New York, Metropolitan Opera:”Don Pasquale”, “Iphigénie en Tauride”

New York, Metropolitan Opera, Stagione Lirica 201o-2011
DON PASQUALE”
Dramma buffo in tre atti su libretto di Michele Accursi (Giovanni Ruffini)
Musica di Gaetano Donizetti
Don Pasquale JOHN DEL CARLO
Il dottor Malatesta MARIUSZ KWIECIEN
Ernesto MATTHEW POLENZANI
Norina ANNA NETREBKO
Coro e Orchestra del Metropolitan Opera, New York.
Direttore James Levine
Regia Otto Schenck
Scene e costumi, Rolf Langenfass
Luci, Duane Schuler
New York, 18 febbraio 2011
“IPHIGENIE EN TAURIDE”
Tragédie-Opéra in quattro atti su libretto di Alphonse du Congé Dubreuil,
dalla tragedia omonima di Claude Guimond de la Touche.
Musica di Christoph Willibald Gluck
Iphigénie SUSAN GRAHAM
Oreste PLACIDO DOMINGO
Pylade PAUL GROVES
Thoas GORDON HAWKINS
Diane JULIE BOULIANNE
Due sacerdotesse LEI XU, CECELIA HALL
Uno scita DAVID WON
Coro e Orchestra del Metropolitan Opera, New York.
Direttore,  Patrick Summers
Regia, Stephen Wadsworth
Scene,  Thomas Lynch
Costumi, Martin Pakledinaz
Lighting Designer,  Neil Peter Jampolis
Coreografia, Daniel Pelzig
Coproduzione, Metropolitan Opera, Seattle Opera
New York, 19 febbraio 2011
Don Pasquale è stato rappresentato per la 133esima volta al Met venerdì 18 febbraio. La regia di Otto Schenck con le  scenografie e i costumi di Rolf Langenfass si inseriscono nella tradizione più raffinata ed elegante di quest’opera. L’orchestra ha suonato in maniera chiara sotto la direzione di James Levine. L’assolo di tromba all’inizio del secondo atto è stato particolarmente bello. Nel complesso abbiamo ascoltato accompagnamenti diligenti, puliti, con timbri strumentali di massima piacevoli. Buona anche la prova del coro. Anna Netrebko si è rilevata essere  una Norina convicente. La voce è bella e robusta, benchè si percepisse una respirazione un po’ affannosa e  rimangano i dubbi  sulla sua reale predisposizione al “belcanto”. Matthew Polenzani ha conquistato la platea con un Ernesto dalla bella linea di canto, di disarmante dolcezza.
Mariusz Kwiecien (Malatesta) ha dato una prova in “crescendo”, mostrando autentiche doti di cantante-attore. Nel ruolo del protagonista, John Del Carlo, dopo un inizio un po’ incerto, mostra soprattutto le sue grandi qualità di attore consumato. Il duetto del terzo atto, “Cheti, cheti, immantinente,” è stato particolarmente apprezzato, ed il pubblico ne è stato ulteriormente deliziato in quanto offerto come inusuale “bis”, alla  fine dell’opera.
La recita di sabato 19 febbraio di Iphigénie en Tauride al Met è sembrata piuttosto alterna, ma nel complesso il potenziale drammatico della partitura  è rimasto intatto ed è stato trasmesso. Non sono mancanti i momenti in cui si è percipata poca sintoinia tra cantanti, coro e orchestra. In particolare il coro ha avuto qualche momento di disagio.
Una situazione che sicuramente è stata anche generata da una regia dai movimenti troppo elaborati e che spesso coinvolgeva anche il corpo di ballo (I ballerini in questo  ripresa al Met sono parsi  più coordinati  rispetto alla versione del 2007  alla Seattle Opera). Imponente l’impianto scenografico di Thomas Lynch, mentre la regia di  Thomas Wadsworth è alquanto disordinata e tra il pubblico serpeggia anche la noia dovuta alla chiara senazione di non capire bene quello che sta succedendo sulla scena. In ogni caso, l’orchestra ha suonato in maniera molto fluida sotto la direzione del Maestro Patrick Summers che ha concertato con scioltezza e calore. Il cast  nel complesso, ha  sfoggiato voci perfettamente udibili nell’ampio spazio del Met. Susan Graham nel ruolo della protagonista, dopo un inizio incerto e qualche ruvidezza di emissione,  ha cantato una  intensa “Ô malheureuse Iphigénie” mettendo in luce suo bel timbro luminoso, delineando nell’insieme un’Ifigenia composta, classica, solenne. Plácido Domingo è stato un potente Oreste, la sua  voce tenorile non è andata a detrimento del ruolo baritonale, distinguendosi da Paul Groves (Pylade). Groves ha cantato “Unis dès la plus tendre enfance” particolarmente bene, offrendo un Pylade epico e rigoroso. Nel ruolo di Thoas, Gordon Hawkins è riuscito a dominare senza difficoltà la  tessitura, talvolta impegantiva nel registro acuto, mantenendo la voce sempre piena e timbrata. Versione italiana a cura di Paolo Tancredi