino FRANCESCO SOLINAS
FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano V. Bellini
Direttore Christopher Franklin
Maestro del coro Carlo Morganti
Regia Alessandro Talevi
Scene Madeleine Boyd
Costumi Manuel Pedretti
Luci Alessandro Verazzi
Macerata, 24 luglio 2015

L’accoppiata sempre vincente Cavalleria Rusticana/Pagliacci è stata proposta allo Sferisterio di Macerata in un nuovo allestimento firmato da Madeleine Boyd per le scene da Alessandro Talevi per la regia.
Sfruttando al massimo ed adattandosi allo spazio che l’arena Sferisterio per sua natura può offrire in ampiezza, l’impianto scenico è in sostanza alquanto tradizionale: attraverso una scala in pendenza semiellittica in pieno stile Liberty floreale si è disegnata elegantemente una cornice di abbraccio alle due opere ambientate entrambe nella provincia del sud Italia. Il regista, di origine marchigiana, ha saputo integrare così questo spazio aperto, ma allo stesso tempo definito, con un’accurata caratterizzazione dei personaggi, rimandando ad immagini che ricordano gli antichi ritratti fotografici degli emigranti e portandoci in quell’Italia che nel non lontano passato conviveva nella retorica dello straniero: passionalità, dignità, gelosia, tradizione, genuinità e fisicità.
Non mancano comunque personalissimi inserimenti come quando, nell’intermezzo di Cavalleria, Santuzza impossibilitata ad entrare all’interno della Chiesa vede giungere la  Vergine Maria che, in atto di Misericordia, la abbraccia e la sospinge attraverso la soglia del  sacro portone. Qualche dubbio rimane non tanto sulla creatività della scena quanto sul fatto che una tale soluzione visiva possa in qualche modo distrarre l’attenzione dal versante musicale .
Divertente anche in Pagliacci la struttura bidimensionale all’interno della carovana nella scena della recita di Colombina e Pagliaccio, arricchita dai movimenti degli interpreti rapidi e meccanici come marionette di antica tradizione.
Belli e dettagliati i costumi di Manuel Pedretti ed interessante il taglio delle luci di Alessandro Veruzzi che gioca spesso con i protagonisti in ombre proiettate sul fondo scena dello Sferisterio con effetti di grande suggestione: dimostrazione di come si possano creare momenti di grande trasporto visivo con relativa semplicità di mezzi.
Christopher Franklin è un direttore esperto e capace e sa come concertare, anche se non sembra costantemente ispirato e l’Orchestra Filarmonica Marchigiana lo segue con un soltanto tiepido fervore. Il risultato è assolutamente apprezzabile sebbene non sempre riesca a bilanciare i momenti di lirismo delle partitura con quelli più squisitamente drammatici.
Per quanto riguarda il cast vocale, in testa a tutti Anna Pirozzi, nei panni di una Santuzza e di una Nedda convincenti sulla scena e vocalmente riuscite. La bella voce di soprano lirico e l’efficace partecipazione emotiva hanno permesso alla cantante di delineare una Santuzza di buon temperamento ed una Nedda credibile.
Rafael Davila nel ruolo prima di Turiddu e poi Canio ha cantato con grandissimo impegno, sebbene una certa stanchezza vocale si sia avvertita sul finale della sua prestazione. Le frasi più accese lo trovano pronto al cimento, ma sempre con la sensazione di una leggera forzatura. Il risultato appare così alterno, nonostante qualità timbriche evidenti. Il suono lievemente gutturale e non propriamente a fuoco rende la prova del baritono Alberto Gazale (Alfio) solo in parte soddisfacente. Il cantante si  riscatta però grazie al bellissimo fraseggio e alla presenza scenica carismatica. Brava la Mamma Lucia di Chiara Fracasso, caratterizzata da un’interpretazione vocale e scenica sentita. Funzionale la Lola di Elisabetta Martorana. Veramente notevole la prova di Marco Caria già evidente nella realizzazione di un ottimo prologo. Una voce grande, sempre ben proiettata e dalla grande musicalità, all’interno poi di una personalissima caratterizzazione del personaggio assolutamente in sintonia con l’idea registica ed il contesto scenico.
Pietro Adaini è un tenore la cui vocalità leggera si adegua al ruolo di Beppe/Arlecchino. La tessitura centrale ed il carattere del personaggio lo hanno messo nella condizione ideale per cantare con buona tenuta ed un fraseggio adeguatamente vario la “Canzone di Arlecchino”.
Giorgio Caoduro (Silvio) è un baritono dalla voce rotonda, da un timbro espressivo e dalla bella presenza scenica. Un ruolo forse un po’ contenuto per delle potenzialità che emergerebbero forse con maggior evidenza in altri ruoli. Puntuali e dignitosi gli interventi di Andrea Cutrini (un contadino) e di Francesco Solinas (altro contadino). Di buona qualità la prestazione del Coro Lirico Marchigiano, diretto dal Maestro Carlo Morganti. Foto Tabocchini