Michael William Balfe (1808 – 1870): “Satanella” (1858)

A romantic English Opera in tre atti su libretto di Augustus Harris e Edmund Falconer, versione critica a cura di Richard Bonynge. Kang Wang (Il conte Rupert), Quentin Hayes (Hortensius), Anthony Gregory (Karl), Trevor Bowes (Arimanes), Frank Church (Bracaccio), Sally Silver (Satanella), Christine Tocci (Stella), Catherine Carby (Leila), Elizabeth Sykora (La prima donna). John Powell Singers, John Powell (Maestro del coro), Victorian Opera Orchestra, Richard Bonynge (Direttore). Registrazione: Urmston Grammar, Manchester 5-6 luglio 2014. 2 CD NAXOS 8.660378-79
Una vita nel segno della musica quella dell’irlandese Michael William Balfe (1808-1870). Figlio di un maestro di ballo si rivelò un bambino prodigio e già a sette anni accompagnava al violino le lezioni del padre. Dotato di una buona voce di baritono brillante inizia una carriera di un certo livello in Inghilterra e, trasferitosi nel 1825  in Italia per perfezionarsi, studia a Roma con Paër e a Milano con Filippo Galli che lo presenta a Rossini di cui Balfe diventa in breve stretto collaboratore; chiamato il “Figaro irlandese”, diventa uno dei cantati preferiti del maestro che per tre anni – a partire dal 1827 – lo scrittura al Théâtre des Italienne a Parigi. Nel frattempo all’attività di cantante si era affiancata quella di compositore – nel 1826 aveva presentato il balletto “La Perouse” – che divenne esclusiva dopo il ritorno in Inghilterra 1833. Compositore prolifico e amatissimo dai contemporanei per la sua capacità di fondere il gusto inglese con le più evolute esperienze italiane e francesi ma poi progressivamente passato in un immeritato oblio. Il suo titolo più celebre è stato sicuramente “The bohemian Girl” del 1844, popolarissima fino ai primi decenni del Novecento – tanto da ispirare ancora nel 1936 un’esilarante parodia da parte di Stanlio e Ollio – e poi quasi totalmente dimenticata anch’essa.
Meno nota ma non meno pregevole questa “Satanella” del 1858, deliziosa commedia diabolico-sentimentale centrata su un Mefistofele al femminile che per amore giungerà a redimersi e ad ascendere al cielo come Margherita fra cori angelici e armonie diafane che quasi anticipano il celebre finale del “Faust” di Gounod. Balfe reinterpreta la tradizione inglese dell’alternanza fra canto e parlato adattando i modelli dell’Opéra comique francese a cui il suo stile guarda nonostante non manchino echi delle esperienze italiane, specie per quanto riguarda la vocalità.
Per riportare alla luce un lavoro di questa natura non si poteva trovare interprete migliore di Richard Bonynge, capace come nessuno di unire un gusto british fatto di ironia e leggerezza con la raffinatezza dell’orchestrazione di matrice francese dal momento che conosce entrambi i repertori alla perfezione. Ed ecco una direzione brillantissima, fatta di sonorità terse e vaporose, di ritmi rapinosi e di accensioni improvvise dove il tono più drammatico si stempera sempre nel sorriso di un’ironica citazione di stilemi tradizionali. Il cast manca di nomi di richiamo ma nell’insieme è perfettamente godile. Sally Silver è una Satanella deliziosa per il timbro purissimo, cristallino, per le colorature nitide e pulite e, quindi, si presenta ideale per il brillante virtuosismo che caratterizza la parte ma capace anche di trovare la giusta intensità espressiva nell’aria di sortita “Myself once more” in cui compare per la prima volta il tema della protagonista su cui si costruirà anche il coro angelico che chiude l’opera.
Al suo fianco il Conte Rupert di Kang Wang è più anonimo pur in una sostanziale piacevolezza timbrica; la sua voce mostra qualche affaticamento negli acuti, ma è molto musicale e fornisce una prova nel complesso funzionale alla riuscita complessiva della registrazione pur senza slanci particolari. Catherine Carby con il giusto timbro di mezzosoprano chiaro coglie al meglio il carattere patetico ed elegiaco di Leila chiamata a esprimersi in ampi cantabili non privi in qualche caso di ricordi italiani. Arimanes è Trevor Bowes forse più basso-baritono che autentico basso ma capace di difendersi sulle note gravi e favorito sugli acuti dalla sua tipologia vocale. Bravi i due baritoni brillanti – tipologia vocale particolarmente cara al Balfe in relazione al suo passato da cantante – Anthony Gregory nel ruolo dell’intendente Karl e Frank Chruch in quello del capo dei pirati, Bracaccio, la cui ciurma brillante e scanzonata anticipa quella futura di Gilbert e Sullivan. Buone le numerose parti di fianco a rendere pienamente godibile questa registrazione di un’opera e di un compositore che meritano una riscoperta. Va però rilevato il taglio dei parlati necessario per condensare l’opera in 2 cd ma che innegabilmente sacrifica molto dell’architettura della composizione che attende ancora di poter essere pienamente valutata nella verità del palcoscenico.